Molto duro il giudice nell’ordinanza di custodia cautelare:
una “aggiudicazione illecita”, “ripetuti illeciti favoritismi verso la ditta aggiudicataria”, ma anche “la corruzione del funzionario pubblico”.
“Tutto grave” per il gip di Messina, Salvatore Mastroeni, che ha firmato l’ordinanza per i sei arresti, nell’ambito dell’inchiesta sui lavori della Siracusa-Gela. Ma, per il giudice, “una delle cose che più colpisce, è la creazione di un fondo, con i soldi pubblici degli appalti, per consulenze e contatti, una riserva per tangenti e corrompere funzionari alla luce del sole e, ancor di più, che tale fondo sia stato autorizzato dall’amministrazione pubblica e come un subappalto, con un tasso di illegalità neanche facilmente immaginabile“. “Tanto alla luce del sole da sbalordire, ma non certo per una assurda buona fede, che le risultanze processuali escludono, emergendo che la naturalezza dell’illecito trova con evidenza altra ragione, mera spregiudicatezza, basata evidentemente su un senso di impunità – scrive il gip nell’ordinanza – Senso di impunità che, purtroppo, non pare nascere dal nulla, ma ha il suo fondamento nei limiti oggettivi e riscontrati dei poteri di controllo, e degli stessi poteri giudiziari”.
Controlli amministrativi “spesso raggiunti dalla ‘longa manus’ della corruzione e talvolta dalle mille accortezze degli autori di reato”. “Marginale ma emblematica, notoria per essere stato ripetuto in dibattimenti pubblici, resta l’asserzione di un pentito di mafia, sulla ‘applicazione, l’uso” della normativa antimafia sugli appalti da parte dei mafiosi : ”prima dell’aggiudicazione aprivamo le buste e se c’era qualche concorrente pericoloso, toglievamo proprio il certificato antimafia dalla sua offerta e così veniva escluso” – scrive il gip – Il controllo giudiziario è limitato inevitabilmente al caso che emerge, nello specifico grazie ad una segnalazione del TAR, sia per difficoltà di penetrare nel complesso mondo degli appalti, sia per oggettivi limiti di forze rispetto ad un numero di reati sconfinato, talvolta per limitazione di metodo”.
“Per ciò che concerne il reato di corruzione, emerge non solo la particolare gravità della condotta posta in essere da tutti gli indagati, ma anche la loro dimestichezza rispetto alla realizzazione del disegno criminoso, tenuto conto dell’articolato sistema corruttivo sin qui esposto, da cui si ricavano una spregiudicatezza criminale non comune e un radicato disprezzo per il rispetto della legge”. Così, aggiunge ancora il gip.
Fonte Siciliinformazioni
Il Circolaccio