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0 thoughts on “Storia: LO SBARCO IN SICILIA E LA MAFIA -Il PATTO CON IL DIAVOLO CHE CAMBIO’ L’ISOLA

  1. Vero, nell’articolo si deve mettere in chiaro come fu “preparato facilmente” questo sbarco non tanto con l’operazione Mincemeat (tradotta “carne tritata”o “polpetta” e tesa nel 1943 come un tranello ai comandi nazisti, spingendoli a distrarre l’attenzione dalla Sicilia dove gli Alleati sarebbero sbarcati in luglio per indurli a concentrarsi in Sardegna e Grecia) quanto dal grande numero di italo-americani che dagli USA intravidero l’occasione di prosperare con la guerra nella ex madrepatria.
    In primo luogo da New York si rapportavano coi vecchi mafiosi che lì vivevano e i figli di altri mafiosi spodestati dal Fascismo ed emigrati anche prima, visto che mantenevano forti legami familiari nell’isola.
    Questo fu l’aspetto “facile” non i combattimenti iniziali…
    In Sicilia infatti non tutti erano “mafiosi” o collusi con questo tipo di potere, per fortuna vi erano i valori cristiani e perfino gli ideali fascisti a permettere un distinguo fra le persone.
    Oltre al famigerato Lucky Luciano è rimasto nell’ombra l’operato di Biagio Max Corvo (nome in codice “Maral”) giovane italo-americano membro volontario dell’Office of Strategic Services (O.S.S futura C.I.A.) e della sezione creata dal vice-direttore Eari Brennan che ebbe preciso ruolo di preparare e assistere il servizio di intelligence USA nell’invasione sicula.
    Sottaciuta pure l’apposita “entrata” degli Stati Uniti al 3° anno di guerra approfittando del logoramento dell’Asse e dell’Europa intera, che proprio in Sicilia dopo una estesa campagna di bombardamenti indiscriminati di “ammorbidimento” riportò questo territorio alla fame e alla povertà, nei civili più che fra i militari così tanto che il libello “Sicilia” dato alle truppe da sbarco li descriveva come sporchi, indolenti e straccioni…
    Certo gli Italiani e i sicliani non sono come i Giapponesi, per questo potevano essere comprensibili le rese delle isole fortificate di Pantelleria e Lampedusa, ormai circondate.
    Ma la storiella che l’invasione siciliana fu una “passeggiata” la si vede solo nelle ipocrite immagini del generale Patton sorridente col cinturone da cowboy mentre sbarca in apparente assenza di nemici: come in tutte le menzogne di Hollywood e della propaganda mafioso-massonica.
    Difatti il Regio Esercito e le squadre costiere si accorsero presto della presenza di alianti e paracadutisti americani la notte prima dello sbarco (molti sbagliarono obbiettivo spargendosi nei pressi).
    Dietro al tradimento di coloro che si erano accordati contando sulle cosche mafiose per far desistere soldati locali addetti ai posti di difesa, già all’alba altre batterie costiere risposero al nemico malgrado l’enormità della flotta d’invasione e il volume di fuoco ricevuto.
    Ciò costrinse i Rangers americani a stanarle una per una in tutto il settore di Gela e Scoglitti compiendo massacri di prigionieri e civili che incontravano nel cammino, dietro precedente ordine non scritto di Patton (crimini che proseguiranno in tutta Italia e Germania fin dopo la resa del III Reich).
    Il libro di Augello e la triste storia di Giannicola, finchè vissero, ne sono esempi palesi anche se tutto ciò era stato taciuto per 70 anni (peggio delle Foibe) dando risalto solo alle stragi naziste!
    Chi riuscì a combattere fra il 10 e il 12 Luglio 1943 difendendo la Sicilia non solo fu davvero eroico, per tutta una serie di motivi, non solo accettò una lotta impari oltre che la sete e la fame, ma per 48 ore fu a un passo dalla vittoria: altra omissione storica sul nostro contrattacco della divisione Livorno e della Panzergranadieren Hermann Goering che riuscirono a contenere e respingere gli angloamericani entro 1000 m dalla battigia di Gela!
    In alcuni settori i masticatori di chewing gum si preparavano a rientrare nelle navi…
    La riuscita dello sbarco dunque si deve strategicamente solo in quel momento in cui inizia il fuoco concentrato dei cannoni navali al largo, richiesto da terra proprio perchè incapaci a contrastare la reazione di un nemico inferiore ma caparbio.
    L’appoggio degli incrociatori USA sopperì alla vigliaccheria del soldato angloamericano (come oggi pure fanno) moltiplicandogli il fattore di successo bellico di 10 o 20 volte almeno!
    Pensare alla disparità del solo calibro distruttivo delle esplosioni delle armi navali pienamente mobili, incomparabile con quello dei pochi carri armati tedeschi o dei nostri bunker che fronteggiavano le coste gelesi, si comprende come finirono appesi agli alberi i cadaveri dei nostri fanti!
    C’è poi testimonianza che molti artiglieri nostri non poterono sparare coi loro pezzi sugli yankee già infiltrati perchè questi si facevano scudo dei prigionieri, e altri riuscivano a centrare i mezzi di sbarco ma non gli incrociatori americani perchè potevano ritirarsi al largo sparando con più gittata dei nostri.
    Inoltre, come sempre, le fanterie USA impiegarono presto dei gruppi di “artiglieria speciale X” che sparavano colpi al fosforo per intossicare, oltre che far espoldere, le nostre unità particolarmene resistenti (armi chimiche e già allora vietate dalla convenzione di Ginevra) sulle colline o fra gli abitati.
    Vero che i difensori italiani furono pochi e male armati rispetto ai tedeschi alleati, ma nonostante questo affrontarono un nemico strapotente (come fu nella I Guerra Mondiale contro le postazioni austriache) e scorretto: tuttavia in queste giornate l’esito non era del tutto scontato.
    Perfino Folco Quilici realizzò un documentario sullo sbarco e Andrea Camilleri raccontò in un pezzo del 2013 il clima speranzoso che i giovani vivevano nell’isola durante il fascismo ricordandosi di una lettera che lui stesso scrisse al Duce, nel 1935, episodio sul quale torna in un documentario Luce del 2016 (“Mio duce ti scrivo” di Massimo Martella).
    Molto più che la sconfitta di El Alamein si perse infatti con l’occupazione della Sicilia: fu la vera base delle truppe angloamericane in cui spostare i bombardieri e le navi per invadere il resto d’Italia, la Grecia e la Francia!
    Il vantaggio di possedere il nord del continente africano infatti non sarebbe servito agli yankee quanto questo pezzo della nostra penisola (ancora oggi pieno di basi NATO)!
    La Sicilia è sempre stata un pezzo cruciale nella storia d’Italia e di tutto il Mediterraneo: solo un idiota o uno in malafede non riesce a riconoscerlo quale punto di svolta della guerra assieme alla battaglia di Stalingrado!
    Il resto è ipocrisia.

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