Un provvedimento che limiterà le facili strumentalizzazioni sulle intercettazioni e anche l’uso su certa stampa amica dei PM che , bene informata , dagli addetti dentro il palazzo, li pubblicava generando abusi e facendo crescere l’audience
Fatto salvo il diritto di cronaca, è previsto il carcere fino a 4 anni per chi diffonde riprese audiovisive e registrazioni di comunicazioni effettuate in maniera fraudolenta per danneggiare “la reputazione o l’immagine altrui”.
La norma ora dovrà passare all’esame delle commissioni Giustizia e poi tornare in Consiglio dei ministri. Il testo inserisce vincoli alla trascrizione delle conversazioni nelle richieste dei pm e nelle ordinanze dei giudici: “Quando è necessario, sono riprodotti soltanto i brani essenziali”
ROMA – Il Consiglio dei ministri ha approvato, su proposta del ministro della Giustizia Andrea Orlando, il decreto legislativo che riforma la disciplina delle intercettazioni (Disposizioni in materia di intercettazione di conversazioni o comunicazioni). Il testo dovrà ora passare all’esame delle commissioni Giustizia per i pareri e poi tornare in Cdm.
“Noi non limitiamo l’uso delle intercettazioni ma contrastiamo l’abuso, sappiamo che questo strumento è fondamentale per le indagini e in nessun modo vogliamo limitare la possibilità di disporre di uno strumento per la magistratura fondamentale per contrastare i reati più gravi ma è evidente che in questi anni ci sono stati frequenti abusi” ha spiegato il premier Paolo Gentiloni, “l’approvazione del decreto è una decisione importante e che merita un’attenzione particolare. Non ne limitiamo l’uso ma ne contrastiamo l’abuso”, ha precisato, “abbiamo finalmente una soluzione che a mio avviso è giusta ed equilibrata”.
Il provvedimento mira a regolamentare in maniera più stringente l’utilizzo delle intercettazioni per evitare la diffusione di conversazioni irrilevanti ai fini delle indagini. Il testo inserisce infatti dei vincoli alla trascrizione delle conversazioni nelle richieste dei pm e nelle ordinanze dei giudici: “Quando è necessario, sono riprodotti soltanto i brani essenziali”, dispone il provvedimento.
Viene poi istituito presso l’ufficio del pm un archivio riservato delle intercettazioni la cui “direzione” e “sorveglianza” sono affidate al procuratore della Repubblica e il cui accesso – registrato con data e ora – sarà consentito solo a giudici, difensori e ausiliari autorizzati dal pm.
Quanto ai mezzi per intercettare, si delimita l’uso dei “trojan”, ossia i captatori informatici, in pc o smartphone consentendone sempre l’impiego, senza particolari vincoli, per i reati più gravi, in primis terrorismo e mafia, e prevedendo invece che, per gli altri reati, debbano essere esplicitamente motivate, nei decreti di autorizzazione, ragioni e modalità.
La riforma semplifica inoltre l’impiego delle intercettazioni nei reati più gravi contro la pubblica amministrazione commessi da pubblici ufficiali, uno strumento per rendere più efficace il contrasto