Il potere mafioso in Provincia di Trapani, secondo l’attenta ricostruzione della Commissione Antimafia del 1971, per molti anni, vide Salemi, Vita e Santa Ninfa al centro del potere mafioso, economico e politico del territorio belicino. In particolare Salemi, con la presenza dei Salvo, ebbe un ruolo strategico. Questo lascito mafioso, fu ereditato dalla mafia di Castelvetrano
A leggere le pagine della relazione datata 2 luglio 1971 si rimane basiti. L’attualità degli argomenti scritti allora sorprende.
Quella antimafia che scrive libri sotto dettatura e con notevoli errori non parla di queste cose
Sorprende anche l’incapacità o la superficialità dello Stato a contrastare i fenomeni corruttivi mafiosi già da quel periodo storico. L’intreccio mafia-politica e affari , viene lanciato dalla mafia del Belice e di Salemi in particolare , come metodo operativo per far soldi , dal boss sanguinario Salvatore Zizzo. Non è un caso che a Salemi poi, i cugini Salvo, diventarono potenti esattori.
Zizzo , era il capo incontrastato della mafia trapanese. Mòrì di malattia . Come dicono i mafiosi :”nel suo letto”.
In modo misterioso, lasciò il suo potere alla famiglia mafiosa di Castelvetrano che divenne luogo di potere mafioso attraverso i Messina Denaro . Don Ciccio Messina Denaro, di fatto, riceverà il bastone di “capo” non direttamente dal boss di Salemi. Fu con l’appoggio di Peppino Rizzo un boss castelvetranese, morto alla fine degli anni 70 , a sua volta insediato da Zizzo, di cui era fedele amico, che avvenne il transito dei poteri. Rizzo era un boss molto quotato. Usava il locale di un famoso Salone da Barba per incontrare tutti: dai politici agli uomini d’affare. Non aveva figli maschi. Solo due ragazze. E la mafia non accetta donne. anche questo elemento portò Rizzo a scegliere Don Cicco e suo figlio Matteo.
Uno dei momenti cruciali della storia mafiosa di Castelvetrano del dopoguerra che va ricordato è l’accordo tra un boss, o meglio, un uomo d’onore vecchio stampo come, don Pippino Rizzo e Ciccio Messina Denaro , padre del super latitante e sostenitore con i corleonesi della mafia degli affari e stragista. Questo passaggio di consegne avviene negli anni 70 e senza colpi di lupara. Perchè tutto questo potere costruito in molti anni di omicidi e appalti dato a loro?
A questo proposito il parlamentare del PCI Pio La Torre così scriveva nella relazione di minoranza della Commissione antimafia: ” La Democrazia Cristiana Trapanese.. è oggi in mano ad un gruppo di potere che è dominato dalle famiglie dei Salvo di Salemi, che, come è noto, controlla le famose esattorie comunali di cui si è tanto occupata la nostra Commissione…Negli ultimi anni, si è avuta una prevalenza netta del gruppo Salvo sugli altri (gruppi) e il delinearsi di una loro volontà di controllo della provincia. Questo indipendentemente da tutte le analisi, evidentemente non comprovate, sul traffico di droga che li avrebbe visti finanziatori di una rete distributiva nella quale sarebbe stato rilevantissimo il ruolo di Salvatore Zizzo e di gruppi Alcamesi”.
CAMERA DEI DEPUTATI • SENATO DELLA REPUBBLICA
COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA
SUL FENOMENO DELLA MAFIA IN SICILIA
IL PRESIDENTE
Roma, 2 luglio 1971
Prot. n. C/3048
All’Onorevole
Prof. Dott. Amintore FANFANI
Presidente del Senato della Repubblica
http://www.senato.it/documenti/repository/relazioni/archiviostorico/commissioni/Leg5_2_quater.pdf
ROMA
Dai verbali
Salvatore Zizzo fu Biagio e fu Daidone
Lucia è nato a Partanna il 18 gennaio 1910;per moltissimi anni risulta residente a Salemi, proveniente da Vita, dove originariamente era di condizioni agricoltore. Dalla
situazione di famiglia rilasciata dal comune di Vita in data 28 gennaio 1931, però,risulta di condizione « possidente ».
