Il grande fratello Matteo
Affari di famiglia e tutti gli interessi e il business del superboss Matteo Messina Denaro
Tra verità storiche e abbagli
Le regole ” mafiose” valgono per tutti o solo per pochi?
Dalle dichiarazioni di Lorenzo Cimarosa, unito al lavoro investigativo di alcuni bravi operatori di giustizia viene fuori un quadro economico locale a dir poco diabolico. Un sistema che ha tratto in inganno anche gli stessi investigatori che, spesso ,hanno sprecato mesi dietro piste di poco valore
Lorenzo Cimarosa afferma con estrema convinzione ,al processo d’appello Eden ,nel maggio 2016 che tutto e’ deciso dal latitante
“Loro decidono tutto e di più. Prima del mio arresto non mi facevano più lavorare perchè avevo licenziato Antonino Amari, raccomandato da Patrizia e perchè non ho dato 5 mila Euro a Filardo“.
In sintesi, afferma Il cugino del boss, da persona che non ha dentro di se il fare mafioso che, se volevi stare tranquillo e lavorare dovevi sottostare sempre alle loro richieste
Se ti opponevi o non eri nelle loro grazie morivi di fame. Nessuno ti avrebbe dato lavoro
Tradotto in termini più semplici, il passaggio del collaboratore , potrebbe anche significare, se aggiunto all’importante testimonianza di Giuseppe Grigoli, durante il suo processo nel 2010, che tutta l’economia di Castelvetrano e dintorni subisce e ha subito il condizionamento del boss e dei suoi gregari.
Lo sforzo di Cimarosa di rompere con i Messina Denaro va in ogni caso premiato . Come dice Lui stesso, va in contrasto con la famiglia ancor prima del suo arresto. E’ stato capace di dire “NO” ad un lavoratore non produttivo e imposto , a dire “NO” ad una richiesta di denaro già nel 2013, da parte dei familiari. Un senso di forza lo aveva dimostrato. Questo, nel linguaggio mafioso, significa molto.Disubbidire in altri tempi significava morire.
Lui, sempre al processo,sostiene, di aver ripreso i contatti con Giovanni Filardo, dopo la prima condanna scontata, per motivi di lavoro. Era stanco di sgobbare per la giornata. E questo ci può stare. Cimarosa, lo sanno tutti in paese ,ha sempre lavorato duro.Anche con il lavoro di Mazara del Vallo” Vento di Vino” prende ordini da Filardo
Cimarosa sa come gestire una ditta edile e si mette per conto suo. Potrebbe anche fare a meno del cognato.
Oltre ai lavori conosciuti, viene chiamato molto spesso per abitazioni private, rientrando anche nel cerchio magico di ingegneri e architetti locali che lo facevano lavorare.
Molti progetti eseguiti da Cimarosa e Filardo, vedono sempre gli stessi tecnici. Casualita?
Ritorniamo al lavoro . Un bisogno di tutti. A Castelvetrano il lavoro, secondo questa tesi,o lo da la mafia o lo da la politica
Per certi posti questa regola è stata applicata e questo in città lo sanno pure i gatti. Ma molti castelvetranesi hanno trovato lavoro fuori da questi schemi. Spesso scherniti, umiliati ,ma liberi.
Un diritto per la Costituzione, merce di scambio a Castelvetrano ,e in molti comuni dell’Isola per politici e mafiosi
Ad esempio,Filardo di lavoro ne ha avuto sempre tanto. Ne hanno avuto tanto anche i tecnici (ingegneri e architetti ) che hanno lavorato per Lui e per altre imprese. Quasi un asse diretto tra comune, imprese più o meno mafiose e mercato. I nomi di questi soliti tecnici sono nei documenti.
Se Cimarosa e Grigoli hanno detto la verità e quindi il traffico economico che conta viene filtrato e orientato dal boss viene un dubbio quanto una casa sul metodo preferito da Messina Denaro e dalla nomenclatura affaristica locale.
Un modus operandi simile ad una grande azienda.
Quindi se il cemento e i lavori movimento terra e edili erano sotto controllo o forse lo dono ancora, lo stesso metodo dovrebbe riguardare gli incarichi ai tecnici,, la gestione dei grandi affari del comune su servizi come l acquedotto, geestito per decenni sempre dalle stesse persone.Figurarsi per i rifiuti e il depuratore.
Secondo il criterio fin qui ricordato, ci viene spontanea una domanda
Visto che il comune ha buchi finanziari accertati di svariati milioni di Euro e visto che molte aziende e attività per anni non hanno pagato acqua e vari tributi e che in ragione di questi errori , molte somme sono andate prescritte, significa che il boss stabiliva questo sistema con accordi segreti per aiutare gli amici?
Filtra tutto per il boss ma con gente fidata
Il giovane Francesco Guttadauro, figlio di Filippo e Rosalia Messina Denaro
Dalle indagini, virne fuori che sue le sue relazioni , erano connesse all’attività di sostentamento della famiglia Messina Denaro e dello stesso latitante. Francesco è figlio di Filippo, un vero stratega economico della mafia. Compare di Giuseppe Grigoli, Filippo Guttadauro sa molte cose sul sistema locale.
