
Ieri a Castelvetrano, presso lo storico Circolo della Gioventù, dove in passato, il cognato di Matteo Messina Denaro, il boss Filippo Guttadauro era avvezzo , prima dell ‘arresto del luglio 2006 , giocare a carte e fare salotto ,
(Ne abbiamo parlato nel 2018 http://ilcircolaccio.it/2018/02/14/castelvetrano-filippo-guttadauro-il-mafioso-elegante-amico-dei-notabili-della-citta)/ si è svolto un convegno organizzato
dall’associazione Libera, impegnata nella lotta alla mafia, alla presenza di don Ciotti e del magistrato Roberto Tartaglia. e del presidente della Commissione Antimafia, il pentastellato Morra . Il convegno é stato moderato dal giornalista di Repubblica Salvo Palazzolo. Sono stati affrontati vari temi riguardanti anche Castelvetrano e la latitanza di Matteo Messina Denaro.
In merito al convegno, Rosalia Ventimiglia una delle fondatrici del movimento “orgoglio Castelvetranese” ,ha inviato questa lunga lettera che pubblichiamo
“È giusto parlare di mafia, far parlare di mafia agli esperti di antimafia. Mi chiedo, è altrettanto giusto affrontare questi argomenti nella città di Matteo Messina Denaro e non confrontarsi con chi chiede di esprimere la propria opinione e dare il proprio contributo in modo libero e democratico?
Se parlare di mafia, necessita di licenza specifica e rilasciata solo da detentori di tutte le verità diventa molto difficile combattere la mafia: Spesso, sembra che questi argomenti siano possibili solo a chi appartiene a certe filiere mediatiche e associative dell’antimafia con licenza di sputare fango su chi vuole.
Un modus operandi che è stato bocciato dai fatti. Questo atteggiamento non risolverà mai nulla. Gli episodi lo dimostrano. A questo punto mi chiedo, a cosa serve organizzare pubblici dibattiti se alla fine della fiera, ci sono sempre gli stessi schemi da evidenziare e confermare? Mi chiedo, dopo la triste esperienza del caso Montante: ma l’antimafia, sa veramente ascoltare gli altri o cerca solo di difendere posizioni di comodo?
Ancora una volta a Castelvetrano, ieri si è celebrato il rito dell’antimafia da convegno. Ancora una manifestazione che cerca più di dividere che unire i cittadini con volontà di lottare contro la malavita organizzata. Un convegno, molte personalità, tanti messaggi mediatici e poi, la solita chiusura a tutti gli altri che non la pensano come gli organizzatori. Ancora una volta, deve passare il messaggio: la città è fredda, non ci aiutano, l’ombra del sospetto su tutti coloro che non sono allineati alle posizioni di chi, da anni, si sente depositario di tutte le conoscenze in materia di mafia.
Chi dice di combattere la mafia e i mafiosi deve stare sempre alla ricerca del confronto e della verità. Non può etichettare nessuno a priori. Sono i Tribunali che stabiliscono chi è mafioso e chi è fiancheggiatore dei mafiosi. Le strumentalizzazioni uccidono ogni forma di cambiamento e di sviluppo sociale. Da 27 anni si cerca Matteo Messina Denaro.
Castelvetrano come Beirut. Si è cercato ovunque. Miliardi di beni sequestrati e confiscati. Condanne per centinaia di anni ma anche tanta gente assolta. Anni di inchieste e di pressione sulla città e Lui, uccel di bosco. Mille dubbi, troppi interrogativi, poche risposte. Molti proclami e tanti sospetti, chili di fango e ancora , qualcuno che dice: “la colpa della mancata cattura è da attribuirsi in parte ai castelvetranesi”.
Quali castelvetranesi? Io non ci sto. Basta con queste ombre gettate su tutto. Io , non solo combatto la mafia e la sua becera sub cultura, ma sto lavorando anche politicamente, per evitare che, un giorno, anche i miei figli ancora piccoli, come tanti giovani di adesso, decidano di scappare da questa città.
Oggi più che mai il caos regna sovrano: si cerca il boss ovunque e non si trova. Si arresta solo in nome suo, tutto fa capo a lui, e noi castelvetranesi, passivamente subiamo anche l’onta del celato sospetto della simpatia per il criminale. Fiancheggiamo tutti? Chi lo pensa deve tornare a studiare criminologia. Tutto questo è semplicemente assurdo.
Come assurdo è stato, vietare l’intervento al convegno di domenica, alla moglie dell’appuntato Barcellona. Da donna, cara Desirè, hai tutta la mia solidarietà. So cosa significa essere impediti nel dire il proprio pensiero. Ricordo ancora tutto il veleno buttatoci addosso da certi giornalisti dell’antimafia e da certi politici per quel corteo del 2018. Se dire” sono castelvetranese e non sono mafioso” era un celato aiuto alla mafia, o andare contro i commissari del comune, o peggio ancora ,contro le istituzioni , davvero in Italia la democrazia è a forte rischio.
Quando in una Nazione, non si può più esprimere il proprio pensiero , senza temere ritorsioni , è necessario fermarsi e capire chi lavora per il bene comune e chi per difendere interessi di parte fiaccando l’ordine democratico. La lotta alla mafia, l’arresto di Messina Denaro e dei suoi veri complici non è più solo “Cosa Vostra”, sappiatelo.
Questa è una battaglia di tutti i cittadini liberi da ogni condizionamento. Che ci crediate o no , la liberazione dalla mafia e da tanti depistaggi misteriosi è più “Cosa nostra” che vostra. Noi in questa città ci viviamo e subiamo tutto. Qui ci sono i nostri figli che stanno pagando per colpe non loro. Abbiamo il diritto di parlare e di essere ascoltati e senza timore alcuno.
Confrontiamoci su come distruggere il potere mafioso e su chi ha depistato. Io, non ho nessuna paura a guardarvi negli occhi cari amici dell’antimafia. A questo punto, faccio un pubblico appello ai miei concittadini ..
Prendiamo posizione in modo libero e democratico. Indichiamo a magistrati, associazioni e giornalisti di filiera che vogliamo essere ascoltati e vogliamo contribuire a chiudere tutti gli spazi ai mafiosi. Basta con gli attacchi inutili. Imparate ad ascoltare. Lavoriamo insieme per liberare questa città dal boss. Dimostrate a questa città che veramente volete aiutarla e non distruggerla
Rosalia Ventimiglia