A pochi giorni dell’anniversario della barbara uccisione del presidente della Regione Siciliana Pier Santi Mattarella pubblichiamo parti del lavoro investigativo iniziato dal valido Vice Questore Peri. Con l’ omicidio Mattarella si ritorna a parlare della pista terroristica e di Fioravanti. Diventano dunque, davvero interessanti ,le ricostruzioni investigative del commissario Peri , in servizio alla Questura di Trapani e deceduto nel 1982 . Ricostruzioni che toccano lo strano rapporto tra terroristi neri e mafiosi storici della Provincia di Trapani negli anni 70. Nelle maglie investigative finiscono anche mafiosi del calibro di Zizzo e Gondola. Quest’ultimo lavorava all’ISLA di Castelvetrano
Arrivano a Peri, le prime telefonate con cui gli si “consiglia” di mollare l’inchiesta, qualcuno nottetempo entra nell’ufficio corpi di reato del tribunale allo scopo di fare sparire le prove che Giuseppe Peri sta accumulando per l’inchiesta, ma il vicequestore non molla.
Peri, attraverso la confessione di un pregiudicato arrestato a Taranto per uno dei sequestri scopre che
“…La strategia della tensione decisa a Roma nel marzo o aprile del 1975 dai suddetti gruppi eversivi con la programmazione di quattro sequestri di persona che sono da ritenere i suddetti, tre di essi consumati nel mese di luglio del 1975, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro — 1°, 17 e 23 luglio — e che culmina nel sequestro del M L, a Gallipoli, il 23 luglio, è preceduta alcuni mesi prima, da un’altra strategia di tensione altrettanto finalizzata a creare sgomento, caos per mettere in dubbio la credibilità degli Organi dello Stato preposti a tutelare e garantire la sicurezza pubblica e per scardinare le Istituzioni democratiche….”
Il vicequestore Peri ha iniziato ad indagare sul sequestro di Luigi Corleo, scomparso nel 1975 e mai più ritornato a casa. Non si tratta di un semplice sequestro di persona, come ne accadevano a decine nell’Italia di allora. Corleo è il suocero di Nino Salvo che insieme al cugino Ignazio è il potentissimo esattore delle tasse per la Sicilia
Il lavoro del vice questore Peri
Introduzione Di Renato Azzinnari e Leone Zingales
Sgomberiamo il campo da una questione che potrebbe sfociare in un equivoco inutile. Questa pubblicazione non è uno “scoop”. In questa sede non si vuole cercare notorietà e sensazionalismo
Il documento integrale che fa parte di questo scritto vuole essere soltanto la testimonianza di un lavoro investigativo che, a nostro giudizio, è giusto che venga valorizzato.
Il rapporto firmato dall’acuto investigatore Giuseppe Peri ha messo in luce una serie di aspetti, nel campo delle indagini pure, che successivamente sono stati riesplorati da altri operatori della polizia giudiziaria e “potenziati” grazie allo strumento dei collaboratori di giustizia e, in ultima analisi, a sofisticate apparecchiature elettroniche. Oggi, insomma, è più facile condurre una difficilissima indagine rispetto a ieri.
Giuseppe Peri si è trovato tra le mani un caleidoscopio di notizie e le ha sviluppate secondo una sua personalissima intuizione.
Tra le mani dell’integerrimo poliziotto palermitano è finito un mosaico di ardua ricostruzione “storico-giudiziaria” che è stato sezionato come se si operasse chirurgicamente
Peri si è mosso in anni difficili, gli anni ’70 del secolo scorso.
Anni in cui gli investigatori più preparati del nostro Paese si sono trovati a dovere risolvere «gialli» e misteri, (vedi stragi, omicidi “eccellenti” trame politico-mafiose intrighi in cui servizi deviati e cellule terroristiche di estrema destra hanno fatto il bello ed il cattivo tempo). Anni, quelli ’70, in cui l’opinione pubblica ha trovato più di una difficoltà a comprendere il filo conduttore di determinati crimini, di determinati fatti di sangue. Anni difficilissimi gli anni ’70. Per gli investigatori più capaci del nostro Paese non è stato facile affrontare con serenità e con la mentalità giusta argomenti “scottanti”. Non è stato raro assistere al fallimento di certe indagini proprio quando la verità era ad un passo. Non è stato raro assistere alla “caduta” di certi magistrati quando questi, dopo avere percorso un sentiero irto di rischi e difficoltà oggettive e ambientali, si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano quando la linea del traguardo era praticamente alla loro portata.
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IL RAPPORTO PERI Prima Parte
Squadra di P.G. della P.S.
