Il patto con i mafiosi per vincere la guerra e respingere i sovietici dalla Sicilia
Il primo esempio di patto tra uomini di Stato e la mafia non è quello dello sbarco del 1943. L’alta mafia , come la definisce qualche intellettuale, con l’appoggio di molti “peri incritati” violenti e sanguinari, ha cercato sempre di fare accordi con il potere dominante. Da vari documenti storici appare chiaro che, l’intelligence americana, sapeva bene come funzionassero le cose in Sicilia anche durante il fascismo. Lo sbarco inizia con un fitto lavoro d’intelligence già in collaborazione con i mafiosi americani. La mafia accettò il patto sporco perchè voleva liberarsi della dittatura fascista, dei tedeschi e per scongiurare l’arrivo delle truppe di Stalin. che con Mori aveva frenato molti interessi e chiese la liberazione di tutti i boss in carcere.Già durante la guerra tornarono in Sicilia mafiosi, sotto falso nome, per preparare lo sbarco. Mafiosi 007 dal cervello fino, guidata da esponenti dei servizi americani. Una delle sedi più frequentate da questi personaggi fu l’Hotel delle Palme di Palermo
Oggi ci si lamenta tanto dei boss scarcerati. E’ già successo in passato. E’ un classico della storia italiana dal dopoguerra. La tecnica più fine si applicò con i processi di mafia degli anni 50/60/70 ,con l’assoluzione “garantita” per “insufficienza di prove”. Una tecnica davvero originale: i boss venivano arrestati e poi liberati con l’avallo di magistrati poco attenti. E’ chiaro che, ogni scarcerazione ha avuto ragioni storiche diverse. Il Coronavirus non era previsto. Nel 1993 la liberazione dei boss resta ancora da capire.
La liberazione e le cambiali da pagare ai mafiosi
Gli americani, subito dopo la liberazione o occupazione se preferite dell’Isola fecero aprire le porte delle patrie galere a tanti boss che finirono per diventare anche politici. Per combattere la mafia e sopratutto investigarla occorre studiare. Un fenomeno così complesso non può essere affrontato da Pm , giornalisti e investigatori senza una adeguata conoscenza. Fino a quando la lotta alla mafia verrà usata per fare carriera o politica, non riusciremo mai a batterla. Falcone e Borsellino lo avevano capito ma erano circondati da molti squali.
1976 Relazione conclusiva della Commissione antimafia presentata alle Camere
“Qualche tempo prima dello sbarco angloamericano in Sicilia numerosi elementi dell’esercito americano furono inviati nell’isola, per prendere contatti con persone determinate e per suscitare nella popolazione sentimenti favorevoli agli alleati. Una volta infatti che era stata decisa a Casablanca l’occupazione della Sicilia, il Naval Intelligence Service organizzò una apposita squadra (la Target section), incaricandola di raccogliere le necessarie informazioni ai fini dello sbarco e della “preparazione psicologica” della Sicilia. Fu così predisposta una fitta rete informativa, che stabilì preziosi collegamenti con la Sicilia, e mandò nell’isola un numero sempre maggiore di collaboratori e di informatori. Ma l’episodio certo più importante è quello che riguarda la parte avuta nella preparazione dello sbarco da Lucky Luciano, uno dei capi riconosciuti della malavita americana di origine siciliana”.
Operazione Underworld
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Meyer “Little Man ” Lansky
1942 gli U-Boot tedeschi fanno affondare nei pressi delle coste dell’Atlantico cinquecento navi statunitensi; è chiaro che sono riforniti di carburante e viveri da spie e traditori, marina e controspionaggio americano non riescono a porre rimedio alla situazione.
Per controllare meglio la zona del porto di New York, da dove salpano i convogli americani, a chi rivolgersi se non alla mafia italo-americana che lì è regina? L’importante è evitare altre perdite e vincere la guerra!
Vengono contattati due boss Joseph “Socks” Lanza e Meyer “Little Man” Lansky (uno dei pochi non italiani ma ebreo antinazista) ed inviati in carcere ad incontrare Charles “Lucky” Luciano che sta scontando una condanna a 15 anni.
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Lucky Luciano arrestato a New York
Luciano accetta (spinto da interessi mafiosi ma anche da interessi economici e patriottici verso la Sicilia occupata. Stalin era un nemico); così grazie all’intervento di Frank Costello “Angel face” e dei fratelli Camardos la mafia sconfigge l’attività filo-nazista di spionaggio al porto di New York.
Inizia così un rapporto di reciproca utilità che coinvolgerà mafia e l’esercito statunitense (tramite i suoi servizi segreti).
