Gli Avvocati scenderanno in sciopero contro una delle più imbecilli e vessatorie norme: quella che abolisce la prescrizione dei processi salvo che maturi durante il primo grado.
Per comprendere facilmente tutta la stupidità di tale trovata (che dovrebbe andare in esecuzione dal 1° gennaio 2020) si potrebbe dire che ciò è come se la pensione per anzianità fosse abolita, salvo che sia maturata entro i primi 30 anni di vita del pensionamento.
Questa cavolata, introdotta dalla fregola giustizialista (e dalla imbecillità di chi ne è affetto) comporterebbe che un minimo di ritegno dei magistrati a non mandare troppo le cose per le lunghe lo si potrebbe sperare solo per “concludere” il processo in primo grado. I gradi successivi sarebbero, anche, e soprattutto, nei casi di più scandalose condanne, in prime cure, lasciati in balia degli sbadigli di giudici scansafatiche.
Ma l’imbecillità di questi legislatori “anti” (antimafia, antidroga, anticorruzione, anti etc. etc.) si manifesta al tempo stesso con la dichiarazione dei “buoni propositi” di questo buffonesco governo: porre “un limite massimo alla durata dei processi”. Bella cavolata soprattutto se in tandem con la pratica abolizione della prescrizione.
Affidarsi ad una specifica norma di legge che fissi la durata massima, come se i processi fossero tutti uguali, con la stessa quantità e qualità di prove da assumere e con la stessa semplicità o complicazione delle questioni da trattare, è da cretini, anche se in Bonafede.
Il risultato sarebbe quello di dar corso con tutta tranquillità alle prove chieste del “Collega” Pubblico Ministero, per poi tagliar corto “per non superare la durata massima” per il resto.
I processi hanno naturalmente durate diverse. Certo a questa diversità naturale si può (e ciò accade facilmente) aggiungersi quella dipendente dagli sbadigli di qualche giudice scaldapoltrone o somaro. Per far durare non troppo a lungo i processi, c’è un solo modo: disporre di buoni, laboriosi magistrati, capaci di senso di responsabilità. Cacciare i perdigiorno, i somari, i cercatori di pubblicità e di “usi alternativi della giustizia”, quelli che faticano solo per “la corrente” dell’A.N.M. di cui fanno parte, o per arricchire la loro collezione, magari, delle cittadinanze onorarie etc. etc. Il limite massimo di durata di un processo dipende, lo ripetiamo, da due cose: la natura e le particolarità più o meno complesse del processo stesso e la natura, l’intelligenza, la laboriosità, la prontezza nell’intendere dei magistrati. Così che, è evidente, che non possono essere fissate e stabilite in tabelle allegate a qualche trovata legislativa.
Quanto alla prescrizione, che sentito ciò che ne dicono con i loro irati rimbrotti, le loro lagnanze, i magistrati più stupidi e sfaticati, c’è da dire che essa è la proiezione nel processo di uno dei dati essenziali dell’universo: il decorrere del tempo.
Il tempo che tutto modifica e tutto cancella.
Non si deve perdere tempo. Ma dichiarare che d’ora in avanti si potrà andare in galera per un reato qualsiasi commesso vent’anni prima è cosa che dovrebbe farci riflettere.
E dovrebbe farci riflettere l’insofferenza dei giudici più forcaioli e sbruffoni contro questi elementari dati della realtà e delle sue necessità.
Bene, dunque lo sciopero degli Avvocati.
Se non ci si limiterà ad un mero gesto.
Occorre unirsi per mandare a quel paese questi asini buffoni.
Mauro Mellini
01.10.2019
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