L’ex MINISTRO ALFANO ERA VICINO ALLA SAGUTO
Lo dice chiaramente sul suo profilo Facebook anche Pietro Cavallotti che da anni si batte per avere giustizia per quanto accaduto ala sua famiglia.
I riscontri, ad un possibile ” gruppo di potere” che ha determinato le politiche dell’antimafia in Sicilia ,fino a quando non è stato arrestato Montante , sono numerosi
Gli incontri con Alfano, le cene con prefetti e pm. La rete di Montante raccontata dall’Antimafia
La relazione della commissione dell’Ars, al termine di 10 mesi di lavoro e 49 audizioni. L’ex ministro Alfano : “Antonello? Era un’icona”. Fava: “In Sicilia c’è stato un golpe”
Alfano si fidava di Montante per la posizione o era politicamente suo amico? Alfano era anche amico di diversi imprenditori dell’agrigentino e del nisseno alcuni dei quali, amici di Montante
L’amico Alfano
Ma dopo 10 mesi di lavoro e 49 audizioni, la commissione presieduta da Claudio Fava ha messo a fuoco molto altro: soprattutto l’intreccio perverso fra l’ex paladino della legalità ed esponenti istituzionali di altissimo livello: ministri, rappresentanti di spicco delle forze dell’ordine. In commissione è stato sentito anche l’ex titolare del Viminale Angelino Alfano, che non ha rinnegato la sua amicizia con Montante: “Io ho interloquito da siciliano con un’icona: cioè lui era creduto! E più era creduto, più diventava credibile, e più diventava credibile più era creduto”, ha spiegato l’ex ministro. Che, quando Montante era già indagato per mafia, lo ha voluto all’agenzia per i beni confiscati e non ha fatto poi nulla per rimuoverlo. “La nomina all’agenzia? Fu un’idea mia. Immaginai di mettere un siciliano, un anti mafioso, il responsabile della legalità di Confindustria nazionale – ha detto Alfano – e, al tempo stesso, uno di comprovata, a quel tempo, competenza manageriale
Cavallotti denuncia pubblicamente la vicinanza tra Alfano e Saguto
Dal profilo di Pietro Cavallotti
Siamo nel 2015. Pino Maniaci e Le Iene scoperchiano la pentola del malaffare della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo. Qualcosa non funziona ed è evidente a tutti: le aziende sequestrate falliscono e sempre più spesso si colpiscono persone che non hanno condanne per mafia.
Ma il Ministro dell’Interno, Angelino Alfano, chiama la Saguto e la rincuora:
“La chiamo solo perché, non avendo avuto precedente conoscenza e avendo letto gli articoli sul giornale, la chiamo per darle la mia vicinanza e per dirle che qualunque esigenza lei abbia o avvertenza che lei senta di dovermi comunicare io sono pronto ad accoglierla”.
La Saguto lo ringrazia: “signor Ministro, lei è stato sempre un punto di riferimento. La ringrazio moltissimo, per questa telefonata e in genere. La ringrazio”.
“Ma si immagini, si immagini. Io sono consapevole del ruolo degli uffici misure di prevenzione”, risponde Alfano.
Da quanto si legge, Alfano era “vicino” alla Saguto e, per la Saguto, Alfano era il suo punto di riferimento. Ma Alfano dice pure di essere “consapevole” dell’operato della Sezione presieduta dalla Saguto e di essere disponibile ad accogliere le sue richieste.
Non è dato comprendere i termini della “vicinanza” e della “consapevolezza” ma è un dato di fatto che nel 2008, quando Alfano era il Ministro della Giustizia, il Parlamento modificò la legge sulle misure di prevenzione, stravolgendo l’impianto della Rognoni-La Torre.
Infatti, recependo l’orientamento “innovativo” della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, si introdusse la possibilità di confiscare i beni delle persone non pericolose e, addirittura, i beni dei morti che, in quanto tali, non si possono difendere.
Questo è l’esempio di come il Parlamento abbia fatto le leggi sotto la dettatura di alcuni settori deviati della Magistratura. È l’esempio di come alcuni politici che predicano la difesa dei diritti di libertà dei cittadini, il diritto di impresa, si siano prestati a giochi perversi in cui a rimetterci la vita sono state troppe volte persone oneste, non facendosi scrupoli a consegnare l’economia di intere Regioni a poteri deviati e centri di interesse.
Alfano quando si muoveva era come un elefante in un negozio di cristallerie. Alfano, il grande Monistro, è responsabile anche dell’accordo politico che portò l’ex sindaco Felice Errante di Castelvetrano ad unirsi con l’ex deputato Giovanni Lo Sciuto. Un accordo che dopo il 2017 fece finta di non ricordare
Fonte: Repubblica