Omicidio Mattarella, Procura di Palermo riapre l’inchiesta dopo 38anni
La Procura di Palermo ha riaperto, a 38 anni di distanza dall’omicidio, l’inchiesta sull’uccisione di Piersanti Mattarella, l’ex Presidente della Regione siciliana, fratello del Capo dello Stato, Sergio. Gli inquirenti stanno effettuando una serie di nuovi accertamenti su reperti finora mai analizzati. Occhi puntati, ancora una volta, sui Nar, i Nuclei armati rivoluzionari. Giusva Fioravanti fu processato e assolto dall’accusa di essere stato il killer del presidente ucciso il 6 gennaio 1980. Attraverso un confronto comparato, come scrivono oggi alcuni quotidiani, sarebbe emerso che uno dei reperti del processo celebrato a Palermo, la targa di un’auto del commando, sarebbe stata divisa in due dagli autori del furto e una parte fu poi ritrovata nello 1982 in un covo dei Nar. Per l’omicidio sono stati condannati i vertici della Cupola.
Il ‘giallo’ della targa rubata dai
neofascisti per l’omicidio di Piersanti Mattarella, e che potrebbe
portare alla riapertura dell’inchiesta sull’uccisione dell’ex
Presidente della Regione siciliana ucciso il 6 gennaio 1980 a Palermo,
era stato scovato dal giornalista Giovanni Grasso che nel 2014 aveva
pubblicato il libro ‘Piersanti Mattarella, da solo contro la mafia’.
Il giornalista parlando della eventuale partecipazione dei Nar
all’uccisione del Governatore dalle ‘carte in regola’, aveva ricordato
la corposa relazione dell’Alto commissario per il coordinamento contro
la delinquenza mafiosa.
“Nelle circa 120 pagine di questo documento poco conosciuto- scriveva
Grasso nel libro – frutto del lavoro di magistrati impegnati sul
fronte del terrorismo di estrema destra come Loris D’Ambrosio, si
verifica la compatibilità con la ‘pista nera’ nell’omicidio del
Presidente della Regione”: “Nella relazione, datata 8 settembre 1989,
si fa notare – scriveva ancora Grasso la corrispondenza tra le
fattezze fisiche, l’abbigliamento e gli atteggiamenti tenuti dal
giovane che sparò a quelli all’epoca caratterizzanti Valerio
Fioravanti…”.
E ancora, la “compatibilità delle modalità esecutive con altri fatti
criminosi ascritti a Fioravanti…”. Ma ecco che arriva il giallo
della targa. In particolare, si fa notare il fatto che la “127 –
scriveva Grasso nel libro – non fosse stata data alle fiamme, secondo
il modus operando mafioso, e soprattutto il sistema di camuffare le
targhe, spezzandole in vari pezzi e ricomponendole con il nastro
adesivo”.n particolare – scriveva nel suo libro Giovanni Grasso
– viene segnalata una coincidenza piuttosto singolare. In un covo di
Terza posizione, in via Monte Asolone, vengono rinvenuti nel 1982 due
spezzoni di targhe. Il primo è costituito solo da due lettere: PA, la
sigla di Palermo. L’altro ha due lettere e sei numeri: PA 563091. le
due targhe rubate a Palermo e utilizzate dai killer per comporrew la
targa camuffata della 127 era così stata composta: PA-54-6623. Non
erano stati, quindi, utilizzati rispettivamente i caratteri PA53 della
prima targa e 0916 della seconda. Gli stessi caratteri e gli stessi
numeri rinvenuti, sia pure collocati in un ordine diverso, nel covo
torinese”. Intanto, in Procura, c’è la consegna del silenzio. Anche se
appare sempre più probabile la possibilità di riapertura di una
inchiesta per l’uccisione di Piersanti Mattarellla, alla vigilia del
28esimo anniversario. Infine, da quanto apprende l’Adnkronos, la
famiglia Mattarella non avrebbe mai fatto alcuna sollecitazione alla
Procura di Palermo, neppure attraverso i legali, sulla riapertura
dell’inchiesta sull’omicidio del Presidente della Regione.
Fonte : Sicilia Informazioni
Il Circolaccio