Inchiesta Passepartout, Nicosia e Dimino si difendono davanti il gip
L’ex assistente parlamentare respinge le accuse. Anche Dimino risponde al giudice
Sostiene di aver millantato un potere che non aveva Antonello Nicosia, esponente dei Radicali Italiani arrestato lunedi’ per associazione mafiosa. L’indagato ha risposto al gip che deve convalidare il provvedimento di fermo emesso dai pm a suo carico e nei confronti del boss di Sciacca Accursio Dimino e di tre presunti favoreggiatori mafiosi.
PALERMO – “Io non sono un mafioso”. Antonello Nicosia, accompagnato dal suo legale, l’avvocato Salvatore Pennica, risponde al giudice per le indagini preliminari di Sciacca. Si difende e rilancia. Quando parlava, ed è stato intercettato, aveva un tono scherzoso o provocatorio. Perché Nicosia si definisce un provocatore.
Lui ha davvero portato avanti le battaglie in favore dei detenuti, e non gli interessava che fossero delinquenti semplici o pericolosi boss. E ha denunciato i maltrattamenti che alcuni di loro avrebbero subito. Nicosia fa quasi capire che potrebbe avere pagato dazio per le sue denunce.
Niente di illecito. Altri, i pubblici ministeri, semmai, dice Nicosia, devono trovare i risconti alla contestazione che abbia fatto da postino per i mafiosi.
E sui dialoghi con Accursio Dimino, mafioso di Sciacca, in cui parlava di vicende di Cosa Nostra? Tutti fatti processualmente noti.
E quando discutevano di omicidi da organizzare? Si sarebbe limitato ad ascoltare Dimino che ha conosciuto nell’ambito della sua attività di difensore dei diritti dei detenuti e al quale ha cercato di trovare un lavoro per farlo reinserire nella società.
Le frasi offensive su Falcone e Borsellino? Fuori luogo, ma provocatorie.
Lecito sarebbe stato il suo rapporto con l’onorevole Giuseppina Occhionero. Eppure con l’onorevole parlava di San Matteo (Messina Denaro) e la invitava a non pronunciare il nome dei mafiosi al telefono. Stava sempre e solo, così si difende, scherzando.
Nicosia si dice pronto infine a rispondere ai pubblici ministeri di Palermo ai quali, dopo l’eventuale convalida del fermo su cui il gip si è riservato, tornerà per competenza il fascicolo trattandosi di reati di mafia.
Anche Accursio Dimino, assistito sempre dall’avvocato Pennica, ha risposto alle domande del giudice. È stato un mafioso e per questo è stato condannato, racconta Dimino, ma ha pagato il suo debito con la giustizia. Il rapporto con Nicosia è nato perché non riusciva a trovare lavoro. Di Nicosia Dimino non ha una buona considerazione. Lo definisce “un imbroglione” che gli ha fatto credere di poterlo aiutare, pensava davvero che si occupasse dei detenuti. E ora si ritrova di nuovo in carcere per le confidenze che gli ha fatto. Parlavano di vicende di mafia, è vero, ma sono fatti processuali di dominio pubblico.
Fonte : Live Sicilia