Il padre, deceduto in carcere nel 1923,
era un « temibile » e « pericolosissimo pregiudicato per gravi delitti contro la persona ed il patrimonio ». La madre ed i fratelli (Antonina, Giacomo, Sebastiana, Maria, Crocifissa e Benedetto) « sono pure
pregiudicati » ed altrettanto dicasi per « i
cognati Pizzitola Nicolò, Leone Gaetano e
Leone Giuseppe » implicati in numerosi
omicidi. Zizzo, pertanto, ha sempre vissuto
in ambiente familiare corrotto.
Ha frequentato la 4a
classe elementare
e risulta celibe, anche se lungamente fidanzato con la signorina Pizzitola Vita di Filippo, nata a Santa Ninfa il 1° gennaio
1923, sorella del già menzionato « temibile
pregiudicato e noto capo mafia » Pizzitola
Nicolò.Proveniente da una famiglia di abituali
carcerati o latitanti, entrò giovanissimo
nelle cronache giudiziarie della zona assumendo ben presto una posizione di preminenza, tale da farlo considerare per lungo
tempo il capo incontestato della mafia di
Salemi e dintorni.
Salvatore, da Salemi, è un tipico
esponente della delinquenza mafiosa.
I delitti in cui risulta implicato ricoprono l’intero arco della sua esistenza, e vanno dall’omicidio dei fratelli Perricone (1929-
1932) al sequestro, uccisione e occultamento di cadavere del notaio Tommaso Triolo (1948) e alla soppressione degli affiliati Pietro Cordio e Giuseppe Martino (1956-57);
da numerosi abigeati, alla distruzione mediante cariche esplosive all’attrezzatura
meccanica della concorrente impresa G.E.M.
di Bruno Salvatore, al cospicuo traffico di
stupefacenti, fino al racket degli appalti nei
paesi terremotati. Gran parte di queste attività delittuose egli le compie in sodalizio con Palmeri Giuseppe, di Santa Ninfa, della cui impresa di costruzioni è socio di fatto e finanziatore. Con estrema disinvoltura e con assoluta iattanza egli passa dall’uno all’altro campo dell’attività mafiosa, non arrestandosi di fronte ad alcun ostacolo, perseguendo con costante spregiudicatezza la realizzazione dei propri programmi, che lo portano a compiere operazioni finanziarie di rilevante entità.
Anche la biografia dello Zizzo porta a
confermare che un’attività criminosa di
tale intensità, vastità e durata può reggersi
solo grazie alla sensazione di un’impunità
che si consegue attraverso consistenti protezioni. Manifestazioni di tali collusioni sono l’appoggio costantemente ricevuto presso
alcuni esponenti amministrativi (fra i quali
il professor Corrado De Rosa), la copertura
di cui, verosimilmente in relazione a quelle
alte protezioni, potè godere da parte di più
che un ufficiale e comandante di stazione
dell’arma dei carabinieri, riuscendo così a
sottrarsi all’applicazione di misure di sicurezza; l’appoggio presso la Banca del Popolo di Mazara, che gli consentì di portare
in un solo anno lo scoperto da 7 a 100 milioni.
Tali circostanze risultano chiaramente dai rapporti e informazioni delle autorità riportati in relazione e consentono quindi di concludere che nello Zizzo va riscontrato un tipico caso campione di attività mafiosa strettamente compenetrata all’esercizio non regolare di una parte del
potere amministrativo, finanziario e politico
“La procura di Trapani, nel rapporto
inviato al procuratore generale di Palermo in data 27 luglio 1963 dice che, anni or sono, il maggiore dei carabinieri Simo
è stato costretto a dare parere contrario
al soggiorno obbligato per il nominato
Zizzo Salvatore a seguito di intervento di
alti esponenti della D.C. che sarebbero
responsabili”.
« La prego pertanto di svolgere le occorrenti indagini ai fini dell’espletamento
della richiesta stessa e di trasmettermi un
dettagliato rapporto ».
