Giuseppe Pignatone: “No all’iscrizione nel registro degli indagati come atto dovuto”
Il procuratore di Roma ha inviato ai magistrati del suo ufficio una circolare sulla gestione delle iscrizioni delle notizie di reato
Le disposizioni inviate dal procuratore di Roma ai suoi sostituti riaprono il dibattito sulla necessità di una riforma del codice di procedura penale: come limitare tutti quegli automatismi innescati dalla “notizia di reato”?
Il sadico piacere di molti PM e di giornalisti senza scrupoli di devastare la vita delle malcapitati che “condannano” ancor prima del possibile processo ,una persona che spesso non sa neanche di essere indagato
Il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone ha inviato nuove disposizioni ai suoi sostituti, che sono un centinaio, in merito all’iscrizione nel registro degli indagati di persone che siano state denunciate dalla polizia giudiziaria o da privati. E’ partito dal riconoscimento che “la condizione di indagato è connotata da aspetti innegabilmente negativi” perché “dall’iscrizione e dai fisiologici atti processuali che ne conseguono si dispiegano, per la persona indagata, effetti pregiudizievoli non indifferenti, sia sotto il profilo professionale sia in termini di una forte attività denigratoria nonostante non ci sia una condanna.
Di fatto già l’avviso di garanzia con la complicità della stampa forcaiola e vicina ai PM in cerca di visibilità, distrugge la vita dell’indagato ancor prima delle possibili condanne che si possono applicare . Un abuso che Il Procuratore Pignatone intende limitare
Procedere ad iscrizioni non necessarie è tanto inappropriato quanto omettere le iscrizioni dovute”. Così il procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, nella circolare inviata lo scorso 2 ottobre sulla gestione delle iscrizioni delle notizie di reato dopo la riforma penale entrata in vigore ad agosto.
“Questa considerazione porta anzitutto ad escludere che l’iscrizione di un nominativo rappresenti ‘atto dovuto’ con riferimento al soggetto cui il privato o la polizia giudiziaria attribuiscono il reato nella denuncia o nella querela – prosegue Pignatone, segnalando nella circolare i rischi delle prassi basate sull’automatismo -. Tale errata conclusione, che talora si riscontra nella prassi, è frutto di una interpretazione impropria dell’art. 335 c.p.p (norma che impone l’immediata iscrizione di colui al quale il fatto è attribuito)”.
“Siffatta lettura ‘meccanica’ della previsione normativa contrasta con le indicazioni della Corte di Cassazione – prosegue Pignatone – e ancora di più con il sistema in quanto finisce per attribuire impropriamente alla polizia giudiziaria, o addirittura, al privato denunciante, il potere di disporre in ordine alle iscrizioni a mod. 21, potere che, viceversa, non può che esser esclusivo del pubblico ministero”.
Fonte: Il Foglio
Jacopone Da Todi
Il Circolaccio