Il Film del 1976 diretto da Mario Monicelli,” Un borghese piccolo piccolo”, che suggeriamo a tanti giovani di vedere, è uno dei capolavori del cinema italiano. Tratto dall’omonima opera letteraria di Vincenzo Cerami, il film incornicia in modo drammatico quel periodo storico. La vita dell’impiegato ministeriale Giovanni Vivaldi ( nel ruolo,uno straordinario Alberto Sordi) scorre tra la sicurezza di un lavoro modesto ma sicuro, un altrettanto routinario ménage familiare e modeste aspirazioni.
Alle soglie della pensione il signor Vivaldi coltiva il sogno di “sistemare” il proprio figlio unico, diplomato ragioniere, presso il ministero in cui ha lavorato. Approfittando dell’imminente concorso pubblico, per conseguire il proprio scopo, utilizza l’arma della adulazione e della sottomissione al potente di turno ed agli esponenti dell’apparato politico-burocratico. Per amore del figlio non esita nemmeno ad affiliarsi ad una loggia massonica.L’idillio immaginato da Giovanni viene sconvolto da un evento drammatico.Il giorno del concorso, infatti, un evento fortuito, una rapina, una pallottola vagante, determinano la morte del figlio: il significato dell’esistenza del borghese piccolo piccolo viene irrimediabilmente compromessa
La verità e la storia non sempre vanno di pari passo
Molti dei dirigenti e impiegati pubblici che oggi occupano posti anche di rilevo sono stati “sistemati”
Si trovano ovunque. Vari i settori. Dalla sanità, agli uffici statali(compresi quelli regionali, provinciali e comunali) nei palazzi di giustizia e nelle forze dell’ordine. Meno nella scuola dove si entrava con graduatorie pubbliche abbastanza complesse e con lunghi periodi di precariato.
Nella prima Repubblica che è durata fino al 1992 si usava il metodo della “sistemazione” dei figli, dei figli degli amici.Sopratutto al sud,come prassi per il lavoro era la raccomandazione, e sotto l’indifferente occhio di magistrati e inquirenti . Le raccomandazioni erano gestite da partiti, alti burocrati, logge massoniche, poteri religiosi e anche dai mafiosi che contavano. Funzionavano anche per banche e altri settori dove questo sistema clientelare si poteva applicare. Il metodo era trasversale e di solito i posti si spartivano in percentuale ai voti di lista. Dalla DC al PCI tutti in Parlamento sfruttavano questo metodo. Nelle regioni , province e comuni se non eri raccomandato era difficilissimo vincere un concorso.
Banalizzare con i soliti luoghi comuni, quel periodo storico, non serve. Era un metodo che tutti conoscevano e che pochi denunciavano. E quando lo denunciavi la prendevi in quel posto. Il sistema subì un duro colpo dopo tangentopoli e le stragi ma continuò per anni in tono minore a causa dei blocchi sui concorsi. Fenomeno che che generò un altro fenomeno di sudditanza:il precariato.Ne sanno qualcosa quelli dell’ex art.23
La faccia tosta di quei figli “sistemati” molti dei quali assunti con concorsi truccati e con poco merito
E’ evidente che ogni eccezione conferma la regola. Tra le fila dei tanti dipendenti pubblici o uffici similari, ci sarà pure chi, con il sudore della fronte, è riuscito a guadagnarsi il tanto agognato posto. Non sono tanti. Dal sud, chi non voleva piegarsi a questa servitù , puntava a trovare lavoro al Nord e nelle aziende private.
Molti laureati siciliani entrarono di ruolo a scuola, nelle regioni settentrionali e dopo anni di supplenze. In quegli anni, la politica e gli apparati di potere , gestivano quasi tutto. Chi dice di avere ottenuto il posto pubblico, in quel periodo , senza raccomandazioni, dovrebbe farsi un bell’esame di coscienza.
Quasi impossibile entrare alla Regione , alla Provincia o nei comuni sfuggendo a quel sistema di lottizzazione. Se avete tempo e vi volete sbizzarrire , sopratutto i giovani, fate una bella ricerca. Andate ad osservare i cognomi di potenti deputati nazionali, regionali e vari consiglieri comunali . Con un pizzico di curiosità andate poi a vedere le parentele. Scoprirete che questi personaggi della prima repubblica, avevano monopolizzato il lavoro in molti enti. Figli, mogli, nipoti e anche generi e nuore, trovavano occupazione in questi enti.
Erano quasi tutti “geni”. Ogni comune aveva la sua commissione pro posto pubblico. Stessa cosa valeva per gli ospedali e aziende sanitarie pubbliche che all’epoca si chiamavano USL. Nonostante la magistratura dormiente, qualche inchiesta, ogni tanto , si apriva. Tanto per fare un pò di rumore. Quasi sempre tutto si insabbiava. In certi comuni siciliani il posto al” comune” era quasi un lascito ereditario.I risultati di quella cattiva gestione nelle assunzioni è palese. Quello che viene duro a digerire è la poca memoria di molti di questi figli “sistemati” dai padri o da qualche zio potente.
Padri che in diverse occasioni, hanno anche avuto rapporti con personaggi mafiosi di rilievo. Tanti sono diventati cultori della legalità, sostenitori di Falcone e Borsellino. Con l’avvento di Facebook,in tanti sono diventati “leoni” da tastiera puntando il dito su tutto. Certo, dopo i 50 o i 60 un pò di memoria si perde. Lo dicono i medici. Peccato, perchè ci piacerebbe capire se molti di questi “eroi” della Prima Repubblica, ricordano ancora come hanno fatto ad avere il posto pubblico che occupano. Molti di loro sono rimasti arroganti. Del resto, loro sanno come farla franca sempre. Cambiano i tempi, cambiano i governi ma i figli dei “sistemati” guarda caso, stanno sempre a galla. Cari giovani studiate la storia dei documenti veri e non delle facili chiacchiere di chi, nella vita , non ha mai sudato una sola goccia di sudore per il posto che occupa. Viva la meritocrazia. Abbasso il clintelismo e la mediocrità.
Fonte; Unvershome