Il sequestro dell’azienda “Feudo Arancio ” che è stata dei Salvo di Salemi , non deve sorprendere l’opinione pubblica. Le procure di Ragusa e Trento avevano già aperto diverse inchieste, a partire dal 2009.
Un inchiesta della GDF , già nel luglio del 2010 apre le porte su una complessa vicenda. Il Procuratore dell’epoca di Ragusa, Petralia ne chiederà il sequestro
In quell’anno, un controllo della Guardia di Finanza appura diverse anomalie. L’operazione “old town” della Procura di Ragusa evidenzia alcune operazioni anomale sulle società che controllano la Feudi Arancio. Un patrimonio agricolo appartenuto ai potenti esattori Salvo di Salemi. Un feudo di 1000 ettari tra Acate e Sambuca di Sicilia.Al centro dell’inchiesta portata avanti dal Colonnello della GDF Francesco Fallica, la società FTA (Future tecnologie Alimentari) che riceve un lauto finanziamento nel 2009 di oltre 4 milioni di Euro dalla Comunità Europea per un progetto di sviluppo. Le fiamme gialle, durante la verifica si accorgono di alcune attività molto sospette a carico della FTA che è nelle mani di Fabio Rizzoli collegato a Mezzacorona. Rizzoli possiede l’80 % delle azioni della Future.
I finanzieri si rendono conto di aver messo le mani su un preciso meccanismo finanziario costruito e ideato, non solo per prendere soldi dalla comunità europea. I militari scoprono infatti che, nel 2006, la società Mezzacorona che ha sede a Trento, prima ha comprato il feudo di 650 ettari di Sambuca e poi lo ha rivenduto alla società FTA controllata da Rizzoli. Quindi, in parole semplici,Mezzacorona, dopo aver acquistato i terreni nei primi anni 2000, li vuole stranamente cedere. Rizzoli che era l’amministratore del gruppo Mezzacorona all’epoca dei fatti, pensa bene di cederli alla stessa FTA . Che combinazione.I terreni furono venduti in due distinte operazioni per 47 miliardi di lire al Gruppo Mezzacorona.
Rizzoli, in pratica, vende il feudo ad una società dove lui stesso è azionista con ampia partecipazione che va oltre l’80%. Una vendita che appare agli inquirenti fittizia. Rizzoli, secondo i finanzieri, ha pagato i terreni praticamente a se stesso. L’operazione comporta un giro bancario d svariati milioni di Euro. Sempre nel corso delle indagini , il colonnello della GDF ,Fallica scopre un altro particolare: la FTA , guarda caso, si avvale di collaborazioni professionali specifiche, con alcuni noti studi di Castelvetrano.
Alcuni di questi professionisti erano anche nella disponibilità collaborativa di Giuseppe Grigoli , l’imprenditore di Castelvetrano che ha finto da poco di scontare la pena definitiva per associazione mafiosa e ritenuto vicino al boss Matteo Messina Denaro. La Future Tecnologie Agroambientali poteva scegliere liberamente i propri collaboratori professionali e in tutta l’Italia. In quella occasione, preferì consulenti di Castelvetrano e graditi a Grigoli.
L’operazione “old town”messa sotto indagine dalla Procura di Ragusa apre le porte a quello che accaduto successivamente con il Feudo Arancio. Si preoccupò anche dei collegamenti con Castelvetrano. Furono gli uomini della GDF guidati dall’abile colonnello Fallica a ricostruire questi rapporti già nel 2010
Dalle cronache delle inchieste
26 luglio del 2010, operazione della Guardia di Finanza scopre un presunto illecito e truffa, in danno dell’Unione Europea. L’operazione di compravendita dell’azienda, che aveva visto coinvolte le aziende Future Tecnologie Agroambientali, di Acate, il gruppo Mezzocorona spa e il proprietario, la Fta con il suo legale rappresentante Fabio Rizzoli, sarebbe avvenuto, secondo gli inquirenti in maniera anomala.
L’azienda avrebbe acquistato la cantina del “Feudo Arancio” da una società appartenente al suo medesimo gruppo societario. In particolare, la società acquirente e quella cedente fanno riferimento agli stessi proprietari: la famiglia Rizzoli. Gli accertamenti si sono concentrati su tre società del al gruppo Mezzocorona Spa, una di Acate e due del Trentino-Alto Adige. L’operazione “Old Tower” portò alla denuncia di otto persone.