LA SITUAZIONE ECONOMICA DI ZIZZO
Con istanza del 2 aprile, diretta al Ministero dell’interno, il soggiornante obbligato
« trovandosi in condizioni economiche e finanziarie dissestate tali da rasentare la povertà, fra l’altro in condizioni di salute malferma … per cui è reso inabile a qualsiasi
proficuo lavoro, chiede, in mancanza di una
qualsiasi pur minima fonte di guadagno, la
corresponsione di un sussidio giornaliero
di assistenza, che gli consenta di sostenere
le più indispensabili spese della vita quotidiana ».
Le informazioni sulle condizioni economiche dello Zizzo, che conseguentemente
vengono assunte, sono in netto contrasto
tra loro.
Scrive infatti il maresciallo Luciano
Coppolino, comandante la stazione carabinieri di Salemi:
«… Trovasi attualmente in grave dissesto economico finanziario, avendo egli dovuto vendere, nel dicembre 1963, l’intera sua
proprietà estesa ettari 50, per l’ammontare
di circa 22 milioni, somma questa che gli è
servita per pagare parte dei suoi debiti che,
a quanto risulta, ammonterebbero a circa
200 milioni. Lo Zizzo, in atto, non possiede
beni di sorta, né alcun reddito né altri proventi. In analoga situazione si sono venuti
a trovare i suoi familiari seco conviventi,
tuttora residenti in Salemi. Si restituisce
pertanto l’allegata istanza con accluso certificato medico, significando che lo Zizzo
non si ritiene in grado di mantenersi a sue
spese nella località di obbligato soggiorno ».
Salemi “capitale” delle decisioni mafiose
In merito a tali circostanze, il comandante della Legione carabinieri di Palermo,
interessato per le indagini, scrive:
« Il sisma del gennaio 1968, che più gravemente colpì la zona del trapanese, impose nella tragicità degli eventi, urgenti problemi inerenti all’alloggiamento dei sinistrati, alla ricostruzione dei centri distrutti,
alle opere di civilizzazione, eccetera, con
stanziamenti di ingenti somme da parte
dello Stato, della Regione e di altri enti.
« La possibilità di trarre illeciti profitti,
favorita dall’estrema urgenza dei lavori, non
fu inizialmente oggetto di interesse da parte delle cosche mafiose, soprattutto per l’assenza dell’esponente Zizzo Salvatore, sottoposto all’obbligo del soggiorno fuori della
Sicilia, e del latitante Palmeri Giuseppe,
colpito da mandato di cattura per associazione per delinquere e traffico di stupefacenti.
« Nel periodo successivo al sisma, con
il rientro nei luoghi di origine dello Zizzo
per cessata misura di prevenzione, e del
Palmeri, assolto dalla corte di appello di
Roma per insufficienza di prove dall’imputazione di cui sopra, questa legione sollecitò l’Arma competente ad una attenta ed
approfondita attività di vigilanza e di controllo nei riguardi dei maggiorenti mafiosi
al fine di prevenire ogni loro illecita attività.
« Fu proprio, infatti, attraverso questa
opera di osservazione costante e vigile che
fu possibile avvertire come la pericolosità
« Fu proprio, infatti, attraverso questa
opera di osservazione costante e vigile che
fu possibile avvertire come la pericolosità
sociale dello Zizzo e dei suoi accoliti stesse
per rinnovarsi specie nel quadro di una ripresa dei contatti e degli atteggiamenti intesi a riaffermare la loro autorità, onde
trarre — come per il passato — da azioni
illecite, equivoche od intimidatorie proventi
e disonesti guadagni.
« In particolare, l’attività informativa
permise di stabilire che lo Zizzo aveva riallacciato rapporti con i mafiosi Di Prima e Palmeri per organizzare un piano di ingerenza, di « protezione » e di speculazione nel
settore degli appalti nei paesi terremotati,
mediante il versamento di tangenti da parte
delle ditte appaltatrici, ovvero ostacolando
la regolarità delle gare di appalto.
« Difatti, in Santa Ninfa, anche se pubblicamente non se ne fa parola, è conosciuta la vicenda della primavera del 1969, epoca
in cui il genio civile di Trapani indisse una
gara di appalto per l’esecuzione dei lavori
di civilizzazione di un lotto di ricoveri, siti
in quella contrata Fosso-Pertuso, per l’importo di lire 150 milioni.
