Continua il processo a Caltanissetta sui beni confiscati.
Del processo alla Saguto e al cerchio magico, sembra disinteressarsi certa stampa che ha sempre sostenuto l’attività della Saguto e di alcuni magistrati di Palermo. Il loro disagio nel parlare di questa vergognosa vicenda si dimostra tutto nel loro silenzio. La vera giustizia odore di verità e non di partigianeria
Depone il commercialista che gestì il patrimonio del costruttore Aiello. “L’avvocato Seminara gonfiava le parcelle legali”. E l’agente di scorta della giudice: “Pensavamo di stare con la Madonna”
”Per più di dieci anni, sono stati grandi amici e soci. Hanno gestito il primo grande patrimonio sequestrato a Cosa nostra, quello dell’imprenditore Piazza. Adesso, il commercialista Andrea Dara è uno dei principali testimoni della procura di Caltanissetta e l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara è sul banco degli imputati. “Nel 2008, i rapporti si deteriorarono per una progressiva incomprensione sulle cose da fare”, spiega Dara rispondendo alle domande dei pubblici ministeri Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciuti. Il loro ultimo impegno fu la gestione del grande patrimonio sequestrato all’imprenditore di Bagheria Michele Aiello, il costruttore e re mida della sanità privata siciliana accusato di essere in affari con il boss Bernardo Provenzano. Dara era l’amministratore giudiziario nominato nel 2004 dall’allora presidente della sezione Misure di Prevenzione Cesare Vincenti; Cappellano fu in un primo tempo coadiutore, poi divenne vice presidente delle società sanitarie di Aiello.
Dara contesta a Cappellano la smania di accaparrarsi quante più amministrazioni giudiziarie: “Il numero di incarichi che riceveva gli impediva di seguire adeguatamente le delicate questioni delle aziende sanitarie di Aiello, in un momento in cui la Regione tagliava i rimborsi per le prestazioni”. Dara va anche oltre, accusa il suo ex amico di “protagonismo, di delirio, un atteggiamento che lo portava a valutare se stesso in una posizione di centralità, e tutti gli altri erano satelliti”. Ma la più grande accusa riguarda una maxi parcella da un milione di euro: “Non contento delle sue liquidazioni, Cappellano chiedeva anche dei compensi per aver seguito delle questioni legali per l’amministrazione Aiello”. Dara si oppose, denunciando che quella parcella era gonfiata: “L’avvocato Cappellano Seminara sollecitava compensi per processi fotocopia, aveva cambiato solo l’intestazione della società, il resto dell’atto era identico”. Viste le resistenze di Dara, il legale si rivolse direttamente alla presidente Saguto, che gli diede ragione. “Quella liquidazione di un milione e 71 mila euro era chiaramente esosa – accusa Dara in aula – cosa potevo fare? Ero sostanzialmente isolato, la giudice Saguto aveva una coesione forte con Cappellano Seminara”.
Per pagare quella parcella, l’amministrazione Aiello dismise un pacchetto titoli. “Una scelta antieconomica – dice
Dara – non nascosi il mio disappunto, si perdevano 27 mila euro di interessi”.
Ancora un’udienza movimentata all’aula bunker di Caltanissetta. La difesa prova a smontare il quadro desolante tratteggiato dal poliziotto di scorta di Silvana Saguto, l’assistente capo Achille De Martino (aveva parlato di “scorta-taxi”). “Il poliziotto è stato utilizzato in modo illegittimo come agente provocatore”, tuona l’avvocato Ninni Reina, legale della magistrata, che chiede di aprire un fascicolo per “abuso d’ufficio e favoreggiamento”. Una denuncia “contro ignoti”, ma è chiaro il riferimento agli investigatori della Guardia di finanza, che autorizzarono De Martino a comprare una scheda telefonica, dopo una richiesta che gli era stata fatta dal marito della giudice all’indomani delle perquisizioni e degli avvisi di garanzia (“Voglio parlare senza problemi con mia cugina a Catania”, diceva l’ingegnere Caramma). E poi quell’utenza fu intercettata. Il pubblico ministero contrattacca: “Nessuna irregolarità e nessun agente provocatore”.
La difesa incassa comunque un ultimo sfogo dell’agente di scorta.
“All’epoca non ci rendevamo conto. Eravamo convinti di stare con la Madonna, la dottoressa Saguto era considerata un’eroina”. E ancora: “Lo dicevano tutti, lei era la leader delle misure di prevenzione a livello nazionale”. Conclude De Martino: “Insomma, io ero contento di scortare una persona che faceva un mazzo così alla mafia. In quel momento, noi pensavamo di essere davanti a una seguace dei due magistrati che sono morti”.
Fonte : Repubblica
Salvo Serra
Il Circolaccio