Lo sdegno di Fiammetta Borsellino:
“Vergognosi i no dei magistrati”
La figlia del giudice critica le toghe che non hanno risposto all’Antimafia. E i silenzi dei “così detti amici”.
Fiammetta Borsellino è un fiume in piena. Un fiume di amarezza. Quando Claudio Fava conclude la conferenza stampa che presenta la relazione della commissione Antimafia dell’Ars sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio, la figlia di Paolo Borsellino, seduta in sala stampa con i giornalisti, dice solo un ironico “meraviglioso”. Poi, ai cronisti, esprime senza mezzi termini la sua indignazione: “E’ vergognoso che si neghi da parte di magistrati come la Boccassini o Di Matteo la possibilità di dare un contributo. Di fronte a casi come questo ogni parola in più può servire. Io lo trovo vergognoso, inaccettabile, moralmente un fatto che non ha alcuna giustificazione. Chi ha lavorato nel periodo del depistaggio ha dimostrato di non aver capito nulla di mio padre”. Così Fiammetta sul rifiuto di alcuni magistrati, che invitati dall’Antimafia non si sono presentati.
La figlia di Borsellino parla di “comportamenti contra legem che non sono mai stati perseguiti né da un punto di vista disciplinare né da un punto di vista giudiziario”. In particolare si fa riferimento al ruolo del Sisde nelle indagini su via D’Amelio, rimarcato nella relazione della commissione. Fatti di cui erano al corrente probabilmente “i così detti amici” della procura di Palermo che “sfilavano a casa nostra”. Avrebbero dovuto avvertire la famiglia Borsellino, dice Fiammetta, “di questo avevamo bisogno, non di essere consolati”. È stata Fiammetta, ha ricordato Fava, con la sua audizione a dare il via all’inchiesta della commissione. Ora c’è il processo di Caltanissetta, “l’ultima spiaggia” lo definisce la figlia del giudice ucciso a via D’Amelio. E allora quel “meraviglioso” voleva dire “disgustoso”, dice Borsellino ai giornalisti: “Ogni volta che ci sono questi eventi si deve registrare che grazie alla non collaborazione di molti non emergono nuovi elementi oltre quello che si sa. Si deve partire dai fatti accertabili, dai comportamenti contra legem, sennò si fa fantamafia”.
“Cosa provo? Quello che può provare una figlia che ha perso il padre in questo modo. Si cerca di dare un senso che va al di là delle risposte giudiziarie – dice Fiammetta -. Mi viene negato il percorso che ho fatto con i detenuti e questo lo vivo come una lesione di un mio diritto, al di là delle giustificazioni che mi vengono date in passerella a Palermo il 19 luglio, quando mi è stato detto che dovevo stare calma e pensare alla mia sicurezza. E mi è stato detto che sarebbero stati aperti gli archivi del Sisde. Me l’ha detto il ministro di Grazia e Giustizia”.
Dietro la strage secondo Fiammetta c’è “uno Stato che è sceso a patti con la mafia e che traeva benefici. E quindi Paolo Borsellino che indagava sugli appalti e che inseguiva i soldi era una persona scomoda per un Paese che ha fondato la propria ricchezza sui proventi dei mafiosi”. “Da quando la famiglia Borsellino non è stata più così educata e accondiscendente c’è stato un deserto attorno. Ma io voglio informarmi, voglio avere una piena consapevolezza delle cose. Spera ancora nella verità? “Solo se chi sa parla”.
Fonte: Live Sicilia