Presso la Procura della Repubblica
di Marsala
Trapani 22-8-1977
Oggetto:
- A) – Dr. CORLEO Luigi da Salemi.Patito sequestro di persona. Indagini a carico di:
CONCUTELLI Pier Luigi, di Oscar e di Petrucci Emilia, nato a Roma il 3-6-1944, residente a Palermo, largo Parini 18 – Colpito da mandato di cattura:
- B) –RAPPORTO GIUDIZIARIO DI DENUNZIA a carico di:
1°) CONCUTELLI Pier Luigi, nato il 3-6-1944, Detenuto dal 14-2-977 nel Carcere di Volterra;
2°) MARTINESI Luigi, nato a Brindisi il 14-6-1931, arrestato il 9-9-1975, Detenuto nelle Carceri di Taranto, ex segretario del M.S.I. di Brindisi;
3°) COSTANTINI Gian Franco, nato a Lecce il 2-5-1949, arrestato il 9-9-1975, Detenuto nelle Carceri di Sulmona;
4°) LUCERI Mario, nato a Lecce il 3-1-1938, arrestato il 9-9-75, Detenuto nelle Carceri di Brindisi;
5°) TORPEDINE Antonio, nato a San Pancrazio (Brindisi) il 7-2-54, arrestato il 14-9-75, Detenuto nelle Carceri di Taranto;
6°) MAGLIO Angelo, nato a Brindisi il 27-6-1939, arrestato il 20-10-1975, Detenuto nelle Carceri di Brindisi;
7°) ALOISI Marcello, nato a Sogliano Cavour (Lecce) l’8-7-1944, arrestato il 7-12-1975, Dottore in Geologia, Detenuto nelle Carceri di Lecce;
8°) PELLEGRINI Mario, nato a Papozze (Rovigo) il 4-8-1939, residente a San Pancrazio (Brindisi) via Massa Carrara n.8, Latitante, colpito da mandato di cattura emesso dal G.I. di Taranto il 15-10-1975;
9°) FINI Elia Renzo, nato a Bagni di Lucca il 3-1-1946, residente a Viareggio via SS. Annunziata n. 8, Latitante, colpito da mandato di cattura emesso dal G.I. di Taranto il 15-10-75;
10°) MARTINESI Antonio, nato a Brindisi il 5-1-1937, arrestato il 19-8-1976, Detenuto nelle Carceri di Taranto;
11°) MICELI Salvatore, nato il 12-4-1946 a Salemi (Trapani) residente a Napoli via Antonio Meucci 5, Latitante, colpito da mandato di cattura del G.I. di Taranto;
12°) ZIZZO Salvatore, nato a Partanna il 18-1-1910, dimorante obbligato a Quartu S. Elena (Cagliari), A Piede Libero;
13°) GULLO Salvatore Vito di Vito e di Zizzo Maria, nato a Salemi il 22-6-1948, residente a Stia (Arezzo) dimorante a Ponte Tresa (Varese), A Piede Libero;
14°) GULLO Biagio di Vito, nato a Salemi l’1-1-1950, soggiornante obbligato a Mombercelli (Asti), A Piede Libero;
15°) LENA Fernando fu umberto nato a Civitavecchia il 4-2-1921, residente a Roma, Detenuto in esecuzione di mandato di cattura emesso dal G.I. Tribunale di Marsala;
16°) GRAZIANI Giorgio, nato a Roma il 16-5-1943, ivi residente via Genzano n. 194, A Piede Libero;
17°) SCAGLIONE Girolamo di Giuseppe, nato ad Alcamo il 10-9-1945, residente a Reggio Emilia, Via Pergolesi n. 6, A Piede Libero;
18°) MESSINA Nicolò, nato a Mazzara del Vallo il 7-2-1935, già detenuto nelle carceri di Palermo, Ucciso il 16-7-1977;
19°) VANNUTELLI Vito di Giuseppe, nato a Mazara del Vallo il 28-4-1939, Detenuto nelle Carceri di Trapani;
20°) FERRO Giuseppe di Vincenzo, nato ad Alcamo il 5-1-1942, Detenuto nelle Carceri di Palermo;
21°) RENDA Giuseppe di Andrea, nato ad Alcamo l’1-2-1935, Latitante, colpito da mandato di cattura del G.I. di Palermo;
22°) FILIPPI Giuseppe di Antonino, nato ad Alcamo il 3-2-1937, Detenuto nelle Carceri di Palermo;
23°) MESSINA Antonio fu Salvatore, nato a Campobello di Mazara l’11-6-1946, ivi residente via F. Crispi n. 2, Detenuto nelle Carceri di Trapani;
24°) GONDOLA Vito fu Giuseppe, nato a Mazara del Vallo il 6-4-1938, ivi abitante in Via Gessai n. 2, Impiagato I.S.L.A. di Castelvetrano, A Piede Libero;
25°) MUIA Giuseppe di Francesco, nato a Siderno (Reggio Calabria) il 9-1-1944, Detenuto nelle Carceri di Milano;
26°) Zummo Giuseppe di Rocco, nato a Gibellina il 3-1-1949, ivi residente via XXV strada n. 2, Impiegato I.S.L.A. di Castelvetrano, A Piede Libero;
27°) NASTASI Baldassare di Andrea, nato a Partanna il 28-8-1948, residente a Gibellina, Villaggio Rampiseri, 71 strada, decoratore, A Piede Libero;
28°) GENCO Vito di Paolo e di Teri Fara, nato a Partanna il 29-9-1949, residente a Cittiglio (Varese) via IV Novembre n. 3, carrozziere, A Piede Libero;
29°) BIUNDO Gaspare di Giuseppe, nato a Partanna il 20-10-1935, residente a Menfi (AG), Baracche S. Michele, via Trieste n. 35, A Piede Libero;
30°) TERRANOVA Andrea di Antonio, nato a Gibellina il 21-6-1949, Geometra, ivi residente villaggio Rampiseri n. 71, strada II, A Piede Libero;
31°) NASTASI Baldassare fu Leonardo, nato a Partanna il 31-10-1939, ivi residente via Roma n. 119, sarto, emigrato a Mendrisio (Svizzera), A Piede Libero;
32°) IGNOTI. Promotori dei delitti seguenti consumati allo scopo di finanziare un movimento politico antiparlamentare.