« All’asta di appalto parteciparono le imprese edili Durante e Funaro, entrambe di Santa Ninfa, ma l’esecuzione dei lavori fu
assegnata a quest’ultima che risultò unica
concorrente, per essersi la prima ritirata.
« In merito alla suddetta vicenda, non è
stato possibile acquisire concreti elementi
di riscontro, ma l’attività dei mafiosi, volta
ad affermare e riaffermare il “rispettoso
ossequio”, è da sempre un chiaro sintomo
della loro pericolosità sociale ».
Con il già menzionato rapporto del 3
aprile 1970, il prefetto di Palermo aggiunge:
« In tale periodo c’è chi ha visto il Paimeri conversare “da buoni amici” con il Durante; quest’ultimo, successivamente,
non si presentò ad altre aste di appalto,
accontentandosi di eseguire lavori di modesta consistenza.
« Anche la ditta Marchese, da Castellammare del Golfo, attualmente operante nelle
zone terremotate, vivrebbe all’ombra di una
cosca mafiosa di quel centro, capeggiata
da certo “Don Mariano”, compagno di ventura degli “amici di l’amici” Bonventre Giovanni, Plaia Diego, Palmeri Giuseppe e Di
Prima Vito.
« Pertanto, sulla base delle risultanze
acquisite, l’arma dei carabinieri ha inoltrato motivate segnalazioni al procuratore
della Repubblica di Trapani per l’applicazione di adeguate misure di prevenzione a
carico di:
— Bonventre Giovanni, da Castellammare del Golfo, condannato ad anni 5 di
soggiorno obbligato nel comune di Casalincontrada (Chieti);
— Plaia Diego, da Castellammare del
Golfo, condannato ad anni 3 di soggiorno
nel comune di Grottaglie (Taranto);
— Palmeri Giuseppe, da Santa Ninfa,
condannato ad anni 3 di soggiorno obbligato nel comune di Cittadella (Padova);
— Di Prima Vito, condannato ad anni 2
di soggiorno obbligato nel comune di Castellanza (Varese);
— Zizzo Salvatore, da Salemi, in atto
detenuto in esecuzione di ordine di custodio precauzionale, in attesa di applicazione
di una misura di prevenzione.
« In particolare, circa l’attività dello
Zizzo, l’arma dei carabinieri ha fatto riferimento nella proposta, inoltrata alla procura della Repubblica in data 8 febbraio
scorso, ad una ripresa dei rapporti con il
mafioso Di Prima Vito, da Santa Ninfa, per
organizzare un piano di ingerenza, di protezione e di speculazione nel settore degli
appalti nei paesi colpiti dal sisma del 1968.
« In proposito, ha fatto cenno ai rapporti esistenti tra Zizzo ed il suddetto Paimeri Giuseppe, noto mafioso di Santa Ninfa,
elemento ben addentrato nel settore dell’edilizia.
« Con tale provvedimento, in definitiva
si è inteso prevenire ogni ingerenza, protezione e speculazione da parte dei sunnominati esponenti mafiosi e consentire, in
tal modo, il regolare conferimento degli
appalti per la ricostruzione dei centri distrutti, pur non essendo emersi elementi
utili, in linea probatoria o indiziaria, a confermare l’attività attribuita allo Zizzo mediante l’identificazione di concrete manifestazioni ».
La posizione dello Zizzo Salvatore è
stata successivamente definita in quanto il
medesimo in data 11 ottobre 1970, è stato
inviato per cinque anni al soggiorno obbligato a Casanova Lerrone (Savona).
LE ATTIVITÀ IMPRENDITORIALI DI ZIZZO E PALMERI nel belicino
Per quanto concerne l’attività imprenditoriale svolta, risulta che Zizzo Salvatore si iscrisse il 18 maggio 1960 (n. 34437) alla
camera di commercio di Trapani, quale imprenditore edile, ma in data 5 novembre
1963 denunciò la cessazione dell’impresa
fin dal 20 novembre 1960. Non fu mai iscritto nell’albo degli appaltatori di opere pubbliche.
