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Non è facile entrare nel complesso mondo generato dalla diabolica coesistenza dell’antimafia alla Montante e i colletti bianchi dello Stato.
Di certo c’è che, Antonello Montante, sapeva applicare bene la tecnica semplice e molto diffusa del ” chi ti servi”. Una volta accontentate le richieste e il bisogno anche di certi poliziotti , questi si mettevano a disposizione
Diego Di Simone, ex poliziotto al servizio di Montante per “controllare” tutti i nemici dei “paladini dell’Antimafia”
Diego Di Simone, il capo della sicurezza di Confindustria, lo chiamava « il suo uomo all’ Avana, quello che osserva tutto » . O anche, «l’ uomo mio che è giù» L’Avana era il modo in cui Montante chiamava il Palazzo Di Giustizia.Una talpa che probabilmente non operava solo all’ interno del palazzo di giustizia di Caltanissetta.
Il Caso DI SIMONE
Occorre, premettere, al fine di lumeggiare la figura del Diego DI SIMONE, come lo stesso, originario di Canicattì, sia stato un appartenente della Polizia di Stato, dapprima in forza al Reparto Mobile di Palermo dal 24.11.1990 al 29.11.1994 e dopo – dal 30.11.1994 al 18.7.2009, fino all’ultimo incarico ricoperto prima delle sue dimissioni — in servizio presso la Squadra Mobile di Palermo con il grado di Ispettore Superiore — Sostituto Commissario.
A far data dall’8.07.2009 — e sino a poco tempo fa – DI SIMONE risultava dipendente della società “Aedificatio S.P.A.”, società unipersonale soggetta ad attività di direzione e coordinamento da parte di Confindustria ex art. 2497 c.c., con le seguenti mansioni: Responsabile dell’organizzazione, della pianificazione e del coordinamento delle attività di sicurezza, vigilanza e accoglienza.
Inoltre DI SIMONE PERRICONE Diego è stato procuratore speciale del Presidente pro-tempore di Confindustria, affinchè in suo nome e vece provveda a:
intrattenere corrispondenza con le forze di Polizia;
recapitare all’autorità di pubblica sicurezza, carabinieri, guardia di finanza, vigili
urbani, vigili del fuoco, protezione civile, autorità doganali ecc., istanze, denunce, querele e richiedere ritirare copie, certificati, attestazioni; richiedere e ritirare dalla pubblica amministrazione i nulla osta di segretezza.
Orbene, in primo luogo, è stato inequivocabilmente accertato come il DI SIMONE sia stato
assunto alle dipendenze della “AEDIFICATIO”, per conto della quale svolge il rilevante incarico di responsabile della sicurezza di CONFINDUSTRIA, proprio grazie ai buoni uffici
del MONTANTE.
..A tal fine, bisogna evidenziare che in sede di perquisizione eseguita all’interno dell’abitazione del MONTANTE di contrada Altarello di Serradifalco veniva rinvenuto, tra gli altri, un
“curriculum vitae et studiorum” del DI SIMONE, datato 23 giugno 2009 (si presti attenzione
alla data) e composto di sei pagine..
Sul margine sinistro di tale foglio è stata vergata a mano (con ragionevole certezza proprio dal MONTANTE) la seguente frase “segnalato da Questore Peppino Caruso”.
La data del confezionamento del curriculum vitae di che trattasi va posta in debita connessione con un’annotazione contenuta nel file excel di seguito riportata:
24/06/2009 ore 10,00 app. amico del Peppino Caruso Questore per Security in via Veneto
Se ne ricava, pertanto, senza alcuna ombra di dubbio, che:
DI SIMONE era stato “segnalato” per la “security in via Veneto” proprio dal Questore CARUSO e che lo stesso DI SIMONE aveva redatto il suo curriculum vitae (il 23 giugno 2009) in previsione dell’appuntamento che avrebbe avuto il giorno seguente col MONTANTE per discutere de visu della questione;
il MONTANTE era poi stato l’artefice dell’assunzione del DI SIMONE alle dipendenze della “AEDIFICATIO” (avvenuta pochi giorni dopo e cioè 1’8.7.2009) affinché andasse a svolgere il compito per il quale era stato segnalato dal Questore CARUSO, in quel momento Questore della Provincia di Roma e, precedentemente Questore di Palermo.
A tale ultimo proposito, non è un caso che nel menzionato file excel, alla data
dell’8.7.2009, il MONTANTE abbia annotato la firma del contatto del DI SIMONE in Confindustria, nonché il giorno in cui questi ha poi effettivamente iniziato a lavorare.
08/07/2009 iniziato a lavorare il 20/07/2009
Così come, ad ulteriore dimostrazione del fattivo interessamento del MONTANTE
nella vicenda, si rileva che in allegato al predetto curriculum vitae del DI SIMONE vi
è la minuta di due note, non firmate, indirizzate dall’allora Presidente di CONFINDUSTRIA Emma Marcegaglia alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per richiedere il rilascio del nulla osta di sicurezza in favore del DI SIMONE.
Analoga documentazione veniva rinvenuta, sempre all’interno dell’abitazione del MONTANTE, all’interno di un “carpettone” di colore azzurro con scritta “delega legalità”.