È lo stesso Grigoli a spiegare la forza e l’intelligenza di Guttadauro, boss di altro spessore e cresciuto con la mafia palermitana.
Da questo ragionamento si presume che anche Cimarosa pur essendo vicino a Filardo prendesse ordini da Guttadauro come altri. A livello strategico rimaneva tra i parenti che dovevano lavorare e portare soldi al capo. Era dentro il sistema ma fino ad un certo livello.
Certamente il sistema era composto da altri portatori d’interesse, ben più sostanziosi. Campare da latitante e sostenere la famiglia con le cifre dette da Cimarosa è un pò dura. Ci piacerebbe capire perché , molte opere pubbliche e private sono state affidate sempre alle stesse figure professionali. Le parcelle, per certi lavori sono state parecchio alte.
Dalle cronache del 2013 , relative all’operazione Eden
La figura di Nicolo Polizzi
Le indagini sviluppate allora nei confronti di Nicolò Polizzi, uomo d’onore della famiglia di Campobello di Mazara, uno dei principali ambasciatori con la provincia di Palermo, in particolare era lui che teneva i contatti preparatori delle riunioni, tra Francesco Luppino e i responsabili dei mandamenti di Cosa nostra palermitana.( Luppino possedeva diverse cave di sabbia a Triscina che per anni hanno foraggiato il cemento del feudo mafioso di Castelvetrano e Valle del Belice)
Luppino, all’epoca in cui le articolazioni palermitane di cosa nostra stavano tentando di ricostituire la commissione provinciale, era il referente trapanese delle comunicazioni destinate a Matteo Messina Denaro.
Dopo l’arresto di Luppino, lo sviluppo delle investigazioni nei confronti di Nicolò Polizzi aveva permesso l’acquisizione di elementi che, oltre a confermarne la contiguità al latitante di Castelvetrano, hanno definito il ruolo di condizionamento delle commesse pubbliche e private a livello locale. Polizzi sarebbe stato il referente nella gestione di alcune operazioni propedeutiche alla realizzazione del villaggio turistico della catena Valtur, a Tre Fontane nei pressi di Campobello di Mazara, ad opera della società Mediterraneo Spa finita nell inchiesta su Savalle.
Dalle indagini è emersa la capacità di Polizzi di interloquire con le amministrazioni comunali e con vari operatori economici per ottenereposti di lavoro e curare altri interessi mafiosi.
Altro personaggio definito Spiziedda , al secolo
Giovanni Filardo, definito cosi, perché si infilava in tutti i possibili lavori , cugino del superboss per parte di madre e un altro che determinava cerchi di lavoro sempre con le stesse persone.
Filardo, nonostante avesse il curriculum con tanto di segno di appartenenza al boss, otteneva importanti commesse, facendo girare sempre il cerchio magico dove, per certi lavori rientrava pure il cognato. Il sistema era capeggiato proprio da Filardo che , nonostante l arresto dal carcere, dove era recluso, dirigeva di fatto le imprese edili della famiglia, con l’appoggio di altre aziende della zona “disponibili” a supportare gli affari della “famiglia”.
Filardo dal carcere impartiva alla moglie, alle figlie, al cognato e ai nipoti precise disposizioni e direttive su cosa fare, puntualmente recepite e attuate, sostituendosi nella gestione degli affari di famiglia al congiunto detenuto. Partecipava all’acquisizione delle commesse per la realizzazione di strutture industriali e commerciali nel territorio di Castelvetrano e della provincia trapanese, come parchi eolici, capannoni e punti di ristorazione, curando anche la riscossione dei crediti nei vari committenti (pubblici e privati) ma anche i rapporti con gli istituiti di credito.
Era Filardo che nelle gestione delle aziende edili si occupava di assunzioni, licenziamenti, pagamenti e riscossioni ma anche del prosciugamento delle disponibilità finanziarie sociali e personali per eludere l’applicazione delle misure di prevenzione di carattere patrimoniale previste dalla norma antimafia. Per il trasferimento delle somme dai conti correnti bancari e per altre operazioni di banca, una delle figlie si rivolgeva, su indicazione del padre, a impiegate di alcuni importanti banche e el comune che con deferenza e compiacenza fornivano la necessaria consulenza.
Filardo non era laureato in economia
Un sistema che ha messo le mani sull economia del territorio per decenni. Mentre Grigoli veniva bloccato, loro continuavano.
Quello che ci viene difficile accettare e che i pm pensano che tutto questo sia opera della capacità di Filardo o di altri parenti.
Filardo e sul cerchio hanno lavorato anche per il polo tecnologico di contrada Airone, alla strada di collegamento di contrada strasatto e sono stati dentro a diversi subappalti. Arrestato Filippo Guttadauro qualcuno spertu e fidato doveva continuare. Matteo, non si fidava di certo di alcuni suoi parenti. A chi ha dato la delega tramite Il cognato Filippo di super visore? A suo figlio o ad uno sconosciuto?
Fonte Repubblica, blog documenti
Il Circolaccio