Donald Trump, che è stato a Taormina per il G7 è stato il secondo presidente degli Stati Uniti ad approdare sull’isola.
Prima di lui, in piena seconda guerra mondiale, ad atterrare in Sicilia, non con un aereo presidenziale ma con un meno comodo velivolo militare, è stato Franklin Delano Roosevelt.
Era l’8 dicembre del 1943, Franklin Delano Roosevelt in piena seconda Guerra Mondiale, tra le varie città siciliane dove incontrare i suoi generali scelse Castelvetrano dove , i servizi segreti americani ritenevano più sicuro , per il presidente americano, tenere l’incontro con i generali alleati che comandarono lo sbarco in Sicilia e l’attacco ai tedeschi. Roosevelet, secondo alcuni documenti, in quell’occasione non incontrò solo militari ma anche esponenti della famiglia Pignatelli che avevano creato un servizio segreto italiano parallelo e vicino a Mussolini
Atterrò, verso le 14.00 di quel storico giorno, per una visita lampo nella base delle truppe alleate a Castelvetrano, in Sicilia.
L’aereo, con a bordo Roosevelt, accompagnato dal generale Dwight Eisenhower era partito dal Cairo (dopo che i due erano stati a Teheran), aveva fatto scalo a Malta e, sorvolato quindi buona parte del teatro di guerra del Mediterraneo, l’8 dicembre del 1943 era planato sulla pista del piccolo ma funzionale aeroporto di Castelvetrano.
Il campo d’aviazione di Castelvetrano l’aveva fatto costruire Mussolini negli anni Trenta, come base di partenza per le sue propagandate azioni militari di conquista dell’Africa e allo scoppio della guerra era stato ulteriormente potenziato e usato dall’esercito italiano come punto di collegamento con Pantelleria e per gli attacchi aerei su Malta, controllata dagli inglesi. Sin quando l’aeroporto viene conquistato dagli americani, che avanzano da Gela lungo la parte occidentale dell’Isola in direzione di Palermo. Lo sbarco in Sicilia da parte delle truppe alleate angloamericane, l’aveva proposto proprio lui, Roosevelt, a Churchill, e ritenendosi un valido stratega militare, aveva voluto verificare di persona gli effetti del suo piano offensivo mirato a costringere gli italiani alla resa e le truppe tedesche alla ritirata oltre confine.
L’arrivo di Roosevelt sulla pista di cemento dell’aeroporto di Castelvetrano così lo descrive uno dei più famosi reporter di guerra al seguito delle truppe Usa, Rick Atkinson, nel suo libro di memorie, Il giorno della battaglia (Mondadori, 2015): «Ai piedi della scaletta lo attendevano sull’attenti i generali George Patton e Mark Clark. Con la falda del cappello alzata per prendere l’ultimo sole mediterraneo, Roosevelt fece il giro dell’aeroporto e poi assegnò a Clark la croce al merito e decorò altri soldati per il loro eroismo. Una fila di ufficiali lo attendeva per salutarlo e quando fu il turno di Patton, il presidente gli tese la mano sorridente e la tenne a lungo tra le sue, dicendogli: «”Generale Patton lei avrà il comando di un’armata per la conquista della Normandia” ».
A Castelvetrano, Patton veniva così perdonato, direttamente dal presidente Roosevelt, per il suo comportamento poco ortodosso tenuto qualche mese prima nei confronti di un giovane fante americano che aveva schiaffeggiato perché, preso dall’ansia, il soldato americano aveva disatteso agli ordini e lasciato il suo posto di combattimento.
Seppure di breve durata, la visita di Roosevelt alla base aerea di Castelvetrano fece notizia in tutto il mondo: ne parlò, qualche giorno dopo il quotidiano australiano The Advertiser. E non mancarono all’evento gli operatori dell’Istituto Luce, che immortalarono, in un servizio per il loro cine-giornale, Roosevelt a bordo di una jeep mentre passava in rassegna le ordinate truppe americane.
Conclusasi con un cocktail la cerimonia ufficiale a Castelvetrano, Roosevelt ripartì nel pomeriggio per la Tunisia e in nottata per gli States, a seguire e a dirimere ancora le urgenze del conflitto in corso.
Fonte : Documenti storici, LA Repubblica
Il Circolaccio
Salvo Serra