Quanti sospetti e quante false verità hanno generato le stragi e tangentopoli? I depistaggi da chi sono stati voluti?
Iniziamo un percorso unitamente ai lettori che via via ci porterà a riflettere sul nostro passato e sulla nostra contemporaneità.
Molto umilmente e con estrema sobrietà, stiamo cercando di capire la nostra quotidianità, 25 anni dopo fatti gravissimi che hanno sconvolto il nostro paese attraverso la ricerca di documenti e scritti autorevoli pubblicati da studiosi ed esperti di cronaca politica.
NOI SAPPIAMO CHE NELLA STAGIONE 1992/1993 L’ITALIA HA SUBITO UNA SPECIE DI COLPO DI STATO (TANGENTOPOLI) CHE HA SPAZZATO VIA UN’ INTERA CLASSE DIRIGENTE CHE AVEVA DOMINATO PER DECENNI.
NOI SAPPIAMO CHE DOPO IL CROLLO DEL MURO DI BERLINO TALE CLASSE DIRIGENTE, ALLEATA CON SERVIZI SEGRETI, ASSOCIAZIONI MAFIOSE E GRUPPI SEGRETI, ERA TROPPO COMPROMESSA E NON PIÙ FUNZIONALE AL SISTEMA DOMINANTE.
NOI SAPPIAMO CHE MENTRE LE BOMBE SI PORTAVANO VIA I MAGISTRATI FALCONE E BORSELLINO, QUESTI ULTIMI STAVANO INDAGANDO SULLE DICHIARAZIONI DI ALCUNI PENTITI CHE AVEVANO PARLATO DI ENTITA’: UN’ORGANIZZAZIONE VOLTA AL DOMINIO POLITICO IN ITALIA E COSTITUITA DA DC, CIA, MAFIA, VATICANO E MASSONERIA DEVIATA (P2).
NOI SAPPIAMO CHE LA STRATEGIA DELLA TENSIONE A COLPI DI BOMBA E’ STATA FUNZIONALE AD UN CAMBIO D’EPOCA. IL 1° NOVEMBRE 1993 ENTRAVA IN VIGORE IL TRATTATO DI MAASTRICHT.
Per trattare del colpo di Stato che ebbe luogo nel 1992 e della trattativa Stato – Mafia (strettamente legata ad esso), dobbiamo fare un passo indietro.
Siamo negli ultimi anni della seconda guerra mondiale. Gli Usa mettono in piedi la cosiddetta “operazione Husky”, nome con cui viene indicato lo sbarco alleato in Sicilia, nel 9-10 luglio 1943. Ci fu una trattativa fra servizi segreti dello stato americano e criminali mafiosi che passò attraverso l’Office of Strategic Services, (OSS), diretto dal generale William Donovan: gerarchicamente, l’OSS in Europa dipendeva da Allen Dulles, che aveva la propria sede in Svizzera, il suo diretto dipendente in Italia era l’italoamericano Massimo Corvo, di origini siciliane, noto come “Max” e detto in codice “Maral”, numero di matricola 45.
Max Corvo incominciò ad organizzare i propri uomini formando un’unità militare che, fra le forze armate americane era nota come the mafia circle (il circolo della mafia). Su indicazione di Allen Dulles, stabilì ulteriori contatti con Victor Anfuso, Lucky Luciano, Vito Genovese, Albert Anastasia e altre persone delle organizzazioni criminali italoamericane inserite nell’operazione Underworld, il giovane Michele Sindona e anche un certo Licio Gelli. Max Corvo e la sua squadra vennero sbarcati in Nord Africa a maggio 1943. Poi tre giorni dopo l’attacco, l’unità prese terra a Falconara, vicino a Gela, e si stabilì nel castello della cittadina. A Melilli Corvo incontrò padre Fiorilla, parroco di San Sebastiano e parente di uno dei suoi uomini e poi andò ad Augusta, sua città natale, per reclutare collaboratori locali.