1943 Scelta la Sicilia come sede per lo sbarco in Italia, gli alleati sanno di avere un gravissimo problema che rischia di esporre al fallimento l’intera missione: non avere informazioni e contatti sul territorio.
Sfruttando l’abrogazione del “decreto Mori” in Sicilia (con cui Mussolini aveva fortemente limitato le libertà mafiose nell’isola) gli alleati iniziano a “reclutare” mafiosi che esercitano, con i pescherecci, lo spionaggio nel Mediterraneo, danno notizie sulle infrastrutture dell’isola, la dislocazione e la consistenza delle truppe dell’Asse in Sicilia.
La tranquillità nelle retrovie delle truppe che sarebbero sbarcate costituiva la preoccupazione principale dei comandi alleati: fu scelta la Sicilia con la certezza di poter contare, sull’appoggio della mafia.
Luciano chiede di essere messo in contatto con un altro mafioso, Joseph Adonis, boss di Brooklyn che si impegna a reclutare italo-americani con collegamenti in Sicilia. Come sia davvero andata quest’operazione non si sa: la marina ha sempre cercato di nasconderne gli esiti. Quel che si sa per certo, invece, è che alla vigilia dello sbarco il comandante della squadra americana, l’ammiraglio Kent H. Hewitt, scopre di non avere nemmeno un ufficiale in grado di parlare italiano. Ne raccattano sei in fretta e furia, quattro sono originari di New York, e glieli mandano. Sbarcano tra Gela e Licata, con la prima ondata del primo giorno.
La Mafia ed Allen Dulles
allen dulles cia
Allen Dulles capo OSS Europa
Luciano e Lansky furono abilmente manovrati dal loro avvocato Allen Dulles.
La trattativa fra servizi segreti americani e criminali mafiosi passò infatti attraverso l’Office of Strategic Services, (OSS), diretto dal generale William Donovan: gerarchicamente, l’OSS in Europa dipendeva proprio da Allen Dulles , ed aveva la propria sede in Svizzera.
sbarco in sicilia donovan
illiam Donovan capo dell’OSS
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Max Corvo capo OSS Italia
Il diretto dipendente di Dulles in Italia era l’italoamericano Massimo Corvo, di origini siciliane, noto come “Max” e detto in codice “Maral”, numero di matricola 45.
Max Corvo incominciò ad organizzare i propri uomini formando un’unità militare che, fra le forze armate americane era nota come the mafia circle (il circolo della mafia). Stabilì quindi ulteriori contatti con Victor Anfuso, Lucky Luciano, Vito Genovese, Albert Anastasia e altre persone delle organizzazioni criminali italoamericane inserite nell’operazione Underworld, un giovane raccomandato dallo stesso Luciano, Michele Sindona, e anche un certo Licio Gelli.
Licio Gelli prima fascista poi spia dell’ OSS
e complice degli americani contro i comunisti
Operazione ‘Husky’
(10 luglio-17 agosto del 1943)
L’operazione Husky (cane da slitta) fu il primo sbarco alleato sul suolo italiano che, durante la seconda guerra mondiale permise, con l’utilizzo di sette divisioni di fanteria (tre britanniche, tre statunitensi e una canadese) l’inizio della campagna d’Italia. Costituì una delle più grandi azioni navali mai realizzate fino ad allora.
La campagna ebbe inizio con lo sbarco in Sicilia (a Licata, tra Gela e Scoglitti e tra Pachino e Siracusa) delle forze alleate, tra il 9 e il 10 luglio 1943, a cui presero parte circa 160.000 uomini.
Lo sbarco statunitense fu di una facilità estrema, quando il 10 luglio 1943 gli americani sbarcarono sulla costa sud della Sicilia, raggiunsero Palermo in soli sette giorni. Gli americani conoscevano non solo la dislocazione delle batterie e dei reparti italiani, ma anche i nomi degli ufficiali che li comandavano. La popolazione civile, ancora prima dell’armistizio, accolse con applausi e fiori gli invasori, dei quali quasi il 15% era di origine siciliana.
mafia sicilia sbarco
Operazione Husky
“La mafia rinascente trovava in questa funzione, che le veniva assegnata dagli amici di un tempo, emigrati verso i lidi fortunati degli Stati Uniti, un elemento di forza per tornare alla ribalta e per far valere al momento opportuno, come poi effettivamente avrebbe fatto, i suoi crediti verso le potenze occupanti”
(Commissione antimafia)
I soldati italiani catturati se erano siciliani venivano liberati e inviati alle loro case, mentre gli “altri” furono destinati ad una lunga prigionia in Africa o negli Stati Uniti.