RESPONSABILI
In concorso tra loro e con persone non potute identificare, promotrici dei delitti sottoindicati, consumati allo scopo di procurarsi somme rilevanti di denaro per il finanziamento di organizzazioni politiche antiparlamentari (ORDINE NERO, MILIZIA RIVOLUZIONARIA) che si proponevano di sovvertire le Istituzioni democratiche dello Stato, di:
- a)sequestro di persona continuato a scopo di estorsione in pregiudizio di MARIANO Luigi, banchiere, da Lecce, per la cui liberazione veniva conseguito un ingiusto profitto di £. 280.000.000 dei 2 miliardi richiesti, causando un danno di rilevante entità ed avendo commesso il fatto per eseguirne altri, di cui alle lettere g-h del presente rapporto; (in Gallipoli il 23-7-1975 sino al 9-9-75, data della permanenza del reato cessata nel territorio di Taranto)
- b)sequestro di persona continuato a scopo di estorsione in pregiudizio di PERFETTI Egidio, industriale, per la cui liberazione veniva conseguito l’ingiusto profitto di £. 2 miliardi dei sette miliardi richiesti, causando un danno di rilevante entità ed avendo commesso il fatto per seguirne altri in cui alle lettere g, h; (in Lainate Milano dal 13-1-1975 al 23-1-1975)
- c)sequestro di persona continuato a scopo di estorsione e rapina di oggetti vari personali, in pregiudizio di CAMPISI Nicola professore universitario, industriale, per la cui liberazione veniva conseguito l’ingiusto profitto di £. 700 milioni dei due miliardi richiesti, causando un danno di rilevante entità ed avendo commesso il fatto per eseguirne altri di cui alle lettere g, h; (In Sciacca (AG) l’1-7-75 permanenza di reato cessata nel territorio della provincia di Palermo l’11-8-1975)
- d)sequestro di persona continuato a scopo di estorsione in pregiudizio di CORLEO Luigi, possidente, per la cui liberazione veniva richiesto un riscatto di £. 20 miliardi, non conseguendo l’intento per sicura morte della vittima ed avendo commesso il fatto per eseguirne altri di cui alle lettere g-h; (In Salemi – TP – il 17-7-1975)
- e)detenzioni e porto abusivo di armi da guerra e comuni;
- f)associazione a delinquere aggravata, per avere alcuni dei denunziati scorso in armi le campagne del territorio nazionale allo scopo di consumare i sequestri di persona di MARIANO Luigi, PERFETTI Egidio, CAMPISI Nicola e CORLEO Luigi: (dal 13-1-1975 al 9-9-1975);
- g)cospirazione politica mediante associazione (art. 305 C.P.) per essersi associati con persone non identificate, facenti parte dei disciolti movimenti estremisti ORDINE NUOVO, AVANGUARDIA NAZIONALE, ORDINE NERO, riunitesi a Roma prima della Pasquadel 1975, con la partecipazione di MARTINESI Luigi, soprageneralizzato, allo scopo di realizzare, ispirandosi a dottrine antiparlamentari, l’attentato alla Costituzione dello Stato (art. 383 C.P.), l’insurrezione armata contro i poteri dello Stato (art. 284 C.P.) la guerra civile (art. 286 C.P.) al fine di sovvertire le istituzioni democratiche dello Stato stesso, autofinanziandosi, nella fase preparatoria, oltre che con fonti lecite con fonti delittuose di rapine, di sequestri di persone, tra i quali quello di MARIANO Luigi ed altri tre sequestri che il MARTINESI L. non ha voluto precisare e che, dalle risultanze delle indagini, risultano essere quelli in pregiudizio di PERFETTI Egidio, CAMPISI Nicola e CORLEO Luigi;
- h)formazione e partecipazione a banda armata, messa in azione dai componenti, con l’uso di numerosi mitra, per la consumazione del sequestro di CORLEO Luigi, eseguito per realizzare il delitto di cui alla lettera g con a capo il CONCUTELLI Pier Luigi, nella cui abitazione sono stati rinvenuti e sequestrati cariche di tritolo, bombe a mano, vari rotoli di miccia, detonatori, interruttori per comando a distanza di cariche esplosive, numerose pistole con caricatori con cartucce, due pistole mitragliatrici INGRAM, un moschetto automatico Beretta mod. 38/A cal. 38, diverse centinaia di cartucce cal. 9 e cal. 45, altro materiale esplodente, due manuali sull’impiego degli esplosivi editi dalla Stato Maggiore dell’Esercito, due tesserini in bianco del Ministero della Difesa, nonché passaporti falsi, patenti false, elencati nei verbali di sequestro redatti da personale della Questura di Roma.