Si tratta, a ben vedere, di documentazione che il MONTANTE non avrebbe avuto alcun titolo per detenere o, se vogliamo, alcun interesse in astratto, trattandosi di richieste avanzate dall’allora Presidente Nazionale dell’associazione degli industriali e la cui conservazione si giustifica solo come “promemoria” cartaceo degli step che avevano condotto all’assunzione da parte del DI SIMONE delle mansioni tuttora
rivestite in seno a CONFINDUSTRIA.
A ben vedere, poi, ulteriori conferme a quanto si sta qui sostenendo giungono dagli altri
elementi acquisiti al procedimento che testimoniano l’esistenza di rapporti estremamente
stretti e di natura fiduciaria tra il MONTANTE ed il Questore “Peppino” CARUSO e cioè
colui che, come detto, aveva introdotto il DI SIMONE all’imprenditore di Serradifalco
affinché venisse assunto alle dipendenze di CONFINDUSTRIA Nazionale..
..Si considerino, a tal proposito, le dichiarazioni rese da Alfonso CICERO in data 8 ottobre
2016, il quale ha evidenziato che Linda VANCHERI, nel periodo in cui questa era impiegata al Gabinetto dell’Assessorato Regionale al tempo retto da Marco VENTURI, gli ebbe a
confidare che proprio il Questore CARUSO (oltre che il prefetto Giosuè MARINO) si era rivelato elemento “preziosissimo” per favorire l’ascesa del MONTANTE.
In relazione al Questore Peppino CARUSO di cui mi chiede la S.V. premetto di aver rappresentato ciò che conosco sul conto dello stesso nel documento che ho oggi consegnato alla S.V..
In ogni caso, posso dire che alla fine del 2014-inizi del 2015 il MONTANTE mi chiese di trovare una
collocazione a Gíosuè MARINO in qualche struttura facente capo all’IRSAP; il MONTANTE mi disse che si trattava però di nomina da fare urgentemente, che il MARINO era da poco andato in pensione e che si trattava di un suo amico.
Dovendo procedere alla nomina di un componente del CDA dell ‘Autoporto SR. s.p.a., proposi al MONTANTE di designarlo in quella società e questi si trovò d’accordo ribadendomi, però, di fare in fretta e dandomi il suo recapito telefonico
Contattai, quindi, il MARINO con il quale ebbi un primo incontro al Bar Magnolie di Palermo, ove gli spiegai di cosa si trattasse e gli inviai anche la documentazione che gli potesse meglio consentire di valutare la fattibilità di quell’incarico rispetto al fatto che egli fosse in pensione e se dunque quella nomina potesse essere legittima.
Ebbi qualche altro incontro col MARINO, ma poi la sua nomina non andò in porto per quei motivi ostativi di cui ho detto.
Tale vicenda che mi è nel frattempo tornata alla mente mi ha fatto anche ricordare che nel periodo in cui la VANCHERI era al Gabinetto dell’Assessorato diretto da VENTURI, la stessa VANCHERI mi ebbe a dire che Giosuè MARINO e Peppino CARUSO si era rivelati due elementi “preziosissimi” per l’ascesa del MONTANTE.
Appare, altresì, utile rappresentare come l’assunzione del DI SIMONE alle dipendenze della
AEDIFICATIO abbia comportato per lo stesso un notevole beneficio economico, andando
quasi a triplicare i redditi in precedenza percepiti come funzionario della Polizia di Stato
Ed invero i compensi lordi percepiti dal DI SIMONE sono passati da una media di 45.000
euro circa (cfr. annualità 2005-2007) – quando era in servizio, appunto, alla Polizia di Stato ad un importo compreso tra i 90.000 ed i 110.000 euro nel momento in cui è transitato alle
dipendenze della AEDIFICATIO s.r.l. (cfr. annualità 2010-2015).
La circostanza in questione — unitamente ai rapporti che di certo legano il MONTANTE a
Giuseppe CARUSO (dal quale, come si è visto, il DI SIMONE era stato introdotto al
MONTANTE) – può ben servire a spiegare la fiduciarietà del rapporto esistente con
l’imprenditore di Serradifalco che è emersa dagli approfondimenti investigativi svolti e che
può dirsi emblematicamente rappresentata nelle conversazioni intercorse tra Nazario SACCIA ed Ettore ORFANELLO durante le quali costoro, nel riferirsi al DI SIMONE, lo appellavano come “discepolo”, “vassallo” o, in maniera certamente più colorita, “sgherro” dello stesso MONTANTE.
E, a ben vedere, può anche servire a trovare una spiegazione (ma non certamente una
giustificazione) agli illeciti comportamenti che risultano essere stati commessi dal DI
SIMONE in funzione degli interessi del MONTANTE, tanto che lo stesso DI SIMONE,
all’esito delle indagini sin qui condotte, è in grado di assurgere, senza tema di smentita, a
figura chiave del network relazionale a disposizione dell’imprenditore di Serradifalco e del
contesto di soggetti attorno allo stesso ruotanti..”.
Fonte: documenti investigativi Repubblica