Vincenzo Li Causi orginario di Partanna (TP) è morto in un misterioso incidente a Balad, 12 novembre 1993 .E’ stato un militare e agente segreto italiano.
Da sottufficiale dei Servizi d’intelligence militari fu capo di una cellula Gladio. Fu ucciso in Somalia durante la Missione Ibis II.
Lugubre matrioska, la Somalia cela misteri nel mistero. Ci sono tre nomi, e altrettanti delitti, che si legano: Ilaria Alpi, Vincenzo Li Causi, Mauro Rostagno. La giornalista della Rai venne assassinata insieme all’operatore Miran Hrovatin a Mogadiscio, il 20 marzo 1994. Vincenzo Li Causi, uomo del Sismi (servizio segreto militare italiano), per un certo tempo attivo presso la struttura di Gladio operante a Trapani (il centro Scorpione), fu ucciso a Balad, in Somalia pochi mesi prima: era il 12 novembre 1993. Mauro Rostagno, ex leader di Lotta Continua, giornalista e fondatore, insieme a Francesco Cardella, della comunità Saman per il recupero dei tossicodipendenti, venne trucidato nei pressi di Trapani il 26 settembre 1988.
Questi omicidi, apparentemente senza nesso tra loro, hanno un comune denominatore: la Somalia. Secondo quanto dichiarato ai magistrati da Carla Rostagno, sorella di Mauro, il fratello avrebbe visto e filmato l’arrivo a Trapani, in un aeroporto abbandonato (già usato da un gruppo di Gladio), di velivoli militari italiani da trasporto che scaricavano aiuti umanitari per imbarcare armi e ripartire. Rostagno avrebbe dato copia della registrazione a Francesco Cardella.
Li Causi si sarebbe interessato all’operazione Urano (un grosso progetto di smaltimento di rifiuti tossiconocivi e di scorie nucleari, in Somalia e in altri Paesi africani) e avrebbe manifestato una crescente inquietudine.
S’è confidato con Ilaria Alpi? Secondo il maresciallo dei Carabinieri Francesco Aloi, che prestò servizio presso il comando della missione Ibis in Somalia, i due si conoscevano
La Gladio siciliana, Rostagno e le ultime indagini di Falcone
I misteri della provincia trapanese e il filo che lega Mauro Rostagno, Giovanni Falcone, Nino Agostino ed Emanuele Piazza
Pochi mesi prima, nel luglio 1993, nel territorio di Alcamo, nel trapanese, era stato scoperto un enorme arsenale di armi e munizioni, nella disponibilità di due sottufficiali dei Carabinieri, l’appuntato Vincenzo La Colla, che era stato nella scorta del ministro dei Beni culturali Vincenza Bono Parrino, e il brigadiere Fabio Bertotto, più volte in missione in Somalia; l’arsenale fu ritenuto appartenere alla struttura Gladio trapanese, che era stata guidata da Li Causi. L’anno successivo il suo nome emerse nel caso della morte della giornalista Ilaria Alpi in Somalia, della quale Li Causi sarebbe stato un informatore su traffici di armi e scorie.
MORTE DI UNO 007
L’inchiesta sull’assassinio dell’uomo dei servizi segreti in Somalia è stata archiviata. Ma per ben due volte un presunto killer sarebbe stato identificato. E non arrestato.
È un giallo che dura da 10 anni. Nessuno sembra volerlo o poterlo risolvere. Punta di diamante del Sismi, addestratore di Gladio, capo del misterioso Centro scorpione di Trapani, da più parti indicato come uomo degli Ossi (Operatori speciali servizi italiani), il maresciallo Vincenzo Li Causi muore in Somalia il 12 novembre 1993, vittima di un agguato mai chiarito.
Un giallo di rado finito in prima pagina. Nei giorni scorsi, però, il quotidiano Avvenire ha riacceso i riflettori sulla vicenda. L’inchiesta condotta dal pm romano Franco Ionta è finita con la richiesta d’archiviazione; per ben due volte il ministero della Giustizia (all’epoca guidato prima da Flick e poi da Diliberto) ha negato l’autorizzazione a indagare su un somalo sospettato di essere colpevole. I ministri smentiscono di essersi mai occupati del caso: sulle loro scrivanie, dicono, quelle carte non sono mai arrivate. Perché? Un giallo nel giallo.
