In piena seconda guerra mondiale, ad atterrare in Sicilia, non con un aereo presidenziale ma con un meno comodo velivolo militare, è stato il presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt. La sua visita a Castelvetrano avvenne presso l’aeroporto militare di contrada Fontanelle. Ufficialmente venne per dare alcuni riconoscimenti a militari americani. Rischiare di finire sotto attacco nemico per qualche onorificenza non ha mai convito nessuno. Di recente lo storico ed intellettuale Maurizio Tosco ha scritto un interessantissimo libro sulla vicenda. Roosevelt incontrò anche facoltosi castelvetranesi che erano già conosciuti dagli americani? Ci furono accordi strategici per quel patto “sporchissimo” con i mafiosi, per agevolare l’invasione della Sicilia , contrastare i tedeschi e limitare il potere delle forze alleate che sbarcarono in Sicilia con gli americani?
Il libro di Maurizio Tosco
Era l’8 dicembre del 1943, Franklin Delano Roosevelt in piena seconda Guerra Mondiale, tra le varie città siciliane dove incontrare i suoi generali scelse Castelvetrano dove , i servizi segreti americani ritenevano più sicuro , per il presidente americano, tenere l’incontro con i generali alleati che comandarono lo sbarco in Sicilia e l’attacco ai tedeschi. Roosevelet, secondo alcuni documenti, in quell’occasione , non incontrò solo militari ma anche esponenti della famiglia Pignatelli di Castelvetrano . Esponenti della nobile famiglia avevano creato un servizio segreto italiano parallelo e vicino a Mussolini. Dopo lo sbarco nell’Isola, avvenuto nel luglio dello stesso anno, molto restava ancora da fare per avere il pieno controllo
Atterrò, verso le 14.00 di quel storico giorno, per una visita lampo nella base delle truppe alleate a Castelvetrano, in Sicilia.
L’aereo, con a bordo Roosevelt, accompagnato dal generale Dwight Eisenhower era partito dal Cairo (dopo che i due erano stati a Teheran), aveva fatto scalo a Malta e, sorvolato quindi buona parte del teatro di guerra del Mediterraneo, l’8 dicembre del 1943 era planato sulla pista del piccolo ma funzionale aeroporto di Castelvetrano.
Il campo d’aviazione di Castelvetrano l’aveva fatto costruire Mussolini negli anni Trenta, come base di partenza per le sue propagandate azioni militari di conquista dell’Africa e allo scoppio della guerra era stato ulteriormente potenziato e usato dall’esercito italiano come punto di collegamento con Pantelleria e per gli attacchi aerei su Malta, controllata dagli inglesi. Sin quando l’aeroporto viene conquistato dagli americani, che avanzano da Gela lungo la parte occidentale dell’Isola in direzione di Palermo. Lo sbarco in Sicilia da parte delle truppe alleate angloamericane, l’aveva proposto proprio lui, Roosevelt, a Churchill, e ritenendosi un valido stratega militare, aveva voluto verificare di persona gli effetti del suo piano offensivo mirato a costringere gli italiani alla resa e le truppe tedesche alla ritirata oltre confine.
L’arrivo di Roosevelt sulla pista di cemento dell’aeroporto di Castelvetrano così lo descrive uno dei più famosi reporter di guerra al seguito delle truppe Usa, Rick Atkinson, nel suo libro di memorie, Il giorno della battaglia (Mondadori, 2015): «Ai piedi della scaletta lo attendevano sull’attenti i generali George Patton e Mark Clark. Con la falda del cappello alzata per prendere l’ultimo sole mediterraneo, Roosevelt fece il giro dell’aeroporto e poi assegnò a Clark la croce al merito e decorò altri soldati per il loro eroismo. Una fila di ufficiali lo attendeva per salutarlo e quando fu il turno di Patton, il presidente gli tese la mano sorridente e la tenne a lungo tra le sue, dicendogli: «”Generale Patton lei avrà il comando di un’armata per la conquista della Normandia” ».
A Castelvetrano, Patton veniva così perdonato, direttamente dal presidente Roosevelt, per il suo comportamento poco ortodosso tenuto qualche mese prima nei confronti di un giovane fante americano che aveva schiaffeggiato perché, preso dall’ansia, il soldato americano aveva disatteso agli ordini e lasciato il suo posto di combattimento.
Seppure di breve durata, la visita di Roosevelt alla base aerea di Castelvetrano fece notizia in tutto il mondo: ne parlò, qualche giorno dopo il quotidiano australiano The Advertiser. E non mancarono all’evento gli operatori dell’Istituto Luce, che immortalarono, in un servizio per il loro cine-giornale, Roosevelt a bordo di una jeep mentre passava in rassegna le ordinate truppe americane.
