Il tribunale del Riesame di Palermo ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa il 21 marzo scorso dal gip di Trapani a carico di 27 persone, tra cui l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio, accusati a vario titolo di aver fatto parte di una loggia massonica segreta di Castelvetrano che avrebbe condizionato l’attività della pubblica amministrazione, gli appalti nell’isola e alcune indagini della magistratura.
Per il Riesame l’autorità giudiziaria competente sarebbe Palermo e non Trapani. Cascio era ai domiciliari e sta per essere liberato.
L’incompetenza territoriale sarebbe determinata dal fatto che il reato più grave contestato dai pm, che era quello di peculato, sarebbe stato commesso a Palermo. Da qui deriva la competenza della Procura del capoluogo sull’inchiesta. Ora il tribunale del Riesame ha ordinato la trasmissione degli atti alla procura di Trapani perché invii il fascicolo ai colleghi palermitani. Cascio è difeso dall’avvocato Enrico Sanseverino. La decisione dei giudici fa cadere l’intera misura cautelare
Il giudice di Trapani che firmò l’ordinanza di custodia cautelare era territorialmente incompetente. Non poteva ordinare l’arresto di Francesco Cascio, ma doveva essere il Gip di Palermo ad occuparsene.
Il Tribunale del Riesame del capoluogo siciliano scarcera Cascio (che in realtà attende a casa il tecnico che disattivi il braccialetto elettronico che gli era stato applicato) con una decisione che piccona l’intero provvedimento cautelare. È scontato che uno dopo l’altro, man mano che faranno ricorso, torneranno liberi tutti e ventisette gli indagati. L’inchiesta ruota attorno all’esistenza di una loggia segreta capace di condizionare la politica e la burocrazia da Trapani a Palermo. Il centro nevralgico era Castelvetrano e ne avrebbero fatto parte massoni, politici e professionisti.
Il Riesame di Palermo, presiedo da Antonia Pappalardo, ha accolto il ricorso del collegio difensivo di Cascio, composto dagli avvocati Enrico Sanseverino, Roberto Mangano e Vincenzo Maria Giacona. Non si conoscono le motivazione, ma è scontato che il problema della competenza nasca dal radicamento del procedimento nel luogo in cui è stato commesso il reato più grave. In questo caso si tratta di un presunto peculato contestato a Lo Sciuto per l’assunzione di un collaboratore al parlamento regionale.
Lo Sciuto è considerato dai pm trapanesi l’uomo chiave del sistema corruttivo che condizionava la vita politica di Castelvetrano (piazzando assessore massoni in Comune) e quella amministrativa all’Inps di Trapani (controllando l’erogazione delle pensioni di invalidità grazie al medico dell’Istituto Rosario Orlando). Si indaga anche su nomine politiche e finanziamenti regionali.
Ora il ciclone dell’incompetenza si abbatte sull’intera inchiesta. Doveva essere il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo e non di Trapani a firmare l’ordinanza di custodia cautelare. Ci sarà il “liberi tutti”. Il Riesame, infatti, si è preso 45 giorni per depositare le motivazione e ha trasmesso gli atti alla Procura di Trapani per le valutazioni sull’incompetenza.
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Fonte: Live Sicilia , Blog Sicilia
Il Circolaccio