Procuratore Greco: “Carte a giornalisti”. Tribunale di Milano, svolta epocale
Carte processuali ai giornalisti: dalla Procura di Milano un piccolo passo verso la civiltà nella gestione della giustizia italiana. E’ un passo importante verso quel diritto di cronaca che tenga conto anche del diritto dell’indagato a non essere dilaniato da processi mediatici favoriti dalle procure che, con il classico sotterfugio del giornalista amico, passano alla stampa alleata quello che più gli fa comodo.Speso è successo che l’indagato, abbia saputo dai giornali di accuse a suo carico , invece del normale modus della notifica degli atti. Adesso, ufficialmente, la Procura di Milano ha deciso di dare a tutti pari opportunità, adottando un criterio di civiltà che fermi questo gioco, spesso illegale delle notizie, anche segrete, passate sotto banco al giornalista amico. Si dovrebbe evitare in questo modo, la sintesi giornalistica a favore dell’accusa e preparata dai pm . Sintesi che, su migliaia di pagine di intercettazioni e indagini, è quanto mai necessaria. Difficile che un giornalista possa avere tutte le carte di un indagine. Si accontenta di ciò che fa più gola ai Pm che, ovviamente, hanno le carte dell’accusa e evidenziano la loro tesi.Adesso, per correttezza , a Milano sarà lo stesso Tribunale a gestire il rapporto con la stampa con metodi uguali per tutti.
Forse qualcosa a livello di civiltà si sta muovendo. Da sempre, e chi ascolta Pane al Pane e Pinocchio lo sa, io mi batto perchè ci sia una certa civiltà sulla questione delle carte processuali. Mi spiego. Quando un’inchiesta finisce sui giornali ha sempre due peccati originali che non possono essere corretti.
Il primo peccato è che di fatto i giornalisti riproducono l’unica cosa che hanno: le carte dell’accusa. Quindi i lettori pensano di leggere quello che è nei fatti, e invece leggono quello che sono le indagini, tutte da dimostrare, cariche di accuse perché questo sono: le carte dell’accusa.
Il secondo difetto è che spesso queste carte vengono pubblicate in modo illegale. Nel senso che, letteralmente, vengono passate ai giornalisti che le pubblicano e il reato lo fanno non quelli che pubblicano ma quelli che le passano. Ma visto che quelli che le passano o sono magistrati o sono avvocati, tutto finisce in cavalleria salvo per il povero cristo che magari non ha manco avuto l’avviso di garanzia e già si trova i dettagli sui giornali. A questo si aggiunge il fatto che le carte le leggono i giornalisti, che devono estrarre e sintetizzare, magari da sintesi ed estratti già fatti dai carabinieri o dalla finanza sulle intercettazioni audio. Figuratevi il casino. E’ il motivo per cui, su Affaritaliani.it Milano, abbiamo deciso già tempo fa di pubblicare integralmente le carte. Così almeno uno fa la fatica di leggersi l’intera vicenda e ha una informazione corretta. Detto questo possiamo concludere che la situazione attuale non è degna di un Paese civile. Così, ieri sono sobbalzato sulla sedia quando ho letto uno splendido articolo di Manuela D’Alessandro sul blog Giustiziami (QUI IL LINK). In pratica Greco ha convocato i giornalisti e ha detto loro: ecco qui ci sono i documenti su questo caso, già ripuliti da tutto quello che è illegale che esca. Ce li avete tutti insieme, andate in pace. Ora, è ovvio che si tratta dell’iniziativa della Procura di Milano. Ma è importante. Perché è un primo passo verso la civiltà nella gestione della giustizia italiana.
Fabio Massa