In effetti egli operò, a partire quanto
meno dall’I 1 febbraio 1968, quale socio di
fatto (o, come risulta dal contratto, socio
di una società semplice) con Palmeri Giuseppe impresario edile, iscritto alla camera
di commercio di Trapani fin dal 25 settembre (n. 18123) e nell’albo regionale degli
appaltatori di opere pubbliche per « lavori
stradali di terra e murari » e per « lavori
edili in cemento armato » dall’11 aprile
1956 per la categoria fino a 25 milioni e
dal 25 febbraio 1958 per quella fino a 100
milioni (n. 232 elenco pubblicato nel 1963).
L’iscrizione del Palmeri dà luogo a notevoli dubbi.
L’articolo 11 della legge regionale 9 marzo 1953, n. 7, istitutiva dell’albo regionale, dispone che per ottenere l’iscrizione nell’albo regionale gli imprenditori devono presentare, tra l’altro, i seguenti documenti:
a) certificato di cittadinanza italiana;
b) certificato generale del casellario
giudiziale e certificato dei carichi pendenti,
debitamente legalizzati, in data non anteriore rispettivamente a mesi 2 ed a mesi 1
dalla domanda di iscrizione;
e) certificato di buona condotta morale rilasciato dal sindaco, di data non anteriore a mesi 2 della domanda di iscrizione;
d) certificato della camera di commercio, industria e agricoltura comprovante
l’attività specifica della ditta o società.
Alla lettera /), per le società commerciali,
si richiede un documento della stessa camera « dal quale risulti che la società non
trovasi in stato di liquidazione, fallimento
o concordato e che le suddette circostanze
non si sono verificate nel quinquennio anteriore a tale data ».
L’articolo 19 prevede la cancellazione
dall’albo: … b) per coloro che hanno riportato una condanna passata in cosa giudicata per delitti contro il patrimonio…; g)
per fallimento o liquidazione ».
Per quanto il testo della legge sia difettoso (taluni divieti sono previsti espressamente per le società e non per i singoli
imprenditori; oppure come causa di esclusione e non di inammissibilità di iscrizione), l’interpretazione logica delle norme
porta a rilevare l’inammissibilità dell’iscrizione del Palmeri, condannato il 1° luglio 1953 dal tribunale di Siracusa a mesi 10 e
giorni 8 di reclusione ed alla multa di lire
7.700 per furto aggravato, sia pure con la
condizionale e gravemente pregiudicato per
omicidi, estorsioni, contrabbando e traffico
di stupefacenti.
Anche prescindendo dal « Nulla » risultante dal certificato del casellario giudiziale indicato alla lettera e, 2, della nota 01377/
DR/151 senza data della Regione siciliana,
sono evidentemente falsi i certificati di buona condotta, dei carichi pendenti alla procura e di quelli pendenti alla pretura (lettera e, 3, 4 e 5) nonché il certificato della
camera di commercio, tenuto conto che il
Palmeri era stato dichiarato fallito dal tribunale di Trapani il 15-20 gennaio 1953.
— 266 —
Atti Parlamentari Senato della Repubblica
V LEGISLATURA — DOCUMENTI — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
Il Palmeri fu invece dichiarato decaduto
dall’albo soltanto il 4 gennaio 1964 per
omessa presentazione della documentazione.
Per il periodo precedente alla costituzione dell’albo, per concorrere alle gare si richiedeva il certificato del casellario, il
quale era, nel caso, ovviamente negativo.
È evidente perciò che le norme dirette a
consentire la riqualificazione sociale del
condannato, sono utilizzate a favore di elementi particolarmente pericolosi per la società.
L’esistenza di una società di fatto ZizzoPalmeri risulta, come si è visto, oltre che da numerosi atti ufficiali, dalle stesse dichiarazioni dello Zizzo, nell’istanza presentata
I’ll febbraio 1958 al questore di Trapani
per ottenere la revoca della diffida.
Dal contratto in data 16 aprile 1959
emerge che, mentre tutti gli appalti sarebbero stati conclusi dal Palmeri, « il solo
iscritto all’albo » (paragrafo 5), l’amministrazione e la rappresentanza sociale spettano ad entrambi i soci congiuntamente
(paragrafo 6), pur essendo consentito allo
Zizzo di « intestare a suo nome i conti bancari e di fare da solo i necessari prelevamenti (paragrafo 7). Nel paragrafo 8 si precisa che « tutte le somme necessarie per lo
svolgimento delle attività sociali sono state
e saranno approntate dal socio Zizzo Salvatore, mentre il socio Palmeri Giuseppe
dovrà prestare, continuativamente, la sua
personale attività tecnica ».
