“Il boss voleva uccidere la figlia”
Mafia di Bagheria, 16 arresti
PALERMO – L’anziano boss si era rifatto sotto. Scarcerato lo scorso aprile Pino Scaduto stava cercando di riprendersi il posto che gli spettava, quello di capomafia di Bagheria. E voleva addirittura ammazzare la figlia, colpevole di avere avviato una relazione con un carabiniere. Un affronto che voleva punire con il sangue. Scaduto finisce di nuovo in cella, assieme ad altre quindici persone.
La scena si ripete. Le sirene delle gazzelle con cento carabinieri del Comando provinciale svegliano Bagheria. Un nuovo blitz antimafia scuote il mandamento del popoloso centro alle porte di Palermo, uno dei più colpiti dalle indagini degli ultimi anni.
Sono sedici le persone arrestate dai militari guidati dal comandante provinciale Antonio Di Stasio, su richiesta del procuratore Francesco Lo Voi e dell’aggiunto salvatore De Luca. L’ordinanza di custodia cautelare è firmata dal Gip Nicola. Aiello. Per tutte l’accusa è di associazione mafiosa ed estorsione. Fiaccato dagli arresti il clan ha provato a rialzare la testa. Ed è ripartito dal pizzo per fare cassa e controllare il territorio.
I carabinieri sono intervenuti con l’ausilio delle unità cinofile per eseguire delle perquisizioni. Un elicottero vigila sulle operazioni. Indagini serrate, pentimenti a raffica, collaborazione da parte degli operatori commerciali: il “modello Bagheria” è stato vincente dal punto di vista investigativo. E così è stato possibile monitorare cosa stava accadendo nelle fase successive ai blitz del passato. Il risultato è la nuova operazione che ha portato in carcere sedici persone.
Nella lunga lista degli scarcerati spiccava il nome Pino Scaduto. Le sue prime impronte criminali risalgono agli anni Novanta quando si occupava di estorsioni nella stagione in cui la cosca bagherese garantiva protezione e assistenza a Bernardo Provenzano. Scaduto aveva finito di scontare una condanna nel 2007. Un anno dopo era già di nuovo in cella. È a lui che si erano rivolti i mafiosi palermitani che volevano rifondare Cosa nostra, convocando la commissione provinciale che non si riuniva dall’arresto di Totò Riina. Il blitz Perseo stoppò il tentativo.
Pochi mesi fa Scaduto, quando ha finito di scontare la pena al processo Perseo, si è visto assolvere dalle ipotesi di estorsione che lo tenevano in carcere. È passato, in pochi secondi, giusto il tempo della lettura del dispositivo d’appello, dal 41 bis alla libertà. E si è presentato un problema grave da risolvere. Le cimici, infatti, avevano captato il suo progetto di morte per la figlia che voleva una vita normale. Si era innamorata di un giovane carabiniere. L’anziano padre era su tutte le furie e aveva ordinato al figlio di attivarsi per la macabra esecuzione della sorella e del fidanzato, ma il giovane si è rifiutato. Appena trentenne, così diceva al padre, “non mi voglio consumare”.
Fonte: Live Sicilia