La mafia castelvetranese in prima linea durante la seconda guerra mondiale
Intanto gli agenti dell’OSS occuparono le isole più piccole intorno alla Sicilia, fra cui Favignana e liberarono dalla prigione numerosi boss della mafia, che furono arruolati nel servizio dell’OSS, circa 850 “uomini d’onore” raccomandati dai capi mafiosi siciliani, che dopo l’occupazione assunsero cariche pubbliche nell’amministrazione militare del colonnello Charles Poletti: in provincia di Palermo ci furono 62 sindaci mafiosi. Castelvetrano fu presente con alcuni esponenti dell’intelligenza mafiosa. Il barone Di Stefano era vicino a Lucky Luciano e Charles Poletti Anche alcuni esponenti della famiglia De Simone presero ordini dagli americani
I rapporti fra governo americano e mafia italiana iniziarono allora, ma non si esaurirono li. Viene raramente viene sottolineato è che ci furono degli accordi. Questi possono essere definiti a buon titolo “trattativa Stato (America, non Italia) – Mafia”, quelli successivi di cui si parla tanto non furono accordi. Quelli c’erano già stati. Definirli così serve solo a sviare l’attenzione della gente, facendo credere che ci fosse una lotta tra le istituzioni e i criminali, cosa non vera.
La lotta fu solo alle istituzioni “pulite” (Falcone, Borsellino e Dalla Chiesa fra i molti) che stavano capendo la rete nascosta della politica internazionale.
Come ricordato da Chomsky nel libro, “capire il potere”, i mafiosi avevano chiesto l’indipendenza della Sicilia o l’annessione agli Stati Uniti. Non erano stati accontentati ma in cambio gli americani avevano fatto riallacciare i traffici di droga fra il bel paese e il continente americano che Mussolini aveva fortemente contrastato ed indebolito, oltre che affidare alle cosche l’amministrazione del meridione.
Al termine della Seconda Guerra Mondiale gli accordi di Yalta, stipulati da Churchill, Roosvelt e Stalin, avevano diviso il mondo in zone di influenza: l’Occidente al capitalismo americano, l’Oriente al comunismo sovietico.
Iniziava allora la guerra fredda.
Il fatto è che in Occiendente, soprattutto in Europa e in America Latina, esistevano numerosi partiti comunisti e socialisti con una certa popolarità.
Iniziò allora la strategia di contenimento attraverso l’appoggio americano a partiti democristiani e cattolici. In Italia la scelta cadde sulla Democrazia Cristiana ed è fatto noto che il referente degli americani fosse Giulio Andreotti. Non è sicuramente un caso che in meridione, la mafia orientava i propri voti proprio alla DC. E’ iniziato il sodalizio che guiderà l’Italia attraverso tutta la guerra fredda. Mafia e DC sono stati, insieme alle associazioni segrete come la P2 (abbiamo da poco citato Gelli) i bracci della CIA in Italia nella lotta al comunismo e al socialismo.
Già solo di Dulles, che guidò l’operazione Husky, bisognerebbe trattare più attentamente . Non solo era parente dei Rockfeller, ma nella sua lunga carriera fece un po’ di tutto tra cui, finanziare i nazisti, usare mafiosi per omicidi politici in sud America (in particolar modo i vari tentativi ai danni di Fidel Castro) e depistare le indagini della commissione Warren che indagava sull’omicidio Kennedy (il quale lo aveva licenziato poco prima, dopo aver appreso delle modalità mafiose della Cia di cui Dulles era a capo).
Come abbiamo visto gli americani sbarcarono in Sicilia grazie alla mafia e in seguito a quell’operazione nacque un vero e proprio sodalizio. Negli anni della guerra fredda, tali accordi vedevano in Italia alleati anche la DC, il Vaticano e i servizi segreti (strettamente legati alla CIA) che a loro volta utilizzavano i gruppi armati completamente infiltratati di uomini degli apparati “deviati” (come le BR), complici della politica sovversiva in funzione anticomunista. La Democrazia Cristiana era infatti da subito diventata il partito di riferimento della CIA, che lo finanziava e lo faceva trionfare in Sud Italia grazie agli accordi mafiosi.
Non è un mistero che i boss, veicolavano i loro voti alla fazione guidata da Andreotti, tramite il suo contatto con gli “uomini d’onore”, Salvo Lima.
