ricorso dell’ex 007 Bruno Contrada contro perquisizioni e intercettazioni delle procure italiane
L’ex numero 2 del Sisde in due anni è stato sottoposto a tre perquisizioni. Una “persecuzione giudiziaria”, secondo il suo avvocato. Condannato a 10 anni per concorso in associazione mafioso, la sentenza era poi stata revocata dalla Cassazione dopo che la stessa Corte europea dei diritti dell’uomo l’aveva considerata illegittima
La Corte Europa dei Diritti dell’uomo ha pronunciato il primo sì contro le perquisizioni e le intercettazioni a carico dell’ex numero 2 del Sisde, Bruno Contrada. La Cedu ha infatti dichiarato ricevibile il ricorso presentato dai legali di Contrada con il quale gli avvocati contestavano i mezzi di ricerca della prova disposti dalla Procura di Reggio Calabria e dalla Procura generale di Palermo negli ultimi due anni. Condannato a 10 anni per concorso in associazione dalla Corte d’appello di Palermo (sentenza poi revocata dalla Cassazione che ha anche privando il verdetto della eseguibilità e degli effetti penali) l’ex 007, secondo il suo avvocato, sarebbe “perseguitato dalla giurisdizione“.
L’ultima perquisizione risale al giugno scorso. Gli investigatori della Dia cercavano prove utili all’indagine sull’omicidio dell’agente Nino Agostino. Secondo la Procura di Palermo, infatti, proprio nella casa dell’ex superpoliziotto potevano essere rintracciati “documenti (appunti, fotografie, atti ufficiali, files) riguardanti i suoi rapporti con Paolilli (poliziotto in passato indagato per il depistaggio delle indagini sul delitto Agostino ndr), Agostino stesso, Aiello (ex agente dei Servizi morto un anno fa ndr), nonché prove del coinvolgimento di Agostino in attività di ricerca di latitanti ed altre attività extraistituzionali”. Contrada “non è indagato”, aveva sottolineato già all’epoca il legale dell’ex agentesegreto.