In memoria di Mauro De Mauro, sequestrato e ucciso dalla mafia.
Un giornalista serio che si atteneva scrupolosamente ai fatti, non cercando il sensazionalismo inutile, scomparso negli anni 70. Il suo corpo non è mai stato ritrovato. Un complesso mistero che dimostra i tanti limiti dello Stato democratico in quegli anni difficili.
De Mauro aveva pubblicato, sempre su L’Ora, il 23 ed il 24 gennaio 1962 il verbale di polizia, risalente al 1937 e caduto nel dimenticatoio, in cui il medico siciliano Melchiorre Allegra, tenente colonnello medico del Regio Esercito originario di Castelvetrano apri un notevole squarcio nei segreti della mafia trapanese
Il giornalista Mauro De Mauro, sequestrato e ucciso da un commando mafioso nel 1970 a Palermo, sarà ricordato sabato 16 settembre, alle 9.30, con una manifestazione promossa dall’Unione nazionale cronisti italiani in viale delle Magnolie. Saranno presenti i familiari di De Mauro, il vice-presidente nazionale dell’Unci Leone Zingales, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il prefetto Antonella De Miro, il presidente dell’Unci Sicilia Andrea Tuttoilmondo e i vertici regionali dell’Ordine dei Giornalisti e dell’Assostampa
In viale delle Magnolie soltanto dal 2015, e grazie all’Unci, si svolge una cerimonia per ricordare De Mauro nel giorno della scomparsa. La targa marmorea, infatti, è stata collocata dal Comune il 16 settembre 2015 su proposta dell’Unione cronisti mentre dal 14 maggio del 2013 un albero dedicato a Mauro De Mauro si trova nel Giardino della memoria di Ciaculli, il sito confiscato alla mafia e gestito da Unci e Associazione nazionale magistrati.
Mauro De Mauro (Foggia, 6 settembre 1921 – scomparso a Palermo il 16 settembre 1970) è stato un giornalista italiano, rapito da Cosa nostra e mai più ritrovato.
Tra le varie ipotesi formulate sulle ragioni della sua sparizione figura anche quella relativa all’inchiesta sulla morte, secondo lui dovuta a omicidio e non a incidente, del presidente dell’Eni Mattei, una trama che si è intrecciata con altri affaire italiani quali il golpe Borghese[1].Figlio di un chimico e di un’insegnante di matematica, fu sostenitore del Partito Nazionale Fascista ed allo scoppio della seconda guerra mondiale si arruolò volontario. Militò nella Xª Flottiglia MAS di Junio Valerio Borghese; dopo l’8 settembre 1943, aderì alla Repubblica Sociale Italiana. Restò legato al principe anche dopo la guerra ed in suo onore chiamò la seconda figlia Junia.
Trasferitosi a Palermo con la famiglia (suo fratello minore Tullio De Mauro, linguista e in seguito Ministro della pubblica istruzione) dopo la seconda guerra mondiale, lavorò presso giornali come Il Tempo di Sicilia, Il Mattino di Sicilia e poi a L’Ora, rivelandosi un ottimo cronista. Nel 1962 aveva seguito la morte del presidente dell’Eni Enrico Mattei e nel settembre del 1970 si stava nuovamente occupando del caso, in seguito all’incarico ricevuto dal regista Francesco Rosi per il suo film Il caso Mattei, che sarebbe in seguito uscito nel 1972.
De Mauro aveva pubblicato, sempre su L’Ora, il 23 ed il 24 gennaio 1962 il verbale di polizia, risalente al 1937 e caduto nel dimenticatoio, in cui il medico siciliano Melchiorre Allegra, tenente colonnello medico del Regio Esercito originario di Castelvetrano durante la prima guerra mondiale, affiliato alla mafia nel 1916 e pentito mafioso dal 1933, elencava tutta la struttura del vertice mafioso, gli aderenti, le regole, l’affiliazione, l’organigramma della società malavitosa. Tommaso Buscetta, davanti ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, quindici anni dopo la morte del giornalista, ebbe ad affermare che: “… De Mauro era un cadavere che camminava. Cosa nostra era stata costretta a ‘perdonare’ il giornalista perché la sua morte avrebbe destato troppi sospetti, ma alla prima occasione utile avrebbe pagato anche per quello scoop. La sentenza di morte era solo stata temporaneamente sospesa”[3].
(Man/AdnKronos)
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