- C) –INDAGINIsugli omicidi di
1°) Dr. SCAGLIONE Francesco – Procuratore della Repubblica – consumato a Palermo il 5-5-1971;
2°) Dr. ALCAMO Ignazio – Sostituto Procuratore Generale – consumato a Montagna Longa di Carini il 5-5-1972;
3°) Dr. COCO Francesco – Procuratore Generale – consumato a Genova l’8-6-1976;
4°) Dr. OCCORSIO Vittorio – Sostituto Procuratore – consumato a Roma il 10-7-1976.
Alla Procura della Repubblica di Marsala
Alla Procura della Repubblica di Trapani
Alla Procura della Repubblica di Palermo
Alla Procura della Repubblica di Agrigento
Alla Procura della Repubblica di Taranto
Alla Procura della Repubblica di Milano
Alla Procura della Repubblica di Torino
Alla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Palermo
Fa seguito ai rapporti p.n. del 18.11.1976 e del 2.12.1976 relativi all’oggetto (A) inviati a codeste Procure della Repubblica di Marsala e di Trapani e riferimento alla nota s.n.del 14.4.1977 della Procura della Repubblica di Marsala.
Le circostanze della dinamica, del “modus operandi” del sequestro di CORLEO Luigi e di altri gravi delitti e le varie considerazioni fatte dallo scrivente hanno trovato validità nelle successive indagini svolte analizzando modalità, tempi d’attuazione, finalità, i protagonisti di altri tre sequestri di persona consumati in Italia, non fortuitamente, come sarà dimostrato in seguito, nello stesso mese di luglio del 1975, a pochi giorni l’uno dall’altro.
Come premessa a quanto sarà esposto è da tenere presente che l’ideazione e la consumazione di un sequestro di persona non devono, nei casi in specie, intendersi come risultante di azioni delittuose volute e attuate da una ristretta cerchia di persone, tutte interessate soltanto all’iter del delitto, dalla cattura della vittima, al conseguimento del prezzo del riscatto.
Debbono intendersi, invece, come emanazione di un agire di un gruppo di individui che programma il sequestro. Un gruppo che, rimanendo in incognito – specie se comprende persone insospettabili – si serve di un emossario di sicura capacità e spregiudicatezza che, a sua volta, realizza le varie fasi del sequestro stesso affidandone l’attuazione a varie organizzazioni di pregiudicati che vengono retribuite spesso, per la prestazione a ciascuna di esse richiesta, anche prima del pagamento del riscatto e con denaro pulito.
Così ad un gruppo di criminali comuni viene richiesta la cattura, ad altro gruppo la custodia della vittima, ad altri di fare da telefonisti per i contatti con i familiari, effettuando telefonate da regioni alquanto lontane per eludere il pericolo della identificazione dell’apparecchio telefonico chiamante.
In altri termini il sequestro di persona nelle sue varie fasi di realizzazione, affidato ad organizzazioni criminali per ridurre i rischi ed assicurarne la riuscita.
Ed inteso, quindi, in questa suddivisione di compiti è conseguenziale che, per la realizzazione delle sue fasi più rischiose, l’organizzazione si serva di elementi pregiudicati mafiosi della stessa zona della vittima, legati da saldi vincoli di consorteria criminale già sperimentata e compromessa, sicchè “prima facie” gli inquirenti potrebbero essere tratti in inganno ipotizzando che il sequestro stesso sia opera di elementi locali orbitanti soltanto attorno a se’ stessi.