Tutto cambia alla fine degli anni ’80. Con la caduta dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti sono la sola potenza egemone. La guerra fredda è terminata e gli americani sentono di averla vinta e che possono regnare incontrastati. A questo punto la strategia del terrore non serve più.
Le BR chiudono i battenti proprio nell’ ’89 e anche la mafia viene “scaricata”. Ovviamente la mafia non può accettare di essere estromessa dal sodalizio, anche perché non ha garanzie che il nuovo “sistema” accorderà loro il dominio incontrastato dell’amministrazione del Sud e dei narcotraffici.
Il primo a farne le spese è Salvo Lima, il tramite della DC con la mafia che viene ucciso. A quel punto i politici capiscono di essere in una posizione pericolosa. La DC scotta, perché essendo il collante e garante politico tra mafia e istituzioni (CIA compresa) è molto connessa col fenomeno criminale. In un momento di possibili ritorsioni mafiose c’è troppo in gioco. Così il partito viene fatto “saltare”.
Nel 1992, mentre si compiono le stragi che uccidono Falcone e Borsellino e mentre si firma il trattato di Maastricht, la DC viene spazzata via da “tangentopoli”.
Ricordiamo per la cronaca che in quel periodo quasi tutte le settimane il magistrato Antonio Di Pietro si recava presso l’ambasciata americana…
La mafia capisce che il sodalizio sta cercando di estrometterli dagli accordi e sta tagliando i ponti politici che le davano voce in capitolo. Va infatti sottolineato un altro punto fondamentale. La CIA aveva da tempo preso contatti con il PCI e aveva incominciato a portarlo sulla cosiddetta “terza via”, la sinistra liberale.
Dopo la caduta del muro, il salto è pronto. Gli Usa ormai incontrastati decidono di smettere la politica “aggressiva” e concentrarsi a imporre un capitalismo sempre più assoluto. La DC non serve più.
Si inaugura il periodo delle liberalizzazioni grazie a un nuovo partito, il nuovo cavallo vincente degli americani: il PDS, nato nel 1991 sulle ceneri del partito comunista. Così per rimpiazzare Andreotti viene chiamato un uomo del sistema: Ciampi, governatore della Banca d’Italia, artefice del suo divorzio dal Tesoro che portò in poco tempo al raddoppio del debito pubblico e alla privatizzazione della banca stessa.
Lo stesso Ciampi, insieme Mario Draghi, parteciperà da lì a poco (per precisione il 2 giugno del 1993) al controverso incontro sullo yacht Britannia, in cui personalità legate al mondo politico e finanziario decisero le privatizzazioni e liberalizzazioni in Italia. (A onor di cronaca, i giornali avevano descritto il fatto persentandolo come un seminario sulle privatizzazioni.
Questo un estratto dal Corriere della Sera dell’epoca: “Qualche giorno fa cento uomini d’ affari, economisti e opinion leader italiani hanno ricevuto questo aulico invito. Appuntamento fissato per stamattina alla banchina traianea del porto di Civitavecchia: imbarco a bordo del panfilo piu’ blasonato del mondo, due contrammiragli a dare il benvenuto…. mentre lo yacht fara’ rotta sull’ Argentario, gli invitati parteciperanno infatti (sottocoperta) ad un seminario sulle privatizzazioni. Un simposio che allineera’ una serie di relatori di grande prestigio: dal direttore generale del nostro ministero del Tesoro, Mario Draghi, al presidente della Banca Warburg, Herman van der Wyck, dal presidente dell’ Ina, Lorenzo Pallesi, a Jeremy Seddon, direttore esecutivo della Barclays de Zoete Wedd, passando per il direttore generale della Confindustria, Innocenzo Cipolletta…”
La mafia si accorge di quello che sta succedendo e tenta la svolta più ambiziosa. Nel 1993 un uomo da Palermo viene mandato da siciliani a Milano e costituire un partito politico grazie a degli appoggi con un imprenditore del nord. Quell’uomo si chiama dell’Utri e l’imprenditore è Silvio Berlusconi. La mafia, distrutto il suo interlocutore politico, decide di crearsi il proprio nuovo interlocutore.