Gli utili e le perdite dovevano essere distribuiti in parti uguali (paragrafo 9); la contabilità doveva essere tenuta dallo Zizzo
(paragrafo 10). In merito il dottor Salvatore Spina, segretario dei consorzi di bonifica Delia-Nivolelli e Casale Tre cupole
ebbe a dichiarare: « Mentre confermo che
lo Zizzo Salvatore non ha mai ottenuto o
nemmeno richiesto appalto alcuno da questo consorzio (nel caso il Delia-Nivolelli),
faccio presente che egli ebbe modo di svolgere il proprio interessamento presso di noi in relazione ai lavori affidati in appalto
a Palmeri Giuseppe ».
Da ciò emerge che per esaminare l’attività imprenditoriale svolta dallo Zizzo occorre rilevare quella del Palmeri al quale
sono stati aggiudicati gli appalti di cui all’elenco allegato a pag. 270.
Dall’esame dei fascicoli, se non emergono gravi turbative, come accordi tra i concorrenti, minacce, eccetera, si rilevano le
seguenti anomalie:
a) Invito: risulta che il Palmeri ritirò
personalmente la lettera di invito e, in un
caso, l’ordine di invitare tutte le imprese
residenti nei comuni di Santa Ninfa, Alcamo, eccetera.
Nel retro del foglio un impiegato propone di invitare 37 ditte, tra cui non v e
quella del Palmeri. Questi viene aggiunto
al 38° posto, con l’annotazione « d’ordine
del delegato regionale ». Sembra evidente
che egli non aveva titolo, se il diligente impiegato ha voluto salvaguardarsi con detta annotazione.
Del resto molti degli appaltatori sono
mafiosi: è sufficiente ricordare i nomi di
Adamo Leonardo da Alcamo, Ciaravolo
Giacomo da Vita, Crimi Leonardo da Vita,
Fileccia Francesco Paolo da Salemi e Robino Calogero da Salemi, tutti iscritti nell’albo ricordato in precedenza.
b) Aggiudicazione: da alcuni documenti in possesso della Commissione, relativi all’appalto di lavori di manutenzione
ordinaria eseguiti nel 1952-53 alla strada
provinciale di Zangara l’aggiudicazione risulta riportata nel repertorio del 16 dicembre 1952; da altri documenti relativi agli
stessi lavori in quello del 16 dicembre
1953 (talune date risultano alterate materialmente). Ricostruendo il procedimento può dedursi che l’aggiudicazione fu fatta a
licitazione privata il 25 luglio 1952 e la
consegna dei lavori avvenne il 30 agosto
1952, che la fornitura di pietrisco e i lavori furono ultimati rispettivamente il 25 ottobre 1952 ed il 10 febbraio 1953 e che
il 24 novembre 1952 fu pagato un primo
anticipo di lire 500.000. Può quindi concludersi che le anomalie sono dirette non La documentazione ritirata non consente sempre di formare una completa graduatoria delle singole offerte: da quella relativa ai lavori di sistemazione della strada provinciale Santa Ninfa verso Castelvetrano
(detta Buturro) si rileva che al Palmeri, che
aveva offerto un ribasso del 19,15 per cento,
seguivano Robino Calogero (19,05 per cento), Adamo Francesco (19 per cento), Funaro Pietro (16,75 per cento), Fileccia Francesco Paolo (15,25 per cento) ed altri, fino al ribasso minimo dell’8, 10 per cento; dal
fascicolo concernente i lavori di trasformazione in rotabile della trazzera Giovenchi, risulta che i migliori ribassi erano stati offerti dal Palmeri e dal Crimi, da quello relativo ai lavori di costruzione di una strada e di bonifica in comune di Mazara del Vallo che essi provenivano dal Palmeri,
dal Fileccia e dal Robino Calogero. Il raffittirsi degli elementi mafiosi verso l’alto fa sorgere il dubbio che essi siano in grado
di falsare la concorrenza — oltre che con
minacce che, come si è osservato, non possono risultare — sia pagando meno la manovalanza e sia non pagando le assicurazioni sociali.
