Il leader dei dem siciliani: “Il mio mandato è concluso”. Ma prima di formalizzare l’addio bisogna scegliere fra due opzioni: reggenza o transizione. Il colonnello renziano resta a casa
Nessuna parola sullo scandalo rifiuti che ha colpito il sindaco Bianco
“Il mio mandato è concluso dal punto di vista statutario e politico”. Con queste parole, pronunciate durante la relazione che ha aperto la direzione regionale del partito all’hotel delle Palme di Palermo, il segretario regionale del Pd Fausto Raciti lascia l’incarico nei dem dopo la debacle delle elezioni politiche, che in Sicilia hanno visto il partito fermarsi a ridosso del 12 per cento. Alla direzione, preceduta dalle polemiche nei giorni scorsi (ultimo, ieri, l’affondo diAntonello Cracolici contro il “partito-ascensore” e la scelta renziana di schierare nelle liste esponenti provenienti da altri mondi politici per cercare qualche vittoria nell’uninominale che però non è arrivata) non è presente il portabandiera renziano di Sicilia, Davide Faraone, indicato dagli oppositori interni come uno dei responsabili della disfatta.
Adesso, per i dem, il punto è individuare la strada da percorrere. Anche perché il calendario non è semplice: dietro l’angolo c’è un appuntamento decisivo per la tenuta del Partito democratico, che arriva al voto amministrativo in 137 Comuni dell’Isola puntando a una nuova vittoria in almeno due dei cinque capoluoghi coinvolti nella tornata del 10 giugno, la Catania ora amministrata dal dem Enzo Bianco e la Siracusa di Giancarlo Garozzo (gli altri capoluoghi al voto sono Messina, Ragusa e Trapani). “Il problema – mette le mani avanti Raciti – è come si arriva al congresso. Due le possibilità: si costruisce un minimo di collegialità con le funzioni proncipali (segretario, presidente, capogruppo e segretari provinciali) oppure si va in assemblea e lì ciascuno valuterà cosa fare”. Le opzioni, insomma, sono una transizione sul modello romano che ha visto Maurizio Martina assumere la guida del partito dopo le dimissioni di Matteo Renzi o l’apertura immediata del nuovo corso. Posizioni sulle quali i dirigenti del partito hanno punti di vista divergenti: “Si potrebbe creare una gestione più collegiale coordinata dal segretario dimissionario – ipotizza il presidente del gruppo dem all’Ars, Giuseppe Lupo – o scegliere un reggente che convochi l’assemblea per eleggere un segretario di transizione”. “Rifiuteremo qualsiasi ipotesi di transizione che preveda accordi fatti dentro qualche stanza dell’Ars”, osserva invece Antonio Rubino, che nelle ultime settimane ha guidato la rivolta dei “Partigiani dem”. “Per noi – osserva invece il segretario provinciale, il renziano Carmelo Miceli, appena eletto alla Camera – se Raciti confermasse le dimissioni e queste fossero ratificate la reggenza sarebbe la soluzione migliore”. Il riferimento alla conferma delle dimissioni non è casuale: il segretario, infatti, ha detto nella sua relazione che le sue dimissioni saranno formalizzate solo quando si avrà chiaro quale futuro si intende dare al Pd siciliano.