Conclusasi con un cocktail la cerimonia ufficiale a Castelvetrano, Roosevelt ripartì nel pomeriggio per la Tunisia e in nottata per gli States, a seguire e a dirimere ancora le urgenze del conflitto in corso.
Le domande a Maurizio Tosco da Historia Palermo
Come hai scoperto questa storia dimenticata dell’aeroporto di Castelvetrano?
Come in un film di Pif: per caso una domenica incontro un anziano castelvetranese che sapeva della mia passione per lo sbarco in Sicilia. Mi dice che a casa ha delle fotografie di camion americani che trasportano feriti, e conclude sottolineando «Mi rissiro che a Castelvetrano è venuto il presidente Roosevelt… Ma a mia mi pare ‘na minchiata!»
La cosa pareva davvero enorme, così poche ore dopo, ero già al lavoro all’interno dei siti militari e degli archivi statunitensi.
3. Oggi i castelvetranesi ricordano questo fatto? Come stanno accogliendo queste informazioni importantissime per la storia della loro città?
Nel 2015 il sindaco di Castelvetrano e la presidente del Rotary hanno creato le condizioni per una presentazione ufficiale dei “backstage” in mio possesso, girati dai cineoperatori statunitensi l’8 dicembre del 1943 all’aerodromo di Fontanelle. La presentazione è avvenuta l’8 dicembre presso il teatro Selinus a Castelvetrano, con una grande partecipazione di cittadini.
Nel 2018 RCV Network mi ha invitato alla redazione del palinsesto della trasmissione radiofonica La meglio gioventù, con la quale in sette puntate abbiamo narrato questa pagina di storia castelvetranese. La trasmissione ha avuto una grande accoglienza da parte dei cittadini. Inoltre, TV2000 mi ha fatto una intervista nell’aerodromo, e il quotidiano on-line Castelvetrano Selinunte ha divulgato spesso le notizie riguardanti le mie ricerche per la redazione del libro.
Grazie a tutti loro, i castelvetranesi hanno approfondito la conoscenza di questo fatto straordinario e mi dimostrano tutt’ora il loro interessamento.
4. Come si sono svolte le tue ricerche?
Inizialmente il mio interlocutore principale è stato un giornalista militare e storico tedesco con il quale ci siamo scambiati molte informazioni preziose riguardanti il capitano statunitense Philip Curtis Lewis – il comandante dell’Allied Military Government of Occupied Territory (AMGOT) a Castelvetrano – che è stato il testimone chiave di quel pomeriggio. Poi ho approfondito le ricerche presso molti archivi tra i quali quello del National Archives and Records Administration, del The National WWII Museum a New Orleans, della FDR Presidential Library & Museum e della Library of Congress.
Per l’introduzione del libro ho utilizzato le informazioni che ho ricavate sia dagli articoli di Tom Wolf, che è stato il corrispondente di guerra del giornale Miami News in Sicilia ed a Castelvetrano. Per lo straordinario materiale fotografico proveniente dagli album personali di alcuni tra i militari che si trovarono quel pomeriggio all’aeroporto di Fontanelle, rimango perennemente grato alla Airborne Troop Carrier, National WWII Glider Pilots Association che con grande entusiasmo per la mia ricerca e la pubblicazione di questo libro, assieme ad amicizia e disponibilità eccezionali, mi ha trasferito tramite il suo responsabile per l’Europa, la copia di tutto quel che possiede sul Troop Carrier Group di stanza a Castelvetrano nel 1943. A tutto ciò ho aggiunto il frutto delle mie letture sull’operazione Husky e sull’attività di spionaggio ad essa collegata.
5. Un presidente americano in Sicilia in piena Seconda Guerra mondiale è un evento importante. Quali sono state le ragioni di una decisione del genere e quali sono stati gli effetti sul conflitto?
Le ragioni sono legate a ciò che avveniva dietro le quinte della politica ufficiale tra americani, inglesi e russi nel corso della Campagna d’Italia e del cosiddetto “Ciclo delle Conferenze”. Mi riferisco In particolare alle manovre segrete che gli alleati inglesi avevano intrapreso con la nobiltà siciliana, e quelli russi con i comunisti italiani, ed entrambi con i cosiddetti “Separatisti”.
Come ho scritto nel libro, la decisione del volo verso Castelvetrano è stata presa quasi “un giorno per l’altro” – prima che il presidente Roosevelt rientrasse negli Stati Uniti – quasi certamente per definire la condotta statunitense nel Mediterraneo, in Sicilia e nel proseguimento della Campagna d’Italia.
