Come distruggere un imprenditore con indagini e gogna mediatica
Un libro “verità” che evidenzia le criticità di un sistema colluso e sporco e che mette mafia, antimafia e politica sullo stesso piano coercitivo.
Bulgarella ,per dare maggiore risalto alla sua denuncia ha chiamato il giornalista di Tp24 Giacomo Di Girolamo che in questi anni si è particolarmente distinto nel dare visibilità alle azioni degli inquirenti del trapanese, facendo spesso da cassa di risonanza con il suo giornale online ai Pm che avevano precise strategie accusatorie tese a colpire alcuni territori con il metodo dell’antibiotico ad ampio spettro. Un metodo terapeutico che come è notorio spesso poco efficace e che distrugge anche i batteri buoni che aiutano l’organismo a stare meglio. Di Girolamo che si è sempre definito “giornalista libero” impegnato contro la mafia spesso, forse in buona fede, ha subito il condizionamento di certe procure e di certi inquirenti, snobbando molte volte il diritto di replica degli accusati che venivano trattati già da condannati dal giornale che dirige prima delle eventuali sentenze del tribunale. Adesso Di Girolamo con Bulgarella scrivono che, anche gli inquirenti ,possono sbagliare o essere “influenzati” nelle indagini ,da altri interessi o da orientamenti politici
Un libro da leggere
Indagato in Toscana con l’accusa di associazione a delinquere e di aver favorito la mafia in una inchiesta nella quale tuttavia lo stesso tribunale del riesame ha sollevato le proprie perplessità su elementi di indagine “non indicativi, generici e contraddittori”, l’imprenditore siciliano Andrea Bulgarella racconta adesso la vicenda, e non solo, nel libro “La partita truccata” (Ed. Rubettino, 15 euro) . Mafia, giustizia, poteri forti, banche è la “tela velenosa” descritta insieme al giornalista Giacomo Di Girolamo. Accusato di aver costruito la sua fortuna grazie all’appoggio della mafia trapanese, Bulgarella contesta le accuse e racconta la sua vita “fatta di denunce, e di tanti no detti non solo a cosa nostra, ma anche a chi chiede tangenti e favori”. Nel libro sono citati banchieri e un’analisi del sistema con cui alcuni grandi gruppi imprenditoriali del Nord si spartiscono le opere pubbliche in Sicilia. Ma anche la burocrazia incontrata a Pisa, le intercettazioni dei Ros, la superficialità frequente dell’informazione e il modo in cui i collaboratori di giustizia cambiano le dichiarazioni a loro piacimento.
“Il mio è il disperato atto di accusa per cercare di smuovere le coscienze, e fare nascere nel Paese una sana ribellione contro un sistema che non va, e che non favorisce gli imprenditori onesti. In questo libro accuso i manipolatori della gogna mediatico giudiziaria – spiega Bulgarella – chi ha tentato di distruggere la mia vita con accuse infondate. Accuso le banche, che fanno finanza sporca, e non aiutano le imprese a crescere. Accuso i mafiosi che mi chiamano ‘sbirro’ perché nella vita non mi sono mai piegato ai loro ricatti”.
“Io non ho mai voluto pagare, né la politica, né i funzionari corrotti, né la mafia, né i tentativi di estorsione legalizzata delle banche”. “Sono sempre stato tra due fuochi: da un lato i mafiosi che nelle intercettazioni mi indicano come “sbirro”. Dall’altro lato noti investigatori che avvicinavano i miei uomini per dire: Anche se Andrea Bulgarella è pulito, troveremo il modo di rovinarlo…”.
Fonte :(ANSA)
Il Circolaccio