Non si è ancora spenta l’eco del monito lanciato dal podio di Sala D’Ercole dal deputato regionale Cateno De Luca, reduce dalle traversie giudiziarie alla vigilia dell’ingresso a Palazzo dei Normanni. E’ stato il suo primo intervento della legislatura appena iniziata, il ritorno all’Assemblea regionale siciliana conquistato grazie ad un lusinghiero numero di consensi.
Cateno De Luca ha distribuito fendenti a destra e manca nel suo intervento perché della sua “prima” non si perdesse la memoria, così al fine di scolpire le parole ha usato il tono terragno e duro che solo la lingua madre, il dialetto siciliano, sa dare per suggellare la gravità dei contenuti.
“La sciarra è ppa cutra” ha urlato, forte e chiaro Catena De Luca, nell’intento di smascherare quanti litigherebbero per farsi solo gli affari propri, invece di quelli del popolo. Non ha fatto nomi, ma Cateno De Luca dava la sensazione di elencare i destinatari del monito, ovunque essi fossero seduti.
L’espressione, talvolta usata a sproposito, ha trovato nel momento clou del dibattito sulle dichiarazioni programmatiche del Presidente della Regione, Nello Musumeci, la location adatta perché non passasse inosservata. C’era infatti chi seguiva distrattamente l’intervento, ed è stato costretto ad aprire le orecchie, chi sussurrava al compagno di banco, ed ha dovuto fermarsi, chi era voltato dall’altra parte, ed ha raddrizzato il capo, chi rivolgeva un saluto ad un amico, ed ha abbassato la mano, chi si applicava sullo smartphone ed ha dovuto smettere.
L’intervento non ha raccolto, invero, il plauso che meritava, perché il podio non assicura l’applauso, ma ne crea le condizioni a patto che le parole escano dalla bocca di chi decide. Insomma, non è il contenuto a fare la differenza, ma chi parla ed il ruolo che si è conquistato. A Sala D’Ercole, la democrazia – lo ha dovuto constatare con amarezza Cateno De Luca – è un optional: i consensi ricevuti alle urne dagli elettori di De Luca avrebbero, da soli, reclamato uno scrosciante applauso. Ma, com’è stato commentato, non è lo scrosciare dell’applauso a regalare la memoria a ciò che si dice. Le aule parlamentari non sono aduse a rispettare il merito. Se così fosse il monito – la sciarra è per la cutra – avrebbe dovuto fare esplodere Sala D’Ercole. Un bagliore avrebbe dovuto incenerire i destinatari, ancora ignoti al grande pubblico. E invece l’anatema – il monito strada facendo s’è guadagnato i galloni – è passato inosservato, lasciando basiti quanti ad esso, chissà dove, avevano prestato l’attenzione cui aveva diritto.
Fonte : Sicilia informazioni
Il Circolaccio