Il giornale che è stato nelle mani del potente imprenditore, De Benedetti e per molti anni, comincia ad avere problemi. I nuovi “padroni” del giornale da sempre schierato a sinistra e contro Berlusconi, hanno idee diverse dal furbastro De Benedetti
Sciopero dei giornalisti di Repubblica, il comunicato dell’ex direttore e del Cdr
Addio di Verdelli a Repubblica: partigiani si nasce. Sciopero giornalisti: tempistica imbarazzante Il gruppo editoriale Gedi passa sotto il controllo di Exor ed è immediato il cambio di governance e dei direttori di tutte le testate giornalistiche. Maurizio Molinari lascia La Stampa a Massimo Giannini e diventa direttore di La Repubblica al posto di Carlo Verdelli. “Partigiani si nasce, e non si smette di esserlo”, l’editoriale di addio online. Oggi il quotidiano non sarà in edicola per lo sciopero immediato dei giornalisti che protestano per la “tempistica imbarazzante” del cambio di guardia
‘Cari lettori – scrive Verdelli – non è difficile immaginare che cosa state provando, che sacrifici state facendo, quanti dolori e privazioni state sopportando, senza neanche sapere bene quando questo avrà fine. Non è difficile immedesimarsi nella sofferenza dei bambini, costretti a una lunga stagione senza gli amici, senza la scuola, senza l’aria da mangiarsi a bocca aperta correndo in un cortile o in un prato. Non è difficile patire insieme a quell’Italia ferita e smarrita e smagrita, che sa bene cosa l’aspetta alla fine del tunnel dell’epidemia: sacrifici, sacrifici e ancora sacrifici”. “E poi le scene delle bare, delle corsie con esseri umani stremati dentro a strani caschi, dei medici e degli infermieri che hanno dato letteralmente la vita cercando di salvare quella degli altri. La falce del coronavirus ha spezzato in due le nostre esistenze, in un prima che sembra lontanissimo e in un dopo, quello nel quale siamo ancora immersi, che richiederà molta forza e altrettanto coraggio per essere affrontato senza lasciarsi prendere dallo sconforto o dalla furia”.
IL Comitato
L’iniziativa dei giornalisti di Repubblica non vuol essere un atto ostile nei confronti del nuovo direttore Maurizio Molinari, al quale sin da ora la redazione offre la propria collaborazione con lo stesso impegno, la dedizione e lo spirito di sacrificio che hanno accompagnato tutte le precedenti direzioni di questo giornale.
Ciò nonostante, la Redazione non può non rilevare come la scelta dell’editore cada in un momento mai visto prima per il Paese e per tutto il pianeta, aggrediti da una pandemia che sta seminando dolore e morte e sta chiamando tutti noi a uno sforzo straordinario. E proprio nel giorno indicato come data della morte del direttore Verdelli dagli anonimi che ormai da mesi lo minacciano, tanto da spingere il Viminale ad assegnargli una scorta. Una tempistica quanto meno imbarazzante.
La Redazione di Repubblica, consapevole delle difficoltà che sta attraversando – e non da ora – il settore dell’editoria, continuerà a fare la sua parte, ma chiede al nuovo editore di rispettare i sacrifici che i giornalisti sopportano ormai da anni e di predisporre un piano industriale che preveda investimenti e non ulteriori tagli. Men che meno agli organici.
Repubblica non è e non è mai stato un giornale come tutti gli altri. Ha sempre avuto una identità forte espressa in una linea chiara. “E’ un giornale d’informazione il quale anziché ostentare una illusoria neutralità politica, dichiara esplicitamente di aver fatto una scelta di campo”. Sono le parole usate dal fondatore Eugenio Scalfari nel suo primo editoriale del 1976. Parole che valevano allora. E valgono a maggior ragione oggi.
Il Cdr di Repubblica.