Riscossione Sicilia incassa e non paga, la Regione va in procura
Esposto del ragioniere generale Bologna Palazzo d’Orleans attende 50 milioni, frutto delle tasse Mps ne ha congelati 120
Riscossione Sicilia non versa a Regione ed enti locali almeno 120 milioni di euro di tasse pagate dai contribuenti dell’Isola, e così il ragioniere generale Giovanni Bologna prende carta e penna e firma un esposto alla procura della Repubblica e alla Corte dei conti per far verificare ai magistrati eventuali responsabilità penali e contabili. Solo Palazzo d’Orleans attende almeno 50 milioni che a fine anno, e con problemi perenni sulle entrate, rappresentano una boccata di ossigeno fondamentale per le asfittiche casse dell’amministrazione che questo mese devono coprire stipendi, tredicesime e fornitori.
Tutto nasce dal congelamento da parte del Monte dei Paschi di alcune somme in entrata di Riscossione che erano depositate proprio nei conti della banca senese. Da anni Mps e Riscossione Sicilia, a colpi di esposti e carte bollate, sono in lotta per un contenzioso che risale all’ex Serit e all’uscita dalla compagine societaria dell’ente di riscossione dell’Isola da parte di Mps. La cessione delle azioni Mps alla Regione è avvenuto attraverso un prezzo «provvisorio» di 20 milioni di euro. Ma c’è di più: l’allora cda nominato dal governo Cuffaro, per rilevare la Serit e far nascere Riscossione Sicilia, ha avallato anche un prestito bancario per pagare Montepaschi. E con chi hanno fatto questo prestito? Con la stessa Mps. A dire dell’ex governatore Crocetta e dell’ex amministratore di Riscossione Antonio Fiumefreddo, che hanno presentato anche esposti in procura, soltanto di interessi e rate Mps avrebbe incassato 60 milioni di euro. E comunque la Regione ha contestato la valutazione delle quote cedute da Mps. Sul fronte della banca di Siena, tra fidi, azioni non pagate e altre spettanze non coperte con il passaggio da Serit a Riscossione, mancano all’appello invece 120 milioni di euro. Così ha congelato dai conti correnti di Riscossione l’intera cifra, anche alla luce della norma votata all’Ars che prevede la liquidazione di Riscossione entro sei mesi.
Ma perché la società regionale, che da anni ha un contenzioso con Mps, mette le somme in entrata dei contribuenti in conti della banca di piazza Salimbeni? «Sembra assurdo, ma nell’accordo siglato dai miei predecessori al momento dell’acquisto delle azioni ex Serit c’era anche un contratto che obbligava la spa a tenere aperti alcuni conti correnti con la stessa Mps » , racconta Fiumefreddo, che si è dimesso qualche settimana
fa. Oggi la spa regionale, una delle più importanti considerando il suo ruolo, è amministrata dal collegio dei revisori dei conti. Un paradosso. Una cosa è certa: il ragioniere generale Bologna attende le somme dei contribuenti, che derivano dal pagamento di Irpef e Irap regionale. E non vedendosele accreditare nel conto di Palazzo d’Orleans ha presentato un pesante esposto alla procura della Repubblica e alla Corte dei conti. In questa storia qualcosa non torna.
Fonte : La Repubblica
Il Circolaccio