6. Secondo te, perché questo evento è rimasto così poco conosciuto?
Il motivo è legato al fatto che il Presidente aveva l’abitudine – quasi un “modus operandi” – di non far lasciare traccia o comunque di dare scarso rilievo ai suoi appuntamenti importanti sotto il profilo politico e militare, così come di non far trascrivere il contenuto delle sue conversazioni in quelle occasioni. Ad esso si aggiunge il fatto che il volo a Castelvetrano necessitava di essere mantenuto segreto per motivi di sicurezza eccezionali. Infatti appena sei giorni prima il presidente Roosevelt era scampato, insieme a Churchill e Stalin, al tentativo di assassinio voluto da Hitler, che stava per avvenire in occasione della conferenza a Teheran.
7. Oltre a questa operazione, qual è l’operazione della Seconda Guerra Mondiale che ti affascina di più?
Si tratta dell’operazione Giant two della quale parlo nel libro, ovvero il piano di lancio dei paracadutisti della 82a Airborne sugli aeroporti di Cerveteri e Furbara nei pressi di Roma; e una volta conquistati questi anche su quello di Guidonia. Per una serie di ragioni che spiego nel libro, l’operazione venne annullata con pesanti conseguenze quali il ritardo della liberazione di Roma quindi del resto della penisola, e tutto quel che ciò ha comportato per la popolazione.
8. Hai lavorato sul territorio per la salvezza della memoria e dei luoghi di memoria. Come possiamo fare oggi per non perdere tutto in questo momento chiave quando la generazione che ha conosciuto la Seconda Guerra Mondiale sta purtroppo scomparendo?
Penso che grazie alla facilità di poter registrare e filmare, quindi divulgare in Rete, si debbano cercare, registrare e filmare i testimoni del Conflitto ancora in vita, cominciando dai propri familiari e conoscenti. Contemporaneamente elaborare progetti; nel mio caso nel 2015 avevo proposto all’amministrazione comunale di Castelvetrano di realizzare un piccolo museo dell’8 dicembre del 1943 nel quale mostrare i filmati, le fotografie, i giornali e i documenti in mio possesso e – magari – quei tanti altri che saranno nei cassetti e negli album di famiglia dei castelvetranesi.
Infine, portare le persone nei luoghi – come tu sai fare molto bene – per far “vedere” e “vivere” quei fatti attraverso la narrazione dei testimoni e degli studiosi.
9. Sai che sono francese e che per noi il 6 giugno 1943 (data dello sbarco in Normandia) è un giorno molto ricordato. Come mai secondo te non c’è questo interesse per lo Sbarco in Sicilia, il primo sbarco avvenuto in Europa, quasi un anno prima della Normandia?
Negli anni mi sono posto infinitamente questa domanda, perché è davvero incredibile che lo sbarco sulla costa della Normandia: vale a dire una versione “ridotta” dello sbarco in Sicilia, abbia così tanto riscontro storico e commemorativo.
Come ho sottolineato nel libro, la partita che si è giocata in Sicilia tra i Tre Grandi: Roosevelt, Churchill e Stalin è stata un intrigo di altissimo livello per garantirsi il destino della Sicilia, del Mediterraneo, dell’Italia e dell’Europa. Col “senno di poi” noi sappiamo cosa è significato trovarsi sotto l’influenza statunitense; ma come sarebbe stata la storia della Sicilia, del Mediterraneo, dell’Italia e dell’Europa, se fossero cadute sotto il dominio della Corona britannica e il suo governo di stampo colonialista, oppure sotto l’influenza del comunismo sovietico?
Il movimento “Separatista” poi, ha appoggiato e poi avversato “tutti e nessuno”. Bruciando così le grandi potenzialità di offerta e contraccambio che avrebbe potuto portare sul tavolo delle trattative – ancora molto “scivoloso e incerto” per i Tre Grandi – i quali, pur di dominare la Sicilia quindi controllare il Mediterraneo “militare e commerciale” assieme al destino politico dell’Italia, probabilmente sarebbero stati disposti a concedere molto sia al popolo siciliano sia al suo Governo.
Dunque, sono convinto che si sia ingigantito ad arte il fatto mafioso proprio per intorbidare la verità su “quel che sarebbe potuto essere e non fu” per il futuro della Sicilia, dei siciliani e dell’Italia, dal 1943 sino ai giorni nostri. Una tattica tutta italiana a noi tutti tristemente nota, che continua a pesare sull’immagine di quest’isola straordinaria, dei suoi abitanti e sulla commemorazione più adeguata alla dimensione militare e allo spessore politico dello Sbarco.
Fonte : Documenti storici, LA Repubblica
Il Circolaccio
Salvo Serra
Ricostruzione ridicola. Roosevelt atterrò a Castelvetrano per incontrare il principe di Cerchiara, capo dei servizi segreti di Salo’ nell’Italia occupata ed assicurarsi che l’intendi mento di Iunio Valerio Borghese di attaccare il porto di NewYork con due minisommergibili non venisse concretizzata. Borghese da quel momento diventò un agente dell ‘OSS.