Famiglia Cristiana è in grado di rivelare nuovi inquietanti particolari. Il nome del maresciallo Li Causi e quello del suo collega del Sismi Giulivo Conti (al suo fianco, in Somalia, anche durante l’agguato mortale) compaiono nelle carte relative alle indagini sulla Falange armata, sigla usata per rivendicare una lunga serie di attentati, dagli omicidi di Falcone e Borsellino alle stragi mafiose del 1993, e dietro la quale gli investigatori hanno spesso intravisto l’ombra di pezzi deviati delle istituzioni. Sia Li Causi sia Conti hanno fatto parte della VII Divisione del Sismi, che aveva anche il compito di gestire la struttura di Stay Behind, ovvero Gladio. Non solo. Nell’ambito dell’inchiesta sulla Falange armata risulta che gli investigatori, nel 1994, abbiano svolto accertamenti anche su Giulivo Conti e Vincenzo Li Causi. Si sa, comunque, che successivamente la VII Divisione fu sciolta.
Una biografia da “Rambo”
Ma chi è veramente Vincenzo Li Causi? Nato a Partanna, in provincia di Trapani, nel 1952, carabiniere, Li Causi s’addestra con i duri del Comsubin, gli incursori della Marina. A 22 anni entra nel Sid (vecchio nome dei servizi). Nel 1975 diventa istruttore di Gladio. In una lettera datata 23 settembre 1997 e spedita ai presidenti delle Commissioni antimafia e di Controllo sui servizi segreti, Falco Accame scrive che Li Causi faceva parte anche degli “Ossi”, la struttura segretissima di Gladio che effettuava operazioni di “guerra non-ortodossa”, e che la II Corte di assise di Roma ha dichiarato eversiva dell’ordine costituzionale. L’esistenza degli “Ossi”, del resto, era stata confermata, nel suo libro di memorie, dallo stesso ex direttore del Sismi ammiraglio Fulvio Martini.
Tra l’80 e l’81, Li Causi segue l’attività di Abu Abbas, il leader del Fronte di liberazione della Palestina che, proprio in quel periodo, si sarebbe recato più volte a La Spezia per preparare il sequestro della nave Achille Lauro, poi avvenuto nell’ottobre del 1985. Partecipa a operazioni importanti, come la liberazione del generale Dozier, rapito dalle Brigate rosse (1981). Nel 1987, a Li Causi viene affidata una delicata missione in Perú, ufficialmente per addestrare la scorta del presidente Garcia e per consegnare materiale militare.
Secondo una fonte – un ex “gladiatore” che chiede l’anonimato – il viaggio in realtà serve a recuperare il denaro nascosto da Roberto Calvi dopo il crack del Banco Ambrosiano. Tra il 1987 e il 1990, Li Causi dirige il Centro scorpione di Trapani. Nel 1993 è in Somalia, al seguito del contingente militare italiano che opera nell’ambito della missione Unosom. Muore all’imbrunire del 12 novembre di 25 anni fa.
Sin da subito le versioni si contraddicono. Le prime notizie raccontano una rapina finita male, tentata da un gruppo di banditi somali appostati lungo la strada Mogadiscio-Balad. Con Li Causi ci sarebbe stato un solo altro uomo. Ma il generale Carmine Fiore, comandante del contingente italiano, davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla cooperazione sostiene che gli uomini con Li Causi erano quattro e che le cose andarono diversamente
Fonte: Wiki Famiglia Crristiana
confermo,di una struttura p2,,dc dc andreottiana detta gladio,,sismi,,org scorpine,,,nato,,ma usa base sigonella e rapporti,libia fiat,,eni,,etc,,ad oggi,,,sonoi,in,,6raggruppamento,xx divisione militare,,oss,,cio,,o,nulla osatra sicurezza faccio il,politico,dc ovvio,,