Il Partito Democratico che ha la maggioranza in Parlamento, tanto bravo ad accusare tutti di varie illegalità, non fa nulla per eliminare il vitalizio.
In Italia, nonostante tanti anni di lavoro , molti sessantenni non possono andare in pensione e i politici continuano a conservare privilegi
Dopo mesi e mesi di polemiche arriva il giorno “X” dei vitalizi: dal 15 settembre 608 parlamentari avranno diritto ad una pensione di circa 1000 euro e che potranno incassare, se non saranno rieletti, a 65 anni. Non si tratta, quindi, di vitalizi ma di una pensione aggiuntiva sulla quale il M5S ha innescato sin dalla sua entrata in Parlamento una lunga battaglia. E, mentre al Senato il ddl Richetti sull’abolizione dei vitalizi (per gli ex parlamentari) rischia di languire tra mille difficoltà, i pentastellati tornano all’attacco: “Ce l’avete fatta. Complimenti. Avete maturato il diritto a occupare la vostra nuvoletta nel paradiso della casta”, tuona il blog di Beppe Grillo.
La pensione aggiuntiva viene calcolata con il sistema contributivo,scatta dopo 4 anni e sei mesi di legislatura e riguarda tutti i deputati e senatori neoeletti nell’attuale legislatura. E siccome le elezioni del 2013 portarono ad un’infornata di nuovi membri sia alla Camera sia al Senato, la pensione toccherà a circa 2 parlamentari su 3. Inclusi gli 88 deputati e 35 senatori M5S. Ma ad usufruirne sono anche ben oltre cento parlamentari Dem e diversi esponenti di FI, gruppo Misto, Scelta Civica e anche Sinistra Italiana. Tutti parlamentari che, se saranno rieletti, potranno passare all’incasso già a 60 anni.
Il M5s chiederà formalmente ai presidenti di Camera e Senato di poter rinunciare come parlamentari del Movimento alla pensione “privilegiata” dei parlamentari. Lo hanno annunciato in conferenza stampa deputati e senatori M5s. Questo atto di rinuncia formale e sostanziale – affermano – è l’ultima iniziativa forte che facciamo. Grasso e Boldrini devono solo prenderne atto. Se la Richetti può passare, possono anche mettere in atto la Fornero solo per noi. Grasso e Boldrini – concludono – devono ridare dignità alle Camere”. Anche perché, alla vigilia della campagna elettorale, i pentastellati non hanno per nulla intenzione di arretrare in una delle loro battaglie madri.
Il tema, inoltre, si incrocia con il difficile iter del ddl Richetti al Senato. Il provvedimento è stato incardinato in commissione Affari Costituzionali e il relatore – il centrista Salvatore Torrisi – ha già manifestato alcune perplessità evocando il rischio dell’incostituzionalità. Martedì partirà il ciclo di audizione e sebbene i Dem assicurano che il testo andrà avanti, tra legge di bilancio e ius soli, il rischio che si impantani resta concreto. Con il M5S pronto all’ultima trincea. Alla Camera, i pentastellati terranno una conferenza stampa con i loro due frontman d’eccezione: Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio, di ritorno dalla Sicilia e inserito tra i relatori solo in seconda battuta.