Tra questi, ci sarebbe anche un funzionario di Banca Nuova, che aveva curato l’istruttoria e l’erogazione dei contributi. Gli indagati, secondo le Fiamme Gialle, avrebbero prodotto documenti falsi e fatture per operazioni inesistenti.
Il Tribunale di Ragusa stabilirà l’incompetenza territoriale dei magistrati ragusani: infatti, il procedimento penale diventerà competenza dei magistrati di Trento, perchè lì si sarebbero svolti gli atti di compravendita e lì sarebbe avvenuto il vero o presunto passaggio di denaro, che poi avrebbe portato all’erogazione del contributo di 4,3 milioni di euro che, secondo gli inquirenti, non sarebbe spettato in quanto gli investimenti erano fittizi.
Una data importante è il 2001, soprattutto per il gruppo Mezzacorona. È in quell’anno, infatti, che sorse, nel territorio di Sambuca di Sicilia, la prima tenuta di Feudo Arancio. Attraverso la società controllata Silene Srl, vennero acquisiti 255 ettari con annessa cantina. Silene pagò «Feudo Arancio» 12 miliardi 225 milioni di lire (6,3 milioni di euro) alla Agro-Invest di Caradonna Gian Luigi & c. Sas. Due anni dopo, nel 2003, fu la Villa Albius Srl ad acquistare, in gran parte dalla stessa Agro-Invest, un’azienda agricola di 621 ettari ad Acate (Ragusa). Il valore superava i 16 milioni di euro.
Già allora la guardia di Finanza di Trapani aveva fatto presente che la società faceva capo a Gianluigi Caradonna, nipote di Nino Salvo, uno degli esattori di Salemi (Trapani) arrestato nel 1984 per associazione mafiosa su ordine del giudice Giovanni Falcone e morto due anni dopo, e a Giuseppe Maragioglio, considerato dagli inquirenti uomo di fiducia dei Salvo. Mezzacorona aveva replicato che sapeva di questa cosa ma rivendicava di aver sottratto queste proprietà a Cosa Nostra.
La Procura della Repubblica e la Guardia di Finanza di Trento ieri hanno fatto trapelare pochissimo sulle indagini e hanno solo specificato che stanno compiendo accertamenti per verificare eventuali responsabili del riciclaggio, il loro coinvolgimento eventuale in associazioni per delinquere di stampo mafioso, «il tutto a tutela degli imprenditori trentini virtuosi che, inconsapevoli dell’infiltrazione predetta, operano nell’ambito della produzione di vino e di piccoli frutti».
Fabio Rizzoli, Luca Rigotti, Gian Luigi Caradonna e Giuseppe Maragioglio, sono ritenuti dall’accusa, responsabili, in concorso, del reato di riciclaggio
aggravato dall’aver agevolato l’organizzazione criminale cosa nostra,
presso gli altri luoghi nella loro disponibilità.
Il provvedimento è stato firmato dal gip di Trento Marco La Ganga, su richiesta dei pubblici ministeri Sandro Raimondi, Davide Ognibene e Carmine Russo. Sotto inchiesta per riciclaggio sono finiti Fabio Rizzoli, ex amministratore delegato del gruppo Mezzacorona, proprietario della tenuta e della cantine; Lucio Rigotti, presidente del consiglio di amministrazione, e i salemitani Gian Luigi Caradonna e Giuseppe Maragioglio.
Dopo la morte di entrambi i Salvo, la Finanziaria Immobiliare passò di eredi in eredi, fino a quando nel 1998 il ramo d’azienda costituito da tre realtà agricole ad Acate (Ragusa), a Sambuca di Sicilia (Agrigento) e Mazara del Vallo (TP) fu ceduto per dieci milioni di lire alla Agroinvest di Gian Luigi Caradonna, nipote di Nino Salvo, e Giuseppe Maragioglio. Quest’ultimo è considerato uomo di fiducia degli esattori. I terreni furono infine rivenduti in due distinte operazioni per 47 miliardi di lire al Gruppo Mezzacorona.
A gestire i beni degli esattori erano stati i due generi di Nino, Giuseppe Favuzza e Gaetano Sangiorgi, i quali, secondo gli investigatori, attraverso varie operazioni societarie trasmisero la proprietà formale del patrimonio a Caradonna e Maragioglio. Non si capisce come mai, già da allora ,non si applicò il sequestro dei beni ai Salvo già noti per le loro protezioni mafiose
Fonte: Live Sicilia, BLOG A. A.