La polizia trova appunti che evidenziano un sistema corruttivo dettagliato.
Anche il nome di Crocetta spunta dai diari
le nuove accuse dietro il sequestro ai Morace
Cene, regali e assunzioni: tutto appuntato in 18 diari
Il 19 maggio del 2017 per Trapani è un giorno a suo modo storico nella sua tragicità. In manette finiscono il candidato più accreditato a diventare sindaco da lì a qualche settimana, Girolamo Fazio, e l’imprenditore Ettore Morace, rappresentante della famiglia di imprenditori più potente della città. Tra gli indagati c’è anche Salvatrice Severino, dirigente pro tempore dell’Assessorato regionale ai Trasporti. In quel momento l’accusa degli inquirenti alla funzionaria è di aver creato un bando per il trasporto marittimo, quello del 2014, su misura per la società dei Morace, la Ustica Lines. Ma quel giorno, dalla perquisizione a casa di Severino, i carabinieri portano via una mole di documenti che si rivelerà determinante per fare luce su un arco temporale molto più ampio. Diciotto diari manoscritti, relativi agli anni dal 2000 al 2017, in cui il marito della donna appunta e commenta quanto succede nella sua famiglia e come le vicende della moglie e della figlia si intrecciano con i milionari appalti della Regione per garantire i collegamenti tra la Sicilia e le isole minori.
Tra gli appunti dell’uomo finiscono viaggi e cene pagate da Vittorio Morace e preziosi regali alla sua «Salvy». 3 settembre 2008: «ore 13.40 siamo andati a pranzo, abbiamo mangiato zuppa d’aragosta, squisita. Ha pagato Morace». 23 dicembre 2008: «ore 20, Morace ha relagato una cesta con dentro una collana di perla con susta con brillanti». 21 dicembre 2010: «ore 11, arrivata cesta natalizia (Morace) con collana zircone con brillantini di un quarto di carato». 20 dicembre 2013: «Morace – cesta natalizia più ricca dell’anno scorso. Collana con pietre preziose più anello oro con pietre preziose». Ma anche «due borse per il compleanno, di cui una Chanel già usata. Bella figura!».
I diciotto diari, per i giudici di Palermo, rappresentano «una vera e propria miniera investigativa, che consente finalmente di ricostruire nel dettaglio la reale natura dei rapporti illeciti intrapresi e portati avanti per anni dalla dirigente con l’armatore Vittorio Morace». È soprattutto su questi nuovi documenti che si fonda il sequestro scattato ieri a carico di società – il 97 per cento della Liberty Lines e il 50 per cento del Trapani calcio – di beni mobili e immobili dell’imprenditore trapanese, per un valore complessivo di oltre 10 milioni di euro, cioè l’equivalente delle somme che l’uomo, grazie alla complicità di Severino, avrebbe ottenuto illecitamente dalla Regione nel periodo compreso tra il 2008 e il 2014.
In questo arco temporale Severino è la responsabile dei due bandi di gara contestati, «che sembrano – scrive il giudice motivando il sequestro – essere stati confezionati su misura, tenendo conto della concreta capacità operativa della Ustica Lines, come se la Regione avesse individuato, ancora prima di predisporre il bando di gara, il futuro contraente». In particolare «l’individuazione e l’elaborazione dei costi di produzione/esercizio dei servizi marittimi con riferimento alla flotta della Ustica Lines, e non a tipologie generali di navi veloci ritenute idonee allo svolgimento del servizio appaltato».
Inoltre il bando di gara avrebbe permesso di non effettuare i controlli necessari sui servizi effettuati dalla compagnia. «In sostanza, la Regione ha sistematicamente rimborsato Ustica Lines le spese per costi mai sostenuti, relativamente a corse programmate che non sono state poi effettuate, né successivamente recuperate». Soldi che, stando ai calcoli della Procura condivisi dal Gip, ammontano a 10 milioni 108mila euro, cioè il valore del patrimonio finito sotto sequestro.
Ampio spazio nell’indagine, così come nei diari del marito della dirigente Severino, trova il caso dell’assunzione in Ustica Lines della figlia della coppia, Maria Grazia Naccari. L’ingaggio avviene nel 2008. 8 gennaio: «Ore 16 – annota il marito della funzionaria nel suo diario – appuntamento con il comandante Morace. Tutto ok Marika lavorerà da lunedì 14 presso Ustica Lines, stipendio iniziale 1.020-1.030 euro». Tre giorni dopo, 11 gennaio: «Mi ha telefonato Salvina. Marika ha la casa, acqua e luce pagati da Morace. Bella notizia». E ancora, 17 dicembre: «Vado a Trapani. Marika ha il piacere di festeggiare il suo contratto, invitandoci tutti al ristorante (i Morace + noi)».
Tutto va avanti senza intoppi per sei anni. La notizia diventa motivo di scontro, anche politico, nel 2014 quando, prima Nello Musumeci nella veste di presidente dell’Antimafia Regionale denuncia pubblicamente il fatto, e poi il governatore Rosario Crocetta e l’allora assessore alle Infrastrutture Nico Torrisi presentano un esposto all’autorità giudiziaria. Severino, avvertito il clima pesante relativo anche al nuovo bando, chiede di essere spostata in un altro dipartimento. E i fatti continuano a riempire i diari di famiglia: «16 febbraio 2014, ore 12 appuntamento a Trapani con Morace. Il comandante ci ha rassicurato. Marika è intoccabile, comunque vadano le cose resterà sempre a lavorare con noi».
Quando i pm di Palermo interrogano le due donne, madre e figlia forniscono una versione diversa del modo in cui la giovane è stata assunta dai Morace: Severino ammette di essersi rivolta all’imprenditore «per una raccomandazione», con l’obiettivo di contattare il direttore del carcere di Favignana, dove la figlia avrebbe potuto lavorare come psicologa. «A quel punto – mette a verbale la dirigente – Morace di sua iniziativa mi chiese informazioni su mia figlia e mi disse di fargli avere un curriculum della ragazza». Versione diversa, invece, quella raccontata da Mariagrazia Nicari che riferisce di aver inoltrato autonomamente il proprio curriculum a Ustica Lines, informando solo dopo la madre.
Quando le due donne si incontrano nella sala d’attesa del pubblico ministero e capiscono di aver raccontato due storie che non coincidono, hanno un acceso dialogo, puntualmente captato dalle cimici piazzate dagli inquirenti. «Mamma mi cunfunnivu, ora minchia mi hanno inculato perché gli ho detto sta cosa. Ho fatto una minchiata?», chiede la giovane. «Sì, la verità si deve dire – replica la dirigente -. Non è questione di incuriosire. Ti hanno preso per opera dello Spirito Santo. Non siamo credibili, altrimenti. La verità». Quindi Severino ordina alla figlia di tornare dentro e rettificare. «Gli dici: “mi sono ricordata, voglio rettificare, me l’ha detto la mia mamma“». Su quel giorno il diario di famiglia tace.
Fonte : Meridione News S. Cataldo
Il Circolaccio