“Domenica 19 luglio, saranno trascorsi 28 anni da quando in via D’Amelio furono uccisi Paolo Borsellino e gli agenti della scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli ed Eddie Walter Cosina. Quest’anno, per colpa del coronavirus – o forse grazie al coronavirus – molti eventi non avranno luogo fisicamente nei soliti posti dove da anni assistiamo a sterili passarelle politiche e alle comparsate di taluni paladini di un’antimafia parolaia e di facciata, alcuni dei quali di recente finiti nelle cronache dei giornali per attività illecite”.
Così, Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei familiari vittime di mafia dell’associazione ‘I cittadini contro le mafie e la corruzione’.
“Non avrei partecipato comunque ad alcun evento commemorativo della strage, che vide unico sopravvissuto l’agente Antonio Vullo, e quest’anno in particolare, vista l’indifferenza che noi, la cosiddetta ‘società civile’, stiamo dimostrando rispetto le responsabilità e i depistaggi che emergono dal processo in corso a Caltanissetta, nel quale è imputato Matteo Messina Denaro perché considerato tra i mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio.
Ho sperato – continua Giuseppe Ciminnisi – che l’attività svolta dalla Procura di Caltanissetta ci portasse a prendere atto degli errori che abbiamo commesso nel concedere fiducia a falsi paladini della giustizia e a quanti su questi tragici eventi hanno fatto brillanti carriere. L’ho sperato invano, purtroppo non sempre, e non per tutti, è facile ammettere i propri errori. Ma i depistaggi non si fanno da soli, non possiamo accusare solo qualche falso pentito senza pensare a una regia occulta che ne ha tirato le fila. I nostri errori, e il nostro attuale silenzio, sono altrettanto colpevoli.
Sono figlio di una vittima innocente di mafia, così come i tanti che rappresento all’interno dell’associazione alla quale appartengo, hanno pagato con la vita dei loro cari un orrendo tributo alla cancrena mafiosa che affligge la nostra regione.
Forse per questo motivo, più che ad altri, mi addolora assistere all’ipocrisia e all’inconcludenza con la quale si partecipa a molti incontri e dolorose commemorazioni. In questo momento, avremmo dovuto chiedere tutti insieme che venga fatta piena luce sui misteri che riguardano le stragi del ’92, anziché far finta di non accorgerci di nulla.
Da parte mia, e di quanti si sentono da me rappresentati, voglio testimoniare piena fiducia nel lavoro della Procura di Caltanissetta, con la speranza di poter un giorno ricordare l’anniversario della data in cui ebbero Giustizia i Giudici Falcone e Borsellino, la moglie di Falcone e i componenti delle loro scorte, barbaramente trucidati dalla vile mano assassina di “cosa nostra”.
Fino a quel giorno, non prenderò più parte a eventi commemorativi delle due stragi.
Giuseppe Ciminnisi
Coordinatore Nazionale
Familiari Vittime di mafia
Ass. “I Cittadini contro le mafie e la corruzione”