Depistaggio Borsellino, Pm indagato: “Sconvolto da ‘macelleria mediatica’”
” Ogni Procura ha l’obbligo di attivare un’indagine quando le perviene una notizia di reato”, ma sono “sconvolto e amaramente colpito sul piano umano e familiare sulla gestione mediatica della notizia”.
Petralia dovrebbe tirare le orecchie a tanti suoi colleghi che non hanno avuto certo scrupoli ad attivare la” macelleria mediatica” con la complicità più o meno lecita di certi giornalisti, vere “talpe” mediatiche infiltrate dentro le procure che , addirittura, sapevano pprima dell’indagato di avvisi di garanzia e di intercettazioni. Quanta gente è finita sotto la ghiogliottina mediatica e poi è stata assolta? Quanta gente vicina alle procure ha scritto di assoluzioni discutibili gettando l’ombra sul malcapitato?. Le procure hanno avuto troppo facilmente accesso alle redazioni. Colpevole o innocente? Questo lo deve dire il Tribunale giudicante e non la Procura che di fatto,è costituita da ” avvocati” di parte che rappresentano la Pubblica Accusa e quindi lo Stato. I pm per la legge ,(on succede quasi mai)dovrebbero tutelare pure l’indagato. Il Giudice che emette le sentenze dovrebbe avere altro ruolo. Certe procure sapevano che la gogna mediatica avrebbe dato maggiore risalto al loro lavoro, molta notorietà e infine, il tam tam poteva condizionare il Giudice delle Udienze Preliminari e anche gli ordinari. : Ecco perchè Palamara ed altri cercavano di conquistare procure. Il potere serve Un sistema che pende a favore dell’accusa per il 70%. Le procure dovrebbe indagare anche sui perversi rapporti tra Pm e giornalisti compiacenti. Le violazioni, in certi casi sono evidenti . Del resto il metodo Montante ci dice come funzionare un sistema teso alla denigrazione e al ricatto .Magari si scopre che venivano anche pagati
Il nostro blog che si ispira ai princi costituzionali italiani e non a quelli stalinisti darà sempre l’opportunità, fino a quando ci verrà concesso, di sentire l’altra campana. Il diritto d’informazione e cronaca non appartiene solo a Pm e procure.
Chi nasconde la verità o la manipola uccide la democrazia
Pubblichiamo le dichiarazioni di Petralia rese al giornale “La Sicilia”
Cosi’ il procuratore aggiunto di Catania, Carmelo Petralia, in un’intervista a La Sicilia, sull’avviso di garanzia emesso, per lui e il magistrato Annamaria Palma, dalla Procura di Messina per concorso in calunnia aggravata dall’avere favorito Cosa nostra nell’ambito dell’inchiesta sul depistaggio sull’attentato di via D’Amelio al giudice Paolo Borsellino e alla sua scorta. Petralia parla di “‘macelleria mediatica’ a buon mercato di cui, in concreto solo io e la collega Palma siamo rimasti vittime”. Eppure della “‘gestione’ della collaborazione di Scarantino si occupava un pool di magistrati molto piu’ ampio” e “il dato conosciuto e amplificato dai media manca di molti nominativi e mi chiedo ancora perche’”.”Dalla famiglia Borsellino – osserva – l’ unico vero contributo, ampio, sincero e incondizionato di collaborazione, anche alla conoscenza dei fatti e alle indagini in senso stretto, e’ venuto dalla signora Rita, la sorella di Paolo, e dalla sua famiglia, i signori Fiore. Tutto il resto della famiglia Borsellino e’ stato assolutamente assente”. “A Caltanissetta, nel 1992 – ricorda Petralia – si partiva da zero. E’ facile oggi denigrare, offendere e avanzare sospetti. Chi arriva per ultimo sa sempre molto di piu’ di chi e’ arrivato prima e soprattutto di chi e’ arrivato per primo. Ma cio’ non lo autorizza a gettare fango e ad avanzare accuse di collusioni”. “Ad ogni verita’ – sottolinea – si arriva faticosamente e per gradi. Gia’ nel 1996-98 la ricerca dei cosiddetti ‘mandanti esterni’ mi aveva portato all’iscrizione di Bruno Contrada e poi, ancora, a proporre l’iscrizione di Marcello Dell’ Utri e Silvio Berlusconi per concorso in strage. L’esito di queste indagini – chiosa Petralia – alle quali comunque non partecipai essendo rientrato alla Procura Nazionale, e’ noto. Ma se sono un depistatore”.