“Cosa nostra trapanese è dotata di una struttura organizzativa omogenea alla mafia palermitana. Identiche, risultano le modalità operative, medesimi i settori d’interesse, analogo l’ordinamento gerarchico. L’organizzazione continua ad essere strutturata secondo un modello verticistico, così da consentire, pur nella capillarità della sua articolazione e nella complessità del suo ordinamento, l’impostazione di strategie unitarie”. Inizia così la parte dedicata alla provincia di Trapani dell’ultima relazione semestrale sull’attività della Direzione investigativa antimafia trasmessa recentemente dal ministro Marco Minniti al Parlamento. Una relazione che prende in esame il primo semestre del 2017 e che fotografa la presenza della mafia nel territorio trapanese. “Uno status quo”, si legge nella relazione, “che evidentemente non può prescindere dal ruolo del latitante Matteo Messina Denaro, il quale, per quanto episodicamente emergano segnali di insofferenza rispetto alla sua minore aderenza al territorio, continua a mantenere un rilevante carisma sui suoi adepti”. Per quanto riguarda i risultati ottenuti dalla Dia, nel semestre in questione è stato “inferto un duro colpo al patrimonio accumulato da uno dei personaggi ritenuti, da più apparati investigativi, tra i più vicini al boss castelvetranese, avendone curato e agevolato la latitanza e fungendo anche da collettore e messaggero con il sodalizio criminale”. Il riferimento è al sequestro di beni per un valore stimato in circa 3 milioni di euro eseguito dagli agenti della Dia nei confronti dell’imprenditore castelvetranese Giovanni Filardo. “Nonostante questa incessante attività di contrasto”, si legge sempre nella relazione, “è sulla figura del latitante che continua a reggersi un sostanziale equilibrio tra mandamenti e famiglie, con una apparente assenza di conflitti, fatta eccezione per circoscritti contrasti interni alla famiglia di Marsala”. Nella relazione si fa riferimento anche allo scioglimento del comune di Castelvetrano per infiltrazioni mafiose e si evidenzia come cosa nostra trapanese sia “tuttora vitale, continuando a manifestare dinamismo, operatività e una certa potenzialità offensiva, non disgiunte da un controllo del territorio esercitato anche attraverso le estorsioni, gli atti intimidatori e i danneggiamenti a seguito di incendi”.