La difesa dell’isola, in realtà, non era sicuramente in grado di contrastare efficacemente gli invasori, ma a facilitare lo sbarco delle truppe anglo-americane contribuì fortemente la rinuncia ad inviare la flotta italiana contro le navi alleate nonostante i servizi segreti italiani fossero a conoscenza della data e delle località dello sbarco. Un vero e proprio tradimento che permise alle navi inglesi ed americane di appoggiare tranquillamente con micidiali cannoneggiamenti le operazioni di sbarco e di avanzata delle truppe lungo tutta la costa fino a Messina.
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Calogero Vizzini
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Genco Russo
Anche in quest’invasione l’altro fattore importante fu quello della “compiacenza” d alcuni generali italiani, altrimenti sarebbe veramente inspiegabile il mancato uso della flotta. I più importanti mafiosi locali, Genco Russo e Calogero Vizzini, accolsero gli americani e da essi vennero scelti per rappresentarli sul territorio. addirittura Vizzini fu nominato da un tenente americano sindaco di Villalba; nella cerimonia d’insediamento, fu salutato al grido di “Viva la mafia!”.
Charles Poletti governatore
Max Corvo e la sua squadra vengono sbarcati in Nord Africa a maggio 1943. Poi tre giorni dopo l’attacco, l’unità prende terra a Falconara, vicino a Gela, e si stabilisce nel castello della cittadina. A Melilli Corvo incontra padre Fiorilla, parente di uno dei suoi uomini e parroco di San Sebastiano, poi è ad Augusta, sua città natale, per reclutare collaboratori locali. Intanto gli agenti dell’OSS occuparono le isole più piccole intorno alla Sicilia, fra cui Favignana e liberarono dalla prigione numerosi boss della mafia, che furono arruolati nel servizio dell’OSS, circa 850 “uomini d’onore” raccomandati dai capi mafiosi siciliani, che dopo l’occupazione assunsero cariche pubbliche nell’amministrazione militare del colonnello Charles Poletti: in provincia di Palermo ci furono 62 sindaci mafiosi.
L’atteggiamento del Governo militare fu ispirato a criteri utilitaristici; sta di fatto, però, che quest’apertura verso gli “amici degli amici” permise in breve alla mafia di riorganizzarsi, di riacquistare l’antica, indiscussa influenza. Aveva sempre cercato l’alleanza con il potere (anche con quello fascista, agl’inizi) ma per la prima volta le veniva conferito un crisma di legalità e di ufficialità che le consentiva d’identificarsi con il potere. I “nuovi quadri” saldarono o ripresero solidi legami con la malavita americana, indirizzandosi verso il tipo di criminalità associata “industriale” caratteristico del gangsterismo USA nel periodo tra le due guerre.
Non ebbero nessuna importanza i cinquantuno delitti di cui erano accusati e il fatto che erano analfabeti; anche gli oltre cinquecento mafiosi confinati ad Ustica furono immediatamente liberati e tra essi il governatore americano Charles Poletti scelse i suoi più validi collaboratori, intorno a quali incominciarono a ruotare altri personaggi, i “politici”, pur essendo vietata nell’isola qualsiasi attività politica.
Questi erano i “separatisti” che organizzavano liberamente pubbliche riunioni cui partecipavano anche ufficiali americani in divisa (rilevanti, per la causa, furono le stragi del bandito Salvatore Giuliano).
Intanto incominciò a crescere l’interesse del capitale americano per la Sicilia, anche in seguito alle sollecitazioni del capo del movimento separatista (nato il 28 luglio 1943, il cui simbolo era giallo/rosso con tre gambe) Andrea Aprile Finocchiaro, il quale millantava appoggi alleati inglesi e francesi, poi rivelatisi infondati in quanto non era ben vista un indebolimento dell’Italia, mentre il movimento era molto ben visto in America, soprattutto fra gli emigranti. Vi erano anche dei comitati italo-americani, diretti da Fiorello La Guardia e dal giornalista Max Johnson, che appoggiavano il Movimento per la quarantanovesima stella, guidato in Sicilia da Calogero Vizzini e dal gangster Vito Genovese, ufficiale dell’esercito americano.
