Trapani, blitz della Dia. Fermati pure i figli dei due faccendieri. Ai domiciliari, un dirigente regionale. La procura: “Corruzione, intestazione fittizia e autoriciclaggio”
Due mesi dopo l’avviso di garanzia e le perquisizioni, finisce in manette Francesco Paolo Arata, il consulente per l’Energia del ministro Matteo Salvini, due anni fa aveva contribuito a stilare il programma della Lega. Ora, è accusato di “intestazione fittizia, con l’aggravante di mafia, corruzione e autoriciclaggio”, queste le contestazioni che gli vengono mosse dalla procura di Palermo e dalla Dia di Trapani. Per i suoi affari con Vito Nicastri, il “re” dell’eolico vicino all’entourage del latitante Matteo Messina Denaro, e per alcune mazzette che sarebbero state pagate a un dirigente regionale. Questa mattina, sono stati arrestati anche il figlio di Arata, Francesco, Vito Nicastri e suo figlio Manlio. Ai domiciliari, il dirigente Alberto Tinnirello, che è stato in servizio all’assessorato regionale all’Energia.
Dalle perquisizioni del 17 aprile scorso, sono emersi riscontri importanti alle ipotesi d’accusa, così la svolta nell’indagine, condotta dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dal sostituto Gianluca De Leo. Le richieste dei pm sono state accolte dal gip Guglielmo Nicastro. E questa mattina, sono scattati anche diversi sequestri di società che gestiscono impianti eolici.
Le relazioni
E poi ci sono i rapporti con la politica. “Dalle attività di indagine — ricostruisce la procura — è emerso che Arata ha trovato interlocutori all’interno dell’assessorato all’Energia, tra tutti l’assessore Pierobon, grazie all’intervento di Gianfranco Miccichè, a sua volta contattato da Alberto Dell’Utri”. Dunque, l’ambasciatore di Vito Nicastri era riuscito a parlare con il presidente dell’Ars e con il fratello di Marcello Dell’Utri, uno dei fondatori di Forza Italia condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Probabilmente, contatti che arrivano ad Arata dalla sua partecipazione in Forza Italia dopo l’elezione alla Camera nella circoscrizione della Toscana.
Intanto, alla procura di Roma, prosegue l’altro filone dell’inchiesta, che vede indagati Arata e l’ex sottosegretario leghista Armando Siri, per una mazzetta da 30 mila euro, il prezzo di un emendamento che alla fine del 2018 avrebbe dovuto aprire nuovi finanziamenti per gli affari sull’eolico con Vito Nicastri. Di quella mazzetta Arata parlò al figlio Francesco e al figlio del “re” dell’eolico nel settembre scorso. E il fascicolo è passato per competenza territoriale nella Capitale: dopo la notizia dell’inchiesta, il presidente del Consiglio Conte ha dimissionato Siri, che non intendeva farsi da parte. Arata e Siri avevano rapporti strettissimi: nel giugno scorso, era stato proprio Arata (ex deputato di Forza Italia passato alla Lega) a sponsorizzare la nomina del sottosegreario.
Fonte: Repubblica