La mafia e lo Statuto Siciliano che portava soldi in Sicilia
Secondo lo statuto autonomo della regione Sicilia, lo Stato era tenuto a versare ogni anno, a titolo di solidarietà internazionale, grandi quantità di denaro pubblico, destinato alla realizzazione di opere pubbliche. Dal 1947 al 1971 i miliardi che lo stato italiano ha trasferito alla regione Sicilia ammontavano a 830, mentre quelli relativi al periodo che va dal 1972 al 1976 ammontavano a 630.
Data l’inerzia degli organi di governo regionali, circa la spesa di tali somme, si veniva così a creare, nelle casse delle banche siciliane, un’ingente giacenza di denaro pubblico, in media attorno ai 300 miliardi, fatto particolarmente grave tanto da preoccupare anche la Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia, che nella relazione conclusiva così scrisse: ” Dal complesso delle circostanze e dei fatti ora enunciati è derivata, nel corso degli anni, un’anomala giacenza di liquidità, nel senso che il denaro versato alla Regione è rimasto depositato in banca per lunghi periodi e in misura notevole, contribuendo a rendere artificioso il funzionamento del sistema bancario e a favorire fenomeni di intermediazione mafiosi e di parassitismo”.
Insomma, tutto era fatto per non funzionare e per fare arricchire mafiosi e politici complici
A Castelvetrano, negli anni 60, nasce l’ISLA. Una sorta di carrozzone pubblico che doveva produrre derivati del latte e latte fresco. I terreni, regolarmente espropriati appartenevano a una potente famiglia borghese di Castelvetrano.
Quando si tratta di gestire soldi pubblici e finanziamenti miliardari , il comitato d’affari di Castelvetrano non si faceva mancare nulla
Tra gli impiegati , oltre a diversi castelvetranesi c’erano mafiosi del calibro di Vito Gondola , di Mazara del Vallo, amico di Ciccio Messina Denaro, coinvolto anche nel sequestro Corleo. Gondola muore in carcere dopo la condanna al processo Hermes del 2014. All’ISLA ci lavora pure Giuseppe Zummo, altro boss di Gibellina. I Messina Denaro partecipano all’operazione ISLA coordinando anche tutti quelli che dovevano conferire il latte. “Vaccara ” e “picurara”. Era tutta una messa in scena. L’ISLA non doveva funzionare. La speculazione voluta da alcuni politici anche di sinistra , doveva servire a stra pagare quei terreni agricoli, costruire l’azienda , assumere amici e poi fallire. Così sarà. Saranno bruciati alcuni miliardi di lire che andranno ad ingrassare le tasche dei proprietari dei terreni, dei progettisti e di chi diede le autorizzazioni. Molte operazioni vennero eseguite , per conto del boss Zizzo da don Pino Rizzo , uomo d’onore a quel tempo in capo anche allo stesso Messina Denaro.
Le porte erano sempre aperte per Salvatore Zizzo il boss di Salemi. L’Isla , dopo pochi anni finisce in liquidazione e gli impiegati per anni presero soldi dalla Regione Siciliana senza lavorare. La presenza tra i dipendenti di questi boss dice che quella dell’ISLA che si trova lungo la strada per Selinunte (oggi divenuta proprietà privata), è stata un altra operazione gestita dalla mafia e dalla politica che portò nelle tasche di alcune famiglie di Castelvetrano milioni di lire a palate
Fonte : documenti
Il Circolaccio