È da rilevare infine la tendenza del Paimeri (e probabilmente di altri) di invitare come « supplente » qualche altro mafioso,
come il Crimi Salvatore, l’Adamo Francesco,
Robino Calogero.
e) Esecuzione: un altro motivo di tranquillità nell’offrire ribassi notevoli potrebbe derivare dalla superficialità nell’esecuzione dei lavori. Gravi inadempienze nell’esecuzione dei lavori furono rilevate dall’avvocatura distrettuale dello Stato: nel caso dei
lavori della trazzera Giovenchi l’esecuzione
ebbe inizio il 10 gennaio 1951, il che comportava l’obbligo della consegna dell’opera per il 10 luglio 1951. L’esecuzione però si
protrasse, tra proroghe lecite ed arbitrarie,
fino al fallimento del Palmeri e, dopo la
consegna dei lavori all’ex supplente Crimi
Salvatore, fino ad una data non precisata
del 1954 (nella delibera provinciale si fa
riferimento soltanto al secondo e ultimo
stato di avanzamento dei lavori redatto il
20 dicembre di quell’anno).
I lavori di manutenzione ordinaria sulla
strada provinciale Santa Ninfa-Castelvetrano relativi al 1958, furono ultimati il 23
gennaio 1959 e il collaudo fu disposto il 22
dicembre 1959, dopo che era pervenuto da
Santa Ninfa un esposto di 94 interessati (il
primo dei quali risulta peraltro sconosciuto), che lamentavano il pessimo stato
della strada. In una lettera del 4 dicembre
1959, la Provincia segnala all’assessorato
regionale « lo stato di intransitabilità della
strada » e comunica che per le condizioni di
bilancio non è stato possibile provvedere
nel 1959 alla manutenzione della rotabile
« tanto che lungo alcuni tratti esistono gravi
interruzioni e notevoli affossamenti » e
chiede un finanziamento di 95 milioni per la
sistemazione della strada. Il collaudo dà
tuttavia atto della regolare esecuzione dell’opera e la contabilità viene approvata.
Per quanto concerne il finanziamento,
è da rilevare che ancora nel luglio 1959
Zizzo e Palmeri sono descritti dal direttore
della Banca del Popolo di Mazara come
« persone molto serie, di ottima moralità ».
Essi godono nel 1960 dei seguenti affidamenti:
— per sconto effetti 8 milioni di lire;
— per scoperto in conto corrente 8 milioni di lire.
L’esposizione però, al 5 agosto, ammonta a lire 22,5 milioni di lire. Nel 1961, per
effetto della concessione di 2 extra fidi di
milioni 3,5, essa giunge a 23 milioni. Nel
1962 viene concesso un ulteriore extra fido
di 6 milioni. Nel marzo 1963 l’esposizione
supera formalmente i 29 milioni.
Soltanto il 19 agosto 1963 Zizzo e Paimeri sono invitati a presentarsi agli uffici della Banca per lo smobilizzo della situa- debitoria. E soltanto in tale occasione risul ta che, in un solo anno lo scoperto effettivo era passato da 7 milioni in gennaio a 44 milioni in maggio, a 72 milioni in giugno, a 86 milioni in settembre per giungere alla punta massima di lire 100.821.545
il 17 dicembre.
Detto scoperto, anche se non rilevabile
a prima vista, perché la scheda del cliente
era influenzata ad ogni fine giornata da un
versamento relativo al giro che serviva a
coprire assegni di pari importo negoziati
su altra piazza a debito del conto e che pervenivano a Mazara il giorno successivo
quando era stato anticipato altro importo
facente parte del giro, non avrebbe dovuto
sfuggire.
Il sistema è infatti molto comune e perciò noto ad ogni funzionario che abbia una
certa esperienza sicché difficilmente può
ammettersi la buona fede anche da parte
di un funzionario di normale diligenza ed
accortezza: bastava prendere atto dell’enorme aumento della scopertura in brevissimo tempo.
