Mafia, politica e massoneria: il caso Trapani
Da Rostagno alle infiltrazioni a Castelvetrano
Una camera di compensazione di affari che non potevano trovare equilibrio altrove». Questo era negli anni ’80 il ruolo delle associazioni segrete trapanesi. Oggi non molto sembra essere cambiato nella provincia del boss Messina Denaro, dove si concentrano 19 logge e banche che avrebbe agevolato Cosa nostra
La commistione tra politica, professionisti e massoneria in provincia di Trapani è documentata da diverse inchieste del passato. Trova ampio spazio nella sentenza della corte d’Assise di Trapani sull’omicidio del giornalista Mauro Rostagno, in cui si parla di «uno scenario inquietante dei rapporti tra mafia e massoneria, sia regolare che deviata». Il riferimento è, per esempio, al circolo Scontrino di Trapani, presieduto negli anni ’80 dal professore Giovanni Grimaudo: lì avevano sede sei logge massoniche dichiarate e una segreta in cui figuravano insieme imprenditori, banchieri, liberi professionisti del luogo, i maggiori esponenti della mafia trapanese, della politica e della pubblica amministrazione locale. È il terzo livello, descritto nel processo Rostagno dall’avvocato e politico del Pci Salvatore Cusenza, come «la camera di compensazione di affari che non potevano trovare equilibrio in altre stanze e che lì potevano trovare il momento dell’accordo».
Tutto legato ai soldi
Anche in questo caso, spesso gli investigatori hanno puntato il dito solo sulla massoneria dimenticando che, spesso nei piccoli centri esistono altri centri di aggregazione. I circoli dei notabili, i club service e anche i partiti. Dal 1970 in poi, la borghesia trapanese confluì in massa anche nei club service . Politici, avvocati, magistrati, dirigenti, potevano essere massono ma anche dei Lions , del Rotary o del Kiwanis. I circoli de notabili come il Gioventù di Castelvetrano selezionava parecchio. Però , non chiudeva le porte al cognato di Matteo Messina Denaro , Filippo Guttadauro. Lo stesso Matteo, come racconta il killer Geraci , aveva porte aperte ovunque. Guttadauro e Matteo amavano giocare a carte con la gente facoltosa. E quando qualche politico o medico perdevano grosse somme sapevano come sistemare le cose. Ai borghesi non si brucia l’auto , semmai si fanno firmare cambiali di vario tipo
Le banche trapanesi, in passato hanno fatto da cassaforte a grandi usurpatori. Una delle ultime inchieste della magistratura sulla massoneria a Trapani porta all’istituto di Credito Cooperativo Sen. Pietro Grammatico, commissariato nel novembre del 2016, perché ritenuto a servizio di soggetti appartenenti e vicini alla mafia trapanese, a cominciare da Filippo Coppola, detto u prufissuri, condannato per associazione mafiosa, indicato come vicino ai boss Vincenzo Virga e Matteo Messina Denaro. Soggetti che sarebbero stati liberi di contrarre mutui ed eseguire operazioni finanziarie nonostante le condanne. Grazie anche ad amici o parenti stretti all’interno dell’istituto, in alcuni casi anche in posizioni di vertice e vigilanza. Non occorre meravigliarsi. In passato a Castelvetrano, i parenti di Messina Denaro venivano assunti regolarmente da banche locali
A Castelvetrano diventare “massone” era quasi un obbligo e anche una moda per darsi delle forme di potere
L’avvento della massoneria Hard discount degli anni 2000 cambia tutto : entravano anche gatti e cani. Ovviamente è una battuta
Nella gestione Pompeo che va dal 2007 al 2012 «14 consiglieri comunali su 30 appartenevano, o avevano chiesto di entrare in logge massoniche delle quattro obbedienze (quattro al Grande Oriente d’Italia e quattro alla Gran Loggia Regolare d’Italia)». Così come nelle varie giunte nominate dall’allora sindaco di centrodestra Pompeo si alternano cinque assessori iscritti alle logge. Cinque anni dopo, nel consiglio comunale eletto nel 2012, risultano undici iscritti ad associazioni massoniche, di cui uno diventa assessore nella giunta del sindaco Felice Errante. Anche il giovane sindaco i massoni sono copiosi . Diversi anche i burocrati
