La Procura di Palermo ha inoltre delegato i carabinieri ad acquisire alla Camera dei Deputati la documentazione relativa al rapporto di collaborazione tra la parlamentare Giusy Occhionero (ex LEU, ora renziana) e Antonello Nicosia, fermato lunedì con l’accusa di associazione mafiosa.
Le indagini dei PM di Palermo, oltre a verificare le specifiche connessioni con alcuni pregiudicati per reati di mafia di Castelvetrano come, Giuseppe Fontana e Santo Sacco stanno setacciando tutti i passaggi parlamentari di Nicosia che era riuscito, nonostante una condanna scontata a 10 anni per droga , a farsi accreditare pure nel mondo accademico universitario. Lui, si difende asserendo di aver –solo millantato e di non essere mafioso-. Saranno le indagini a dire se Nicosia ha ragione. Il Cagliostro del secolo, abile a gestire le situazioni, ne aveva per tutti . Un “professionista” del diritto che sapeva gestire i rapporti tra il palazzo e i boss. L’associazionismo per la difesa dei diritti umani non si fa certo cosi. L’impegno sociale a garanzia di chi subisce torti non prevede zone d’ombra. Insomma, in Sicilia, il nome Antonello spesso non funziona bene. Tra Antonello Montante e Antonello Nicosia ci passano due modus operandi davvero singolari. A guadagnarci, alla fine è sempre quella mafia che agisce e non si vede facilmente e che continua a gestire potere e tanti soldi.I furbi ricchi gongolano
L’uomo, secondo le indagini aveva un contratto da collaboratore parlamentare grazie al quale entrava nelle carceri di massima sicurezza con la deputata e aveva contatti con boss detenuti. Il rapporto professionale sarebbe cessato nei mesi scorsi, ma dalle indagini è emerso che i due continuavano a sentirsi. Occhionero, interrogata ieri, ha raccontato di aver conosciuto Nicosia tramite i Radicali Italiani che, non avendo un proprio un deputato alla Camera, le avevano suggerito di assumerlo per avere la possibilità di fare ispezioni nelle carceri. Una prerogativa legittima che, però, il collaboratore aveva usato per i suoi scopi: avere contatti coi capimafia e portare all’esterno informazioni.
La parlamentare e il Radicale si sono incontrati a Palermo e hanno avvitato una collaborazione e un rapporto personale. L’uomo veniva retribuito con 50 euro al mese. Una cifra simbolica perché, come emerge dalle intercettazioni, lo scopo della collaborazione, per Nicosia, non era certo il guadagno mensile. «Non è tinta (brutta ndr), non è bona, ma è Parlamentare», commentava con un amico il Radicale alludendo al vantaggio tratto dal rapporto. Ai pm che ieri le chiedevano come mai avesse assunto l’indagato, nonostante i suoi precedenti penali – una condanna per traffico di droga, tre per ricettazione e una per appropriazione indebita – Occhionero ha risposto sostenendo che alla Camera nessuno fa controlli sui collaboratori. Nonostante il contratto fosse scaduto a maggio perché la donna, insospettita dal singolare curriculum del collaboratore ne aveva accertato la falsità, il tesserino era rimasto nella disponibilità di Nicosia.
Fonte: La Sicilia