Pertanto, ove nel corso delle indagini esperite in occasione di un sequestro, si pervenga alla identificazione di alcuni responsabili, si rimane nell’ambito della cerchia degli esecutori materiali e dei custodi e degli estorsori materiali e sfugge, invece, la cerchia degli ideatori, dell’eminenza grigia dell’organizzazione del delitto e, conseguentemente anche il movente, specie se il sequestro è finalizzato, è, cioè, reato mezzo per altro reato fine, se tra gli ideatori vi sono persone che, per motivi che esulano dal mero conseguimento del denaro del riscatto, si propongono ben altri illeciti, dietro spinte ideologiche miranti a sovvertire un ordinamento statale. Sfuggendo, pertanto, la cerchia degli ideatori, sfugge il movente dal quale, una volta accertato, si possono determinare le estrazioni sociali degli ideatori stessi, la loro matrice socio-politica, criminale e politica criminale insieme.
Altra premessa da farsi per i sequestri di persona che vengono presi in esame è l’importanza determinante, non fortuita, delle varie date di consumazione di esse e del pagamento del riscatto:
– sequestro PERFETTI Egidio, consumato il 13 gennaio 1975, cessato il 23 gennaio 1975;
– sequestro CAMPISI Nicola, consumato l’1 luglio 1975, cessato l’11 luglio 1975;
– sequestro CORLEO Luigi, consumato il 17 luglio 1975;
– sequestro MARIANO Luigi, consumato il 23 luglio 1975, cessato il 9.9.1975 con pagamento del riscatto il 26.8.1975.
Le indagini sul sequestro di MARIANO Luigi sono state riferite alla Procura della Repubblica di Taranto con rapporto n. 449/18 del 16.10.1975 del Nucleo Inv. CC di Lecce e della Squadra Mobile di Lecce.
E’ basilare, esplicativa delle considerazioni fatte sul sequestro del CORLEO nei due rapporti anzirichiamati cui si fa seguito, l’ordinanza del G.I. di Taranto del 2-4-1977 di rinvio a giudizio di MARTINESI Luigi + 13 quali responsabili del sequestro del banchiere leccese MARIANO Luigi.
Di essa verranno menzionati i punti di contatto con gli altri sequestri in esame.
Come è risultato agli inquirenti del sequestro CORLEO, il noto mafioso ZIZZO Salvatore, da Salemi, in oggetto generalizzato, inviato al soggiorno obbligato di Quartu S. Elena (CA) col nipote MICELI Salvatore, pure lui originario di Salemi e GALEOTTI Antonino, da Napoli, con ordinanza del G.I. di Napoli del 30-6-75, il 7 luglio ’75 dopo 7 giorni del sequestro del CAMPISI, è presente a Salemi in licenza e parte da Salemi il 17 luglio, la stessa mattina della consumazione del sequestro del CORLEO, sebbene avesse ottenuto dal G.I. di Napoli 5 giorni di proroga della licenza.
Parallelamente agli inquirenti del sequestro di MARIANO Luigi, risulta che MICELI Salvatore, nipote di ZIZZO, inviato dal G.I. di Napoli, a seguito di scarcerazione per contrabbando di droga, in Sardegna, in dimora obbligata a Tempio Pausania, con una serie di istanze variamente motivate chiede insistentemente, sin dai mesi di marzo, aprile e maggio del ’75, una proroga del termine per raggiungere la dimora obbligata e, per ultimo, la di lui moglie, in data 4-7-75, chiede la licenza non concessa e, in data 18-7-75, giorno successivo alla consumazione del sequestro del CORLEO, il di lui avvocato Renato Orefice, da Napoli, presenta istanza per trasferimento a Modena ove il MICELI sarebbe dovuto essere assunto presso la “Donal Elettrinica” quale collaboratore-autista, come da promessa di assunzione del 9-7-75.
L’istanza viene rigettata il 21-7-75.
Alcuni giorni dopo, a Tempio Pausania, il 27 o il 28 luglio, erano andati a trovarlo… per interessarsi del suo trasferimento i noti MARTINESI Antonio e COSTANTINI Gianfranco, in oggetto generalizzati, ora arrestati, la cui responsabilità è provata nel sequestro del banchiere MARIANO Luigi ed il Miceli improvvisamente si allontana, arbitrariamente, dalla suddetta dimora obbligata.
Sembra non del tutto fortuito che la prima telefonata alla famiglia MARIANO venga fatta il 20 luglio, ove si consideri che dalle indagini è risultato improbabile che i due suddetti avevano fatto il viaggio a Tempio Pausania per ingaggiare il MICELI quale telefonista, dopo che analogo tentativo di ingaggio dai medesimi era stato fatto, invano circa dieci giorni prima, con tale MALENGO Enzo, residente a Rovigo, già soggiornante obbligato ad Ugento (Lecce) e che i due erano andati a trovare per espressa ammissione del MALENGO, che anzi ha precisato che , per la prestazione richiestagli, gli avevano offerto la somma di £. 50.000.000.