Da non sottovalutare inoltre che nel 1943, Vito Guarrasi, con il grado di sottotenente di complemento del servizio automobilistico fu presente alla firma dell’Armistizio di Cassibile assieme al generale Giuseppe Castellano, in qualità di suo aiutante di campo. In un rapporto del 27 novembre 1944 indirizzato al Segretario di Stato USA, il console generale americano a Palermo Alfred Nester affermò che Vito Guarrasi, assieme ad altre personalità dell’isola, fu presente ad una riunione con alti ufficiali americani in cui si discusse se la Sicilia dovesse separarsi dall’Italia e dichiarare l’indipendenza. Il rapporto del console è significativamente intitolato: Formation of group favoring autonomy of Sicily under direction of Mafia. (formazione di un gruppo che favorisca l’autonomia della Sicilia sotto la direzione della Mafia).
Firma armistizio di Cassibile con Vito Guarrasi . La mafia presente
In questo periodo, la mafia cercò di organizzare la sua presenza, anche politica, in Sicilia, contribuendo alla nascita del Movimento Indipendentista Siciliano (MIS), formazione politica che si prefiggeva l’indipendenza della Sicilia dal resto d’Italia e, in alcuni momenti, persino la stramba idea di far aderire la Sicilia agli Stati Uniti.
Il MIS non fu composto solo da mafiosi, ma ebbe diverse anime e diverse adesioni. Certo, però, la componente mafiosa, o vicina alla mafia, era molto importante. D’altro canto, i mafiosi potevano vantare, paradossalmente, di essere stati “perseguitati” dal Fascismo, facendosene un merito, come se il problema fosse stato politico e non criminale. Il MIS ebbe un sviluppo molto ampio dal 1943 al 1947, sia per il seguito popolare, sia perché “i responsabili del governo militare di occupazione affidarono il 90% delle amministrazioni a politici separatisti”, come denunciava la prima relazione della Commissione parlamentare antimafia del 1972 (Tranfaglia, p. 4).
Patton e Clark nella Sicilia conquistata
Sappiamo bene, invece, quel che accade dopo: la mafia, a lungo inattiva, viene rimessa in funzione. L’amministrazione provvisoria degli Alleati (Amgot) per funzionare ha bisogno di appoggi locali: quando i soldati se ne vanno, i funzionari civili si trovano di fronte a un enorme vuoto che viene subito riempito dagli uomini della mafia. Buona parte degli antifascisti nominati sindaci e prefetti sono in realtà uomini di Cosa Nostra.
Si tratta di una specie di manna dal cielo per li mafiosi che immediatamente si impadroniscono dell’attività più lucrosa: il mercato nero. Don Calò Vizzini viene eletto sindaco di Villalba, a nordovest di Caltanissetta. Pochi giorni dopo la sua nomina, il comandante dei carabinieri viene ritrovato assassinato nella piazza del paese. Villalba diventa così il centro di smistamento dei beni per il mercato nero dell’Italia continentale, caricati a bordo dei camion inconsapevolmente forniti dall’Amgot. E quando gli Alleati si trasferiscono al di là dello Stretto, l’infiltrazione mafiosa si fa subito sentire.
Che fine fecero i protagonisti
Lucky Luciano: venne graziato nel 1946 “per i grandi servigi resi agli States durante la guerra”, tornò a Napoli a fare contrabbando di sigarette e traffico di eroina.Muore in Italia nel 1962, come famoso boss mafioso senza ormai più potere. Forse.
Meyer Lansky: boss indiscusso del gangsterismo ebraico negli U.S.A; nel dopoguerra, insieme a Luciano, controllerà il mercato mondiale degli stupefacenti tra Medio Oriente, Sicilia, Cuba e Stati Uniti.
Allen Dulles: Nel 1953 Dulles divenne il primo civile ad essere direttore dell’appena formata Central Intelligence Agency (CIA)
Michele Sindona: diventerà il riferimento della finanza italiana negli anni 60 e 70 grazie alla gestione dei soldi mafiosi e piduisti; morirà per suicidio/omicidio in carcere.
Licio Gelli: diventerà il capo della loggia massonica P2 legata ai servizi segreti deviati ed allo spionaggio in chiave anticomunista.
Calogero Vizzini: diventò sindaco di Villalba, poi socio in affari di Lucky Luciano in una fabbrica di dolciumi specializzata in “export”, morì di vecchiaia nel 54.
Genco Russo: divenne capo della Democrazia Cristiana e consigliere comunale di Mussomeli nel 1960. Nel 1962 fu costretto a dimettersi perché denunciato in una campagna giornalistica e poi processato e condannato; morì tranquillamente a casa sua all’età di 83 anni nel 1976.
Max Corvo: lascia l’Italia il 22 maggio 1945.
Vito Guarrasi: protagonista in tutti i misteri italiani del dopoguerra, da molti considerato il vero regista occulto di quello che avvenne dallo sbarco in poi.
Fonte: documenti,https://italiamistero.blogspot.com/