“Navigare necesse est, vivere non est necesse”, diceva, secondo Plutarco, Gneo Pompeo Magno, (ovvero Gnaeus Pompeius Magnus, possidente molto ricco dei territori Piceni), grande generale romano che aveva assunto nell’89 la carica di senatore, ai suoi marinai intimoriti dal maltempo che imperversava e che gli aveva fatto passare la voglia di imbarcarsi.
E noi dovremmo dire che” navigare necesse est, soprattutto se contro corrente”. Soprattutto se con l’alta marea, condizione difficile che, va da sé, saprà far emergere facendo affondare i vili e cattivi.
Oggi, le condizioni impervie, sono quelle prodotte dal pensiero non comune e lontano dalle logiche di appartenenza a qualche potere forte, disseminato in giro per le piazze della democrazia artificiale.
E’ l’anticonformismo la zattera di salvataggio? NO. Almeno nel suo significato più conosciuto. Non basta criticare e azzerare gli altri a colpi di post falsi e cattiverie diffuse. Azioni che, quasi sempre, partono da frustrazioni rabbiose , non dalla verità o dalla voglia di risolvere i problemi. Anzi, chi sguazza in questa brodaglia melmosa non ha nessuno interesse a cambiare in meglio gli eventi anzi, loro godono quando tutto continua a andare male . Se le questioni si risolvono loro , poi, come fanno ad accusare o offendere? Il gioco poi finisce e che “preo c’è”. Ogni giorno si presenta disponibile per essere utilizzata questa strategia del male per annichilire ogni tentativo di soluzione.Parlano per il bene e invece, invocano il male. Quel male che blocca ogni forma di crescita culturale ed economica. Il sospetto è il loro motore d’energia principale.
Navigare contro corrente non è semplice. Dire che, dopo le critiche occorrono le soluzioni , una pazzia.Con il fango a tutto tondo non si risolve nulla. Occorre sbracciarsi e lavorare. Ma “STI cattivi” di professione il LAVORO NON PIACE
La vista , NELLA BARCA DI CHI VA CONTRO CORRENTE ,sarà inizialmente poco confortevole per l’assenza di sicurezza e certezza, ma la direzione “altra”, la rotta “nuova” e le modalità dissacranti renderanno saporito un viaggio altrimenti melenso e già conosciuto. Solo chi batterà i sentieri più difficili e poco frequentati avrà la possibilità di rifiutare le mode del pensiero conforme. Solo chi guarderà oltre al facile consenso , all’applauso banale O A TANTI LIKE SU FB, potrà ambire a riconoscimenti maggiori. A scrivere la storia di una nuova idea di vita che consiste nel ripudiare tutte le scuole di pensiero comode ai poteri forti, per poter rivoluzionare sé stessi e le proprie idee ogni qualvolta ne sorga la necessità ci vuole molto coraggio. Le scie verranno lasciate solo da chi saprà uscire dal tracciato imposto dal pensiero corretto dai poteri occulti ,che a loro volta si fanno la guerra o si mettono d’accordo.
Nuovi lidi e nuovi orizzonti si presentano di fronte a noi, distanti ma ben più allettanti rispetto al comodo dondolar del pensiero unico che induce all’omologazione dell’intelletto e alla pace dei sensi. Sensi di colpa? I cattivi non li sentono. Spesso, parlano di buonismo , quando i loro bersagli vengono difesi . Il Savonarolismo imperversa nell’era della rete, come una furia scatenata, avvelenando la coscienza collettiva . Le accuse in primis, la malvagità in secundis. Notizie del tutto inesatte se non infondate? E chi se ne frega. L’importante è fare male a qualcuno. Il Diritto di replica? Un’eresia. Chi tenta di difendersi va messo al rogo e subito.
Ed è da qui che dobbiamo ripartire, dal diritto di replica, quasi distrutto dai falsi buoni.
Non serve più la cattiveria “tout court”
Con la frustrazione rabbiosa di coloro che hanno sfruttato i social per diffonderla, si è generata una crisi di valori che è diventata virale.. Questo atteggiamento ha lacerato le relazioni sociali favorendo, paradossalmente, i criminali. Tutti contro tutti e la verità? Non sappiamo che fine abbia fatto e in diverse circostanze. Una società divisa e lacerata si difende male , non cresce e favorisce il potere lobbistico. La riscoperta del coraggio, dell’azione valoriale , di quella capacità di definirsi, “cattivi di buon senso e propositivi” attribuendo alla cattiveria il giusto ruolo legato allo stimolo per una possibile crescita sociale, può dare un nuovo ruolo al pensiero critico che pensa meno ad abbattere le persone e più a portarle sulla retta via. Un elogio della “cattiveria sana” e non manipolativa e distruttiva, ci pare il manifesto migliore per scardinare l’ideologia dominate che tende a scaricare rabbia su chi ci sta sulle palle .Henry Miller, ne “Il Tropico del Cancro”, scriveva che “ogni cosa si sopporta: sfacelo, umiliazione, miseria, guerra, delitto, nella fiducia che dalla mattina alla sera accada qualcosa, un miracolo, che renda sopportabile la vita”. E figuriamoci se, alla luce di ciò, possiamo permetterci di affrontare la vita medesima col sorriso ebete stampato sul volto di non capire che molte strategie portate avanti da qualcuno non cercavano la verità ma la distruzione degli avversari. Elogiare la verità significa elogiare il realismo. Elogiare il realismo significa affrontare i fatti per quelli che sono, abbandonando le utopie e i sogni irrealizzabili e le falsità che servono per soddisfare l’ego. È forse ciò che, più di ogni altra cosa, manca a questo paese: la forza della verità. Thomas Hobbes definiva la verità “l’inferno visto troppo tardi”, e i signori massacratori di professione non fanno altro che dargli ragione data la loro caparbietà nel volersi attribuire ruoli quasi divini.
fonte: Il primato