«Finalmente giustizia a un imprenditore, a un padre»
«Non è possibile comprendere in cosa sia consistito il favore». Questa la ragione che ha portato il tribunale di Palermo a restituirgli i beni sequestrati sette anni e mezzo fa, quando era stato accusato di avere dei legami con importanti boss mafiosi, di essere un prestanome e di aver reso dei favori a Cosa nostra
Un calvario iniziato nel 2010 e che giunge definitivamente alla sua conclusione oggi. Dopo il sequestro, chiesto e ottenuto dalla procura di Palermo, il tribunale di Palermo gli dà ragione e gli restituisce tutti i beni. Torna nel suo patrimonio anche l’azienda vitivinicola Abazia Sant’Anstasia di Castelbuono.
Ci sono voluti sette anni e mezzo per scrivere la parola fine al sequestro milionario del patrimonio di Francesco Lena. Questo da oggi potrà rientrare in possesso di tutto o suoi beni, la Procura di Palermo lo ha assolto definitivamente dall’accusa di essere il presta nome di Bernardo Provenzano nonchè di avere legami con i boss Salvatore Lo Piccolo, Nino Madonia, Antonino Rotolo. Nel patrimonio di Lena torna l’azienda vitivinicola “Abbazia di Sant’ Anastasia” di Castelbuono.
Secondo il collegio non “è stato possibile comprendere in cosa sia consistito il favore dell’imprenditore ai diversi esponenti mafiosi né i pentiti hanno aggiunto ulteriori elementi”.
Dell’Abbazia, che comprende una tenuta e un hotel di lusso, si è parlato anche nello scandalo che ha travolto l’ex presidente delle Misure di Prevenzione, Silvana saguto, radiata dalla magistratura. Sotto processo a Caltanissetta c’è anche l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, indagata per concussione in concorso con Saguto. Saguto avrebbe imposto all’amministratore Alessandro Scimeca l’assunzione nelal struttura del figlio di un amico della Cannizzo, Richard Scammacca.
Fonte : Sicilia Informazioni, Live Sicilia
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