Il ricatto, l’Affaire Crocetta-Tutino si colora di giallo. Presunto complotto
“Il giornalista Lirio Abbate chiamò il mio avvocato dicendogli che, se avessi denunciato i giornalisti Messina e Zoppi per diffamazione, l’Espresso avrebbe pubblicato un dossier su mie presunte e inesistenti pratiche pedopornografiche in Tunisia. Dissi al mio avvocato di riferire ad Abbate che non avevo nulla da temere”.
E’ un’accusa grave, ricatto, mossa ad un giornalista molto considerato, Abbate, dall’ex Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, durante la deposizione al processo per calunnia contro due giornalisti dell’Espresso. Il presunto avvertimento denunciato da Crocetta – destinatario il suo avvocato – aggiunge un altro tassello ad un episodio che nell’estate del 2015 scosse la politica siciliana e nazionale, portando il governo regionale sull’orlo delle dimissioni ed il Parlamento sull’orlo del ritorno alle urne. La dichiarazione di Crocetta, infatti, getta una luce opaca sulla vicenda, e attribuisce un ruolo al giornalista Abbate.
Ricordiamo, brevemente, la vicenda. I collaboratori dell’Espresso Piero Messina e Maurizio Zoppi, autori dell’articolo sulla presunta intercettazione tra Crocetta e il suo medico, Matteo Tutino, addebitarono a Tutino una frase che provocò grande indignazione (“Lucia Borsellino va fatta fuori, come il padre”). Crocetta dovette rispondere di avere taciuto, invece che riprovare la minacciosa espressione. Sia Tutino che Crocetta negano che ci sia stata conversazione telefonica che contenga questa frase, la Procura di Palermo ha sempre ritenuto che di tale registrazione non c’è traccia.
E’ a causa di ciò che Messina e Zoppi sono stati rinviati a giudizio. Si sarebbero inventati tutto?
Possibile? E’ più credibile che gli sia stata loro propinata una polpetta avvelenata, così succulenta da prefigurare uno scandalo di dimensioni planetarie. Ed in effetti così fu: Crocetta in preda ad una crisi di nervi giunse a confessare di avere pensato al suicidio. Ed il suo partito di riferimento, o meglio una parte di esso, il PD, chiese al governatore di togliersi di mezzo. La polpetta avrebbe assolto perfettamente al suo compito se la Procura di Palermo non avesse negato l’esistenza della registrazione, dopo avere ordinato , una minuziosa ma vana ricerca della “notizia criminis”. Da qui il processo per calunnia e diffusione di notizie false e tendenziose.
Il corpo del reato, cioè la registrazione, non è stato trovato, i due giornalisti potrebbero perciò pagare per una vicenda che li vede forse comprimari, in qualche misura, vittime.
A noi pare che si debba valutare con attenzione la possibilità che la soluzione stia proprio nella frase incriminata, e cioè “Lucia Borsellino va fatta fuori, come il padre”. Senza quelle parole finali – “come il padre”- l’espressione rabbiosa di Tutino (medico di Crocetta e accusato di truffa e falso) avrebbe avuto il significato di un auspicio politico. Una cosa è augurarsi che l’assessore venga avvicendato ed un’altra che faccia la fine del padre, una morte violenta di mafia. Spurgata, l’espressione sarebbe stata ugualmente criticata, ma non avrebbe fatto il rumore che sappiamo. Probabilmente non ci sarebbe stata nemmeno la ricerca del “ corpo del reato”. Priva di esso, la conversazione sarebbe stata condannata all’irrilevanza, e ciò spiegherebbe il fatto che la registrazione non sia stata trovata nel fascicolo di Tutino.
Illazioni, nient’altro che illazioni. Ma il giallo è tutto qui. Tutino, e per la sua parte, Crocetta, hanno tutte le ragioni per pretendