
Udienza , quella di oggi, con la Procura generale sul piede di guerra contro l’ex senatore di Forza Italia, Antonino d’Alì . Dinanzi ai giudici della Corte d’Appello di Palermo, è iniziato il processo in cui l’ex senatore trapanese e’ imputato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Lo scorso gennaio la Cassazione aveva annullato con rinvio la sentenza con la quale i giudici d’Appello palermitani avevano confermato l’assoluzione del politico per i reati successivi al 1994, prescrivendolo per gli anni precedenti.
Oggi il pg Nico Gozzo e’ tornato a chiedere l’audizione di oltre quindici testimoni e l’acquisizione di alcuni documenti. Tra le vicende da affrontare attraverso l’esame di nuovi testimoni ci sono i trasferimenti dell’ex prefetto Fulvio Sodano, dell’allora capo della Squadra Mobile Giuseppe Linares, il tentativo della mafia di far fallire la Calcestruzzi Ericina e il presunto sostegno di Cosa nostra alle elezioni del 1994 dopo le quali D’Ali’ fu eletto al Senato.
Gli ermellini scrivevano che la sentenza di Appello aveva “illogicamente ed immotivatamente svalutato il sostegno elettorale di Cosa nostra a D’Ali'” attraverso “cadute logiche” e una “cesura illogica” tra i due periodi in cui all’imputato viene contestato il medesimo reato non prendendo “una posizione netta sulla rilevanza al supporto elettorale fornito da Cosa nostra a D’Ali’ non solo nel 1994, ma anche a quello ricevuto nel 2001”. E’ per adempiere a queste richieste che il pg Nico Gozzo ha chiesto anche l’acquisizione di un informativa allegata all’operazione dei carabinieri denominata “Pionica” che riguarda un incontro intercorso in un baglio in contrada Chinea tra uno degli arrestati, Girolamo Scandariato (figlio del boss di Calatafimi) e il politico trapanese. L’incontro filmato dai carabinieri – come e’ emerso dall’indagine dei militari dell’Arma – era finalizzato all’affitto di un terreno di 22 ettari, adiacente al Lago Rubino, in cui sono stati piantati 13.200 alberi di Paulownia. Secondo il pg il fatto rappresenta una continuita’ con la compravendita del terreno di contrada Zangara tra D’Ali’ e l’ex gioielliere Francesco Geraci (compare di Matteo Messina Denaro) cristallizzata dalla sentenza di primo grado. Secondo anche le dichiarazioni rese dall ‘ex moglie di d’Alì ,al giornale ” Il Fatto Quotidiano” qualche anno fa le frequentazioni della famiglia dell’ex senatore e i Messina Denaro iniziano già con Francesco Messina Denaro campiere nelle loro terre . I rapporti dovevano essere di buon livello. Stranamente il figlio di don Ciccio, Salvatore venne assunto molti anni fa , nella Banca dei d’alì
Le inchieste, le chiacchiere, i fatti e i collegamenti con la famiglia di Castelvetrano
Rimangono una montagna di dubbi su tante vicende
Unica certezza : alcuni politici hanno fatto il doppio gioco e la magistratura non è stata sempre attenta
La lunga storia della famigli D’ali Staiti, finisce pure, per incrociarsi , stranamente, con i destini storico-mafiosi di Castelvetrano
La famiglia D’alì giunse nel Trapanese dove erano presenti già nel secolo XVI quando alcuni suoi componenti presero parte alla spedizione spagnola contro il viceré Ugo di Moncada[1]. L’arrivo dei D’Alì a Trapani risulta pertanto essere attestato anche nei libri parrocchiali della città dopo la metà del secolo XVI, nel quartiere poi noto come San Pietro.I D’Alì di Trapani svolsero numerose attività mercantili e imprenditoriali, associandosi anche ad altre famiglie della borghesia trapanese[2], a partire dalla proprietà di imbarcazioni e dal commercio del corallo e del tonno. Ricchi, anzi ricchissimi. Nei secoli comprano feudi a go go . Uno di questi è quello di Castelvetrano. Potenti banchieri e latifondisti ,hanno sempre avuto il potere dalla loro parte
La Banca Sicula di proprietà era, con altri soci come i Burgarella, della famiglia D’Alì Staiti, che ne ha detenuto dal 1895 sempre la presidenza, prima con Giulio D’Alì Staiti, fino al 1933, cui successe Giacomo D’Alì Staiti, fino al 1976.. Negli anni 90 la banca fu venduta per decisione dell’ex senatore
Eppure, la potente famiglia del senatore D’ali, a Castelvetrano ebbe il suo primo tallone d’achille . Quel punto debole che i magistrati hanno toccato per mettere sotto processo l’ex senatore che per anni è stato un “intoccabile” . d’alì è entrato in politica facendo accordi con molti politici. Dall’elezione di Giulia Adamo sostenuta insieme a Massimo Grillo, al successo politico di Mimmo Fazio che diventò sindaco per gestire la coppa America che portò a Trapani una “barca” di soldi, al pieno sostegno dato a Mimmo Turano per la sua elezione da “trombato” alla Provincia Regionale di Trapani , nel 2008
l’ex moglie e il sacerdote amico di sempre Treppiedi dell’ex senatore, lo metteranno in difficoltà con gravi affermazione che, guarda caso, si legano anche a Castelvetrano.
CASTELVETRANO CAPITALE DI TANTI INTERESSI OCCULTI
Come per altre famiglie potenti della zona ,la storia dei d’alì , si intersecherà con quella della famiglia Messina Denaro e con Castelvetrano . I d’Ali hanno sempre avuto anche ottimi rapporti con la borghesia di Castelvetrano. Ottimi rapporti politici con l’ex senatore Bongiorno , con l’ex assessore provinciale Franco Rizzo, con l’ex presidente Mattozzi e moltri ancora
Fonte : Nuovo sud
Il Circolaccio