Chiarito che in massoneria non ci sono tutti “malacarni” e farabutti e che la massoneria è un ordine mondiale che addirittura rappresentato nel dollaro USA come simbolo, rimane da chiedersi come mai ci sono stati tutti questi “illuminati” a Castelvetrano che praticamente è un paese rimasto al “buio politico ed economico” da almeno 10 anni. In città lo sanno tutti: Bongiorno, Pompeo ed Errante sono sempre stati attorniati da massoni. Nelle loro squadre politiche , tra consulenti , eletti e burocrati, di massoni se ne trovavano a quintali. E in onore del vero, di massoni con la scrima e non di pitruzzi boni pi la zotta ancora da modellare. Nella loggia storica di Castelvetrano, quella dei dotti e sapienti c’erano stretti parenti di Beppe Bongiorno, dell’avvocato Monica Di Bella ,di altri politici e di alti magistrati. C’erano anche amici stretti di burocrati e politici vari. Siccome erano “stretti” di porta. Altri massoni in pectore si sono trovati altri simboli
Tutto assolutamente normale
Nessun magistrato ha mai aperto un fascicolo su tutti questi massoni. Al governo della città hanno sempre partecipato anche molti soci del Gioventù . Insomma, davvero un quadro originale: per un certo periodo succedeva questo: Filippo Guttadauro, di notte doveva vedere come gestire i pizzini con suo cognato gli affari della cosca e di giorno prendeva il caffè con i borghesi della città senza rinunciare alla classica giocata a carte post pranzo con politici e illustri professionisti. Roba da film :”Il Giorno della Civetta”. Non vogliamo pensare che Guttadauro, quando era in libertà negli anfratti del circolo avesse pure organizzato riunioni operative. In fondo, perchè trovare altre location. Hotel delle Palme docet
Rostagno e Lipari omicidi pieni di misteri
Chissà perché un anno dopo il delitto di Mauro Rostagno, il procuratore della Repubblica di Trapani, Antonino Coci, si affrettò a ordinare la smagnetizzazione delle intercettazioni telefoniche fra l’ex presidente del Consiglio, Bettino Craxi, e il suo amico fraterno Francesco Cardella. Certo, Cardella non era un personaggio qualsiasi: accusato otto anni dopo dal nuovo procuratore di essere il mandante dell’omicidio Rostagno, col quale nell’81 aveva fondato la comunità per il recupero dei tossicodipendenti “Saman”, dopo l’archiviazione di quell’indagine, fugge in Nicaragua dove, dal presidente comunista Daniel Ortega, viene nominato ambasciatore nei Paesi del Maghreb.
Ma da diverse fonti Cardella è indicato agente dei servizi segreti, massone, vicino ai boss trapanesi Totò e Calogero Minore, trafficante di armi e di materiale radioattivo con la Somalia, spregiudicato uomo d’affari che, grazie all’amicizia con l’ex segretario socialista, ispirò la legge Iervolino-Vassalli sulla punibilità dei tossicodipendenti, una norma che consentiva alle comunità terapeutiche dell’epoca – fra cui la Saman – di ricevere ingenti finanziamenti da parte dello Stato. Benché prosciolto, su Francesco Cardella pendevano ben sette rogatorie internazionali richieste dai magistrati della Dda di Palermo, convinti che il “guru” di “Saman”, sul delitto Rostagno, sapesse molto.
“Cardella era convinto”, dice il suo legale Nino Marino, memoria storica dell’antimafia trapanese, “che se si fosse presentato in Italia per deporre, sarebbe stato arrestato e condannato”. Quindi se ne è rimasto in Nicaragua, senza farsi sfiorare dall’idea di scrivere un memoriale o quantomeno degli appunti per aiutare la giustizia italiana, fino a quando nello scorso agosto, a 71 anni, un infarto fulminante lo ha stroncato portandosi la sua vita e i suoi eventuali segreti. Perché su una cosa non dovrebbero esserci dubbi: “Cardella sapeva”, seguita l’avvocato Marino. “Craxi all’epoca possedeva gli strumenti giusti per dare una attendibile di lettura dell’omicidio e sicuramente ne ha parlato con lui”. Chissà quali erano le confidenze che fra il 1988 e il 1989 scorrevano sul filo telefonico Trapani-Roma?
Rostagno era stato assassinato la sera del 26 settembre 1988 da un commando armato fino ai denti nei pressi della comunità, nelle campagne di contrada Lenzi, mentre tornava dagli studi di Rtc, l’emittente televisiva dalla quale ogni giorno denunciava il micidiale intreccio fra mafia, massoneria deviata e politica corrotta. Per gli editoriali e le inchieste sul delitto del sindaco di Castelvetrano Vito Lipari, sulla loggia segreta “Iside 2” che operava all’interno del circolo culturale ‘Scontrino’ (che faceva da copertura), e sui torbidi affari della politica locale, era stato avvisato “di non dire minchiate” dal boss di Castelvetrano, Mariano Agate. Ma era tutto il sistema a non tollerarlo più, mentre la sua popolarità aumentava a dismisura e lui negli ultimi mesi della sua vita – quando la ‘Primavera’ palermitana di Leoluca Orlando sconvolgeva assetti consolidati da tempo per quell’alleanza ‘anomala’ con i comunisti – meditava un impegno in politica con i movimenti della sinistra trapanese.
Fonte: Meridione news, documenti , il fatto
Il Circolaccio