È da aggiungere che la guardia di finanza, nel corso delle indagini per contrabbando di stupefacenti, già nel 1961 aveva
denunciato lo Zizzo ed altri per violazioni
alle disposizioni nell’emissione di assegni
bancari.
L’attività economica dello Zizzo denota
una notevole disponibilità di denaro, confermata dalla relativa facilità con cui pervenne allo smobilizzo dell’ingente posizione
debitoria nei confronti della banca.
Tale attività ha carattere imprenditoriale nel periodo 1958-1960 e finanziario nel periodo 1960-1963: in entrambi i casi, però,
è accompagnata dall’esercizio di un evidente
potere mafioso: è sufficiente porre a confronto l’inesistenza di appalti stipulati dal Palmeri nel 1953-1958 con gli otto appalti
conclusi nel periodo 1958-1961 e l’improvviso mutamento del giudizio sulla solvibilità dello stesso. Le difficoltà burocratiche
non esistono per i due, che operano agevolmente l’uno al posto dell’altro. La loro improntitudine è pari soltanto alla faciloneria
con cui opera la pubblica amministrazione
ELENCO DEGLI APPALTI PER COSTRUZIONI STRADALI E DI BONIFICA AGGIUDICATI ALL’IMPRESA
PALMERI GIUSEPPE DA SANTA NINFA.
A) Dall ‘amministrazione provinciale di Trapani:
a) Trasformazione in rotabile della trazzera Giovenchi. Anno 1950 – Contratto
n. 1758 – Rep. 17 agosto 1957 – Importo:
lire 12.333.300.
I lavori vennero conferiti in base a licitazione privata del 16 agosto 1950. L’aggiudicazione, fatta al Palmeri che aveva offerto il maggior ribasso (16,10 per cento),senza superare il massimo previsto dalla
scheda segreta dell’amministrazione, risulta regolare.
b) Manutenzione ordinaria della strada
provinciale del Belice. Anno 1952-53 – Contratto 1938 – Rep. del 21 novembre 1952 –
Importo lire 1.716.300.
L’aggiudicazione fu ottenuta offrendo il
ribasso del 4,15 per cento, molto superiore
agli altri. Al termine dei lavori l’amministrazione realizzò un’ulteriore economia di lire 229.715 (spesa sostenuta lire 1.486.550).
e) Manutenzione ordinaria della strada
provinciale di Zangara. Anno 1952-53 – Contratto n. 2106 – Rep. del 16 dicembre 1953 -Importo lire 1.716.300.
Ribasso d’asta del 4,15 per cento.
d) Manutenzione ordinaria della strada
provinciale di Partanna. Anno 1952-53 – Verbale di licitazione privata n. 1889 di rep.
del 25 luglio 1952 – Importo lire 1.144.200.
II contratto non fu stipudato per il fallimento del Palmeri, sopravvenuto prima dell’esecuzione di qualsiasi lavoro.
e) Sistemazione del Piazzale della Provincia di Raganzili (finanziata dalla Regione). Anno 1958 – Importo lire 17.692.350.
Ribasso d’asta del 16,15 per cento.
f) Manutenzione ordinaria della strada
provinciale di Santa Ninfa verso Castelvetrano, detta del Buturro. Anno 1958 – Contratto n. 2953 del 27 maggio 1958 – Importo lire 3.761.389.
Ribasso d’asta del 3,05 per cento.
B) Da consorzi di bonifica
letti:I) Delia-Nivoh) Costruzione della strada di bonifica
n. 6 – dalla contrada Mar roccia alla contrada Madonna Bona – (/ tronco). Aggiudicato
il 25 gennaio 1958 – Rep. 31801 notaio Polizzi – Importo lire 19.711.785 (compresa
variante).Ribasso d’asta del 9,15 per cento.
i) Costruzione della strada di bonifica
n. 6 (II tronco). Aggiudicato 13 agosto 1959
– Rep. 39671 notaio Polizzi – Importo lire
26.595.000.
Ribasso d’asta del 10 per cento.
1) Costruzione strada di bonifica n. 8
(Salemi-Fiume Grande-Castelvetrano). Aggiudicato 21 marzo 1959 – Rep. 37654, notaio
Giubilato – Importo lire 122.423.050 (compresa variante).
Ribasso d’asta dell’I,75 per cento.