Fiammetta Borsellino: “Mi piace innanzitutto ricordare un uomo e un padre meraviglioso, sempre presente, arguto, Paolo Borsellino, di cui voglio conservare un ricordo intimo e riservato. Ma voglio rammentare anche il giudice Paolo, proprio attraverso le parole che egli ha dedicato ai giovani – forse le frasi più belle e ricche di significati perché lui amava i ragazzi – che oggi devono costituire un monito per ciascuno di noi. La lotta alla mafia prima di tutto è un movimento morale e culturale che deve abituare tutti a sentire il profumo della libertà, in opposizione al puzzo, al marciume delle infiltrazioni mafiose. Mafia e politica rappresentano due poteri che agiscono per il controllo dello stesso territorio e, pertanto, o si fanno la guerra oppure scendono a compromessi. I libri, non le pistole servono per combattere la mafia, non dobbiamo ricorrere alle conoscenze giuste ma possedere la giusta conoscenza che solo la scuola ci può dare. Siamo invitati a fornire esempi concreti e a porre in essere azioni visibili per realizzare e onorare gli ideali perseguiti da mio padre, promuovendo la legalità, i principi di buona amministrazione e di non complicità con le organizzazioni malavitose. Ogni sera, prima di andare a letto, siamo chiamati a fare un onesto esame di coscienza se ci siamo meritati o meno lo stipendio…”.
“Dobbiamo liberarci delle catene dell’omertà – prosegue la figlia del giudice Borsellino – perché lo Stato non è un nemico da evitare. I mafiosi si nascondono non solo nelle organizzazioni criminali ma anche nelle Istituzioni democratiche, e mi riferisco ai numerosi collusi. La morte di mio padre ha innescato indubbiamente un processo di rivoluzione culturale e morale, soprattutto nelle giovani generazioni, che Paolo Borsellino ha sempre sostenuto essere l’unico mezzo per contrastare il diffondersi della cultura mafiosa, ma non dobbiamo abbandonarci a reazioni solo istintive ed emotive, ma assumere un atteggiamento critico per non abbassare mai la guardia su determinate tematiche come la lotta alla criminalità organizzata”.
“Mio padre – ricorda Fiammetta Borsellino – ci ha lasciato una eredità importante: l’amore, il rispetto e il senso delle istituzioni e proprio sotto questo aspetto la mia famiglia si sente tradita dallo Stato per avervi riposto fiducia e speranze senza tuttavia ricevere in cambio la verità, dopo più di venticinque anni da quel barbaro eccidio di via D’Amelio. La verità, anzi, è stata disattesa perché le vicende processuali sono state compromesse da troppi depistaggi che hanno impedito di fare completa luce sui fatti, per colpa della disonestà di chi questa verità era chiamato a ricercarla. In tutti questi anni abbiamo ascoltato troppe frasi retoriche e assistito a pompose celebrazioni, ma soprattutto a innumerevoli depistaggi e gravi anomalie nel corso delle indagini. Mi riferisco ai processi Borsellino 1 e Borsellino bis, celebrati tra il 1994 e il 1997, in anni cruciali che nella maggior parte dei casi risultano essere decisivi per il buon esito di qualsiasi indagine di polizia. E il ‘Borsellino Quater’, che si è concluso lo scorso mese di aprile, anche se le motivazioni non sono ancora state depositate, ha visto troppi ‘non ricordo’, troppi silenzi, troppe risposte evasive per celare l’emergere di verità inquietanti, con ben nove sentenze di assoluzione ad altrettante condanne all’ergastolo di persone in realtà innocenti che hanno scontato 17 anni di ingiusta detenzione perché si è dato credito a falsi pentiti, costruiti artificiosamente tra lusinghe e calunnie. Il falso pentito Vincenzo Scarano è stato spinto al reato di calunnia, manovrato sapientemente da coloro che erano chiamati a gestirlo, ovvero poliziotti e magistrati. Mi auguro che le motivazioni ora potranno chiarire finalmente ruoli e responsabilità di ciascuno dei soggetti coinvolti”. “Ma voglio chiudere con un raggio di speranza – conclude Fiammetta Borsellino – ovvero con una frase tratta da ‘Castelli di rabbia’ di Alessandro Baricco: ‘Accadono cose che sono come domande. Passa un minuto, oppure anni, e poi la vita risponde…’”.
Fonte: web
Il Circolaccio