Poliziotto con spiccate capacità investigative, fu stranamente trasferito da Trapani nel 2013. Dal settembre del 2013 a capo della Dia di Napoli. Ex dirigente della Divisione anticrimine della questura di Trapani ed ex capo della squadra mobile della città siciliana, da anni era impegnato assieme alla procura di Palermo nelle ricerche del latitante Matteo Messina Denaro, l’erede dei boss Riina e Provenzano.
Un grave errore trasferirlo, Linares conosceva molto bene tutte le piste trapanesi che portavano a Matteo Messina Denaro. Non lo sapremo mai con certezza ma forse, proprio Linares era l’uomo giusto per beccarlo e qualcuno ha pensato “bene” di toglierlo. Chi aveva veramente paura di Linares? Come si fa a traferire un dirigente di Polizia che da anni dava la caccia latitante e ne conosceva tanti particolari? Da allora, tanti dirigenti si sono alternati a Trapani: tante inchieste centinaia di uomini impegnati e Messina Denaro ancora libero
da un commento del blog 50
Peppe Linares, originario di Erice – nel tessuto sociale di Trapani, degradato e paludoso – è stato un mondo a parte. Anomalo e distante dal comune sentire che lascia i soldi sopraffare l’amicizia e la pulizia, riesce a mettere insieme il diavolo e l’acquasanta, e può nascondere la ferocia mafiosa dentro la pietà religiosa di chi porta in spalla, il venerdì santo, le stazioni della via Crucis. Certo, il giovane è cresciuto in una famiglia per bene: Andrea, il padre, professore di chimica e biologia al liceo classico Leonardo Ximenes, Mariella – la madre – figlia di un ufficiale della Marina, insegnante di scuola materna. Dunque è nato borghese, Peppe. Ma borghese che non si è fatto conquistare dai vizi della sua classe sociale. È stata la stessa “storia” della città ad averlo lentamente allontanato.
Il Circolaccio