Nel 1994 nasce così forza Italia che incredibilmente vince le elezioni.
Il sodalizio nascente (PDS – CIA) non può permetterselo e fa cadere il governo quasi subito con il “tradimento” di Bossi (grazie al “patto delle sardine” con il PDS).
Oltretutto siamo in anni delicatissimi. L’Italia sta entrando nell’unione monetaria europea e deve rispettare i parametri economici fissati da Maastricht, la partita è troppo importante per lasciarsela strappare da quel partito improvvisato.
In ballo c’è la distruzione economica dell’Italia e la relativa speculazione. Gli avvoltoi hanno già puntato la loro preda.
Così nel ’95 un altro uomo del sistema viene chiamato a fondare una coalizione ampia per battere Berlusconi e procedere con la svolta europeista: Prodi. Prodi, già uomo di Andreotti, che l’aveva chiamato come ministro del lavoro nel 1978, già membro dell’Aspen Institute, gruppo americano finanziato da Rockfeller con l’obiettivo di “incoraggiare leadership illuminate”, già consigliere della Goldman & Sachs.Insomma un curriculum di tutto rispetto. Non solo, presidente dell’IRI a più riprese, è stato il principale artefice delle devastanti privatizzazioni del colosso italiano che hanno dato il primato mondiale al nostro bel paese in questo campo. Prodi è chiaramente un uomo di cui gli americani si possono fidare. Così nel 1995 nasce l’Ulivo che vince le elezioni e governa dal ’96 fino al 2001.
Sono anni cruciali perché segnano la svolta definitiva verso l’europeismo dell’elite finanziaria globale. Nel 1998 Prodi riesce a raggiungere i parametri europei, grazie a un prelievo forzato (la cosiddetta “eurotassa”). A quel punto il lavoro è fatto. Il governo Prodi può cadere per far posto a D’Alema. Non un grande cambio di programma, ma almeno il mortadella è libero di ricevere la “promozione” a Presidente della Commissione Europea proprio nel cinquennio (1999 – 2002) in cui entra in vigore l’euro. Visto come si è dato da fare per la causa, se l’è meritato. Il lavoro è fatto, si può concedere a Berlusconi di formare un governo. Così nel 2001 torna al potere l’imprenditore, giusto in tempo per dover fronteggiare la guerra contro Iraq e Afganistan, in seguito al crollo delle Torri Gemelle.
La sinistra se l’è sfangata, potendo esibire bandiere arcobaleno con su scritto “pace” ed esibirsi in elegantissime proteste pacifiste, dimenticando le guerre nel Kosovo a cui D’Alema decise di partecipare.
Dopo aver fatto “giocare” un po’ Berlusconi la grande coalizione Ulivo è pronta per un nuovo salto: diventare partito.
Nasce così nel 2007 il PD che esplicita in modo chiaro il proprio volto: “europeista e riformista”. Il percorso è completo: dal partito comunista alla sinistra del neo liberalismo e delle privatizzazioni.
Un trionfo americano e cui non si può negare una certa genialità, complice la mediocrità, l’assenza di valori e di intelligenza dei politici nostrani.
Un nuovo momento cruciale arrivò nel 2011 – 2012 quando si votava il cosiddetto “Fiscal Compact” e il relativo inserimento in Costituzione del pareggio di bilancio. In quel momento al governo c’ è di nuovo Silvio Berlusconi, che non suscita le fiducia del “sistema”. Così viene di nuovo fatto fuori per un altro uomo di fiducia: direttamente dalla Commissione europea, Mario Monti, il quale procede subito a “firmare le carte”.
A quel punto la palla ritorna al PD di Letta e Renzi, quello delle privatizzazioni selvagge, quello della distruzione dello statuto dei lavoratori, quello della svolta autoritaria europeista, quello del governo della BCE.
Questo insomma è a grandi linee il quadro della politica italiana degli ultimi anni.
Non ci fu una vera e propria “trattativa”. Quella ci fu già nel dopo guerra.Più che altro ci fu un “licenziamento”.
La mafia ormai non serviva più e venne “scaricata”.
Fonte : Vox populi
Il Circolaccio