Cesare Primo Mori (Pavia, 22 dicembre 1871 – Udine, 5 luglio 1942) è stato un prefetto e politico italiano.Mori, uomo scomodo come tanti, morì dimenticato dalle istituzioni ma il suo operato, al servizio della società civile non si potrà mai dimenticare, capace di stroncare le ali alla mafia e tenerla a bada per almeno dieci anni.
Senatore del Regno d’Italia, è passato alla storia col soprannome di Prefetto di ferro.
A seguito di una perquisizione illegittima in un caffè frequentato da repubblicani, nel dicembre 1902, fu costretto al trasferimento. A sua richiesta fu mandato in Sicilia e il 5 marzo 1903 si stabilì a Castelvetrano, Il 18 luglio 1907 il delegato Mori fu inviato in missione da Castelvetrano a Trapani come commissario facente funzioni nell’ufficio provinciale di Pubblica Sicurezza.
A Castelvetrano, il “delegato” Mori cominciò subito ad agire energicamente, usando quegli stessi metodi decisi, inflessibili e poco ortodossi che riprenderà – con un’autorità e una libertà di azione incomparabilmente superiori – molti anni dopo in tutta la Sicilia. Nel 1909 fu nominato commissario. In quegli anni compì numerosi arresti e sfuggì a vari attentati. Scrisse il Procuratore Generale di Palermo:
« Finalmente abbiamo a Trapani un uomo che non esita a colpire la mafia dovunque essa si alligni. Peccato, purtroppo, che vi siano sempre i cosiddetti “deputati della rapina” contro di lui… » |
Era il 1904 e l’impatto di colui che sarebbe divenuto il Prefetto di ferro con
l’isola non fu dei migliori. Si mostrò distaccato dinanzi alle lusinghe che gli
venivano rivolte dai cosiddetti “uomini di rispetto” e i suoi metodi gli
causarono non pochi problemi e un cospicuo numero di richiami e di
denunce.
Un esempio di quanto detto è dato da un incidente verificatosi a
Castelvetrano, dove il Mori era impegnato a dare la caccia a un brigante del
posto, tale Melchiorre Corsentino. Non trovando il ricercato a casa, Mori
fece arrestare la sua amante, Antonina Mirabile la quale avrebbe passato tutta la notte in
caserma. Un’operazione del tutto lecita per l’agente di pubblica sicurezza,
non per gli avvocati della donna che lo denunciarono per violazione di
domicilio, abuso di potere e arresto arbitrario. Di simili denunce, come già
detto in precedenza, Mori ne avrebbe ricevute parecchie, il più delle volte
come tentativo di intimidazione da parte della mafia. Tentativo che, però,
non andò mai a buon fine, in quanto Mori continuò con le sue retate,
utilizzando metodi che potrebbero essere definiti poco ortodossi
Fonte : archivi cutrupi
Il Circolaccio