Viene, poi, desunta la compartecipazione, nel sequestro MARIANO del MICELI Salvatore, dal fatto che il medesimo, allorquando, durante il sequestro si trasferisce con la moglie in Puglia, nella zona di Monticelli, dove si trovava la villa del primo periodo della prigionia del MARIANO, all’affittacamere SPANO’ Lucia, dichiarava di chiamarsi PATTI Salvatore, nato a Castelvetrano il 12/4/1946 (non a Salemi) e la di lui moglie PATTI Veronica nata a Gradisca (Jugoslavia) il 23/4/1943 (con DIUDZUISKCI Veronica).
Inoltre la compartecipazione del MICELI è anche desunta dal fatto che il medesimo e la di lui moglie, nello stesso periodo, vengono ospitati a Santa Cesarea, in Puglia, in una villa in uso a ALOISI Marcello, pure imputato nel sequestro del banchiere MARIANO.
Come noto il 20/8/1976 in contrada Pino agro di Monreale, sono stati arrestati VANNUTELLI Vito da Mazara del Vallo, FERRO Giuseppe da Alcamo, colpiti da mandato di cattura perché imputati del sequestro del professore CAMPISI Nicola, assieme a FILIPPI Giuseppe, pure da Alcamo, già arrestato precedentemente. In compagnia dei primi due si trovava MESSINA Nicolò, in oggetto generalizzato, da Mazara del Vallo, trovato in possesso, oltre che di una patente di guida falsa intestata a PERLOTTI Francesco, nato a Mazara del Vallo il 15/5/1933 ivi residente in via G. Domingo 11, rilasciata dalla Prefettura di Trapani il 27/2/1967, della banconota da £. 100.000 serie I.71874.I facente parte del riscatto di due miliardi pagati per la liberazione di PERFETTI Egidio, sequestrato a Lainate il 13/1/1975 e liberato il 23/1/1975.
Il predetto MESSINA Nicolò è stato poi ucciso la mattina del 16/7/1977 a Mazara del Vallo dopo appena tre giorni la sua escarcerazione.
Inoltre è anche noto che un’altra banconota da £. 50.000, facente parte del pagamento del riscatto del sequestrato CAMPISI, è stata trovata in possesso GRAZIANI Giorgio, in rubrica generalizzato, residente a Roma, il quale nel periodi di tempo vicino allo stesso sequestro – maggio 1975 a suo dire – è stato ospite ad Alcamo del pericoloso pregiudicato SCAGLIONE Girolamo, col quale era in rapporti di affari.
Il GRAZIANI è noto che, ricevuta la comunicazione giudiziaria della Procura delle Repubblica di Marsala perché indiziato del sequestro di CAMPISI, tentò di espatriare in Grecia esibendo un passaporto falso, venendo arrestato.
L’ulteriore spiegazione del possesso di tale banconota proveniente dal sequestro CAMPISI da parte del GRAZIANI Giorgio è data dalla provata partecipazione del LENA Fernando, in rubrica generalizzato, alla cattura del CORLEO Luigi per essere stata dimostrata l’identità tra le sue impronte papillari e quelle rinvenute ed esaltate sui vetri della autovettura abbandonata del CORLEO.
Chi altro avrebbe potuto dare al GRAZIANI Giorgio la banconota in questione proveniente dal riscatto del CAMPISI se non il LENA Fernando, essendo anche provato che i due si conoscevano a Roma, per stessa ammissione del GRAZIANI, come risulta dal verbale di interrogatorio di quest’ultimo reso il 3-2-1977.
Il GRAZIANI, infatti, nel corso delle indagini esperite sull’annotazione in suo possesso del numero telefonico 7880539 intestato a LENA Verde Marcella, sorella del Fernando, ha asserito di conoscere il LENA perché anch’egli frequentava a Roma un bar sito vicino alla boutique gestita da sua moglie.
Data, quindi, per provata la partecipazione materiale del LENA Fernando alla consumazione del sequestro del CORLEO Luigi avvenuto il 17 luglio ’75, si deduce che lo stesso LENA, oltre che per la circostanza della banconota trovata in possesso di un suo amico, abbia partecipato pure alla consumazione del sequestro del CAMPISI Nicola, avvenuto circa sedici giorni prima, il 1° luglio ’75, perché consumato questo sequestro nella stessa area dov’era stato consumato il sequestro CORLEO, tra Sciacca e Menfi, in una zona tra due province limitrofe, Agrigento e Trapani, a meno di 50 chilometri da Salemi e per il cui riscatto erano stati richiesti inizialmente pure diversi miliardi. Da tali circostanze si deve ammettere che i sequestri del CAMPISI e del CORLEO sono stati ideati e consumati da uno stesso gruppo di ideatori e di esecutori per uno stesso fine perché si intravede, nelle risultanze delle indagini, una contestualità di tempo, di luogo e di persona anziesposta, da non ritenere affatto fortuita.
Il banchiere MARIANO Luigi, liberato asserisce che dei due suoi carcerieri uno era “romano” dall’accento, molto spregiudicato ed era il “capo”, mentre l’altro, siciliano, aveva, per averlo toccato, braccia molto pelose e mani piccole. Inoltre uno dei carcerieri, ogni settimana, si allontanava per due giorni ed egli notava ciò perché il cibo, nei due giorni di assenza , non era buoni come negli altri giorni.
Il MARTINESI Luigi, detenuto per il sequestro del banchiere MARIANO e figlio dell’ex federale di Brindisi, in data 31-10-1975 ha dichiarato al G.I. di Taranto, Dr. MORELLI, che nei primi mesi del 1975 era stato invitato, quale federale di Brindisi, ad una riunione a Roma e che, dai promotori, era stato deciso che, con rapine e sequestri, dovevano essere finanziati i gruppi “AVANGUARDIA NAZIONALE, ORDINE NUOVO, ORDINE NERO, FRONTE NAZIONALE E BRIGATE NERE”. Il gruppo dei promotori si proponeva la conquista del potere e si distinguevano dal Movimento Sociale Italiano per il metodo di lotta e non per l’ideologia che era fascista .
Ha precisato, inoltre, che le scelte delle vittime dei sequestri erano fatte da Roma, cioè dagli stessi promotori sull’identità dei quali non intendeva rispondere. Erano stati programmati , in quella riunione, quattro sequestri di persona e su alcuni degli episodi non intendeva rispondere. Era stata scelta la Puglia per il sequestro del banchiere MARIANO perché terreno ancora vergine, non essendovi stati consumati prima dei sequestri ed a lui, quale responsabile di zona, era stato dato l’incarico di reperire i locali dove segregare il sequestrato: infatti egli approntò dapprima una villa a Monticelli, sull’Adriatico, in zona balneare e successivamente, una casa a Brindisi, in via XX settembre n. 6.
Il G.I. Dr. Morelli, sulla scorta dei dati forniti da MARIANO dopo la sua liberazione, con lettera n. 439/75 dell’8/1/76, nel chiedere al Nucleo Antiterrorista di Bari di identificare il carceriere che ritirò anche il denaro, oltre a fornire i connotati somatici ne evidenziava precipuamente la “capacità” di esprimersi con inflessioni di varie regioni – toscano-romano-siciliano – “nonché la derivazione romana per nascita o permanenza cessata e l’appartenenza a movimenti di destra”.
Detto Nucleo Antiterroristico di Bari, in collaborazione con la Questura di Palermo, con nota del 24/2/76 comunicava che la persona in questione si identificava con CONCUTELLI Pier Luigi, in rubrica generalizzato. Quest’ultimo veniva poi riconosciuto da MARIANO Gaetano (Nello) e da MAGURANO Marcello per l’individuo al quale, il 26/8/75, consegnarono i 280 milioni del riscatto.
Tra i motivi elencati dallo scrivente nella richiamata nota del 18/11/76 per i quali veniva sospettato il CONCUTELLI Pier Luigi quale autore delle telefonate fatte ai familiari del CORLEO, figura anche il giudizio di un glottologo: “l’accento non definibile di alcuna regione, ma sicuramente non siciliano” di detto interlocutore. Non è una coincidenza fortuita, bensì forse una deduzione da dati identici esaminati, che tale giudizio sulle caratteristiche della voce dell’interlocutore telefonico della famiglia CORLEO collimasse quasi con quelle delle caratteristiche fatte dal G.I. Dr. Morelli.
Circa la spregiudicatezza dimostrata nel “colpo di mano militare” con uso di mitra per sequestrare il CORLEO, è sufficiente evidenziare che il CONCUTELLI aveva partecipato, nel luglio del 1972, al campo paramilitare di Menfi (AG) non lontano da Sciacca e ai tiri con arma da guerra al poligono della frazione palermitana di Bellolampo (PA).
E’ anche eloquente, circa il fine dei sequestri in questione già anziespresso, che in data 1/6/1974, in contrada S.Anna di Erice, in una zona del monte defilata, a pochi chilometri da Trapani, dallo scrivente erano state rinvenute tracce di un campo paramilitare, già notate alcuni giorni prima da persona che vuol mantenere l’anonimo ed è anche eloquente che, negli stessi giorni, a Messina era stato rinvenuto un manifesto del “Nucleo Siciliano Armato Ordine Nero di Azione Rivoluzionaria” che si proponeva di vendicare il “camerata” caduto in Abruzzo a Pian del Rascino cioè GIANCARLO ESPOSTI, ucciso il 30/5/74 e di abbattere “lo stato borghese comunistizzato” come risulta dalle alligate fotocopie dei rapporti del 2/6/1974 e 20/6/1974 all’epoca redatti.
Ma il maggiore indizio che avvalora il sospetto che CONCUTELLI Pier Luigi avesse organizzato il sequestro del CORLEO è dato dalla circostanza che, fonte confidenziale, nel novembre del 1976, suggeriva al personale del Nucleo Antiterroristico di Catania di ricercare il latitante CONCUTELLI nella proprietà degli Agueci da Salemi, nelle contrade Mendola, Aquila, Rampingallotto, nelle vicinanze di Salemi, nelle medesime contrade di proprietà degli stessi Agueci che subito dopo il sequestro del CORLEO, erano state indicate da un anonimo come luoghi ove si sarebbe potuto trovare il sequestrato.
In particolare, nella contrada Aquila, il pomeriggio del 17 luglio ’75, furono trovate abbandonate due delle auto adoperate per la consumazione del sequestro del CORLEO.
Dalle indagini esperite per il sequestro di MARIANO Luigi emergono collegamenti di alcuni dei compartecipi al delitto, quali MICELI Salvatore, MARTINESI Antonio, in rubrica generalizzati, con la mafia calabrese, specie col capomafia MACRI’ Antonio, ucciso poi a Siderno.
Poiché non è da escludere un collegamento esistente tra organizzazioni mafiose, le varie “anonime sequestri” ed i movimenti politici di estrema destra che da rapine, sequestri traggono le più cospicue fonti di finanziamenti, si può affermare che:
– movimenti di estrema destra, a carattere rivoluzionario, esistenti – stando alle ammissioni del MARTINESI Luigi per realizzare sequestri di persona, si siano serviti di organizzazioni mafiose operanti nelle zone teatro degli stessi sequestri. Infatti agli inquirenti di Lecce risultava che il sequestrato MARIANO doveva essere portato in Calabria; è indicativo a tal proposito, nel caso del sequestro CORLEO e del sequestro CAMPISI, la presenza a Salemi, per mettere a punto ogni ordine, del noto capomafia ZIZZO Salvatore, dal 7 luglio 1975 – dopo sette giorni dalla consumazione del sequestro CAMPISI – alla mattina del 17 luglio 1975, data della consumazione del sequestro del CORLEO;
– che le organizzazioni mafiose si siano servite di pericolosi pregiudicati delle stesse zone ove dovevano essere consumati i sequestri, di sicuro affidamento e scelti soprattutto in “loco” perché conoscitori delle innumerevoli strade interpoderali da percorrere con sicurezza nella fuga con il sequestrato, come nei sequestri CAMPISI e CORLEO, e perché più mascherabile l’avvicendamento nei turni di vigilanza al sequestrato. Infatti il MALENGO Enzo, invitato a Rovigo a partecipare al sequestro del banchiere MARIANO, nel rifiutare l’offerta aveva acutamente rappresentato che non conosceva le strade;
– che, essendo i pregiudicati prescelti di alcuna estrazione politica degna di considerazione, sarebbe riuscito del tutto impossibile agli inquirenti risalire allo scopo politico del sequestro finalizzato al finanziamento di gruppi eversivi mandanti.
Il riscontro di queste ipotesi sul reclutamento della manovalanza nelle zone viciniori alla residenza delle vittime nei casi in esame è dato da alcune risultanze obiettive:
– una banconota del sequestro CAMPISI trovata a Roma in possesso di GRAZIANI Giorgio, amico di SCAGLIONE Girolamo, da Alcamo, comune limitrofo a Salemi e del suddetto LENA Fernando;
– una banconota del sequestro di PERFETTI Egidio trovata, non per caso, in possesso di MESSINA Nicolò arrestato alcuni mesi addietro, il 20/8/76, nella zona di Monreale unitamente a VANNUTELLI Vito e FERRO Giuseppe, mentre RENDA Giuseppe, da Alcamo, si dava alla fuga. La partecipazione di questi ultimi al sequestro di CAMPISI è dimostrata dalla emissione a loro carico di un mandato di cattura dal G.I. del Tribunale di Palermo per cui entrambi si diedero alla latitanza;
– la compartecipazione del MICELI Salvatore da Salemi, nipote del mafioso ZIZZO Salvatore, al sequestro del leccese MARIANO Luigi per cui è latitante essendo colpito da mandato di cattura;
– la presenza a Milano, il 4 agosto 1975, di GULLO Salvatore Vito, in rubrica generalizzato, residente a Ponte Tresa (Varese), altro nipote del predetto ZIZZO, visitato dal MICELI Salvatore dopo il suo arbitrario allontanamento, il 28 luglio precedente, da Tempio Pausania ove erano andati a trovarlo Martinesi Antonio e Costantini Gianfranco. Giova ricordare, in relazione a tali viaggi, che a Milano il 13 gennaio dello stesso anno, era stato sequestrato PERFETTI Egidio.
Continua
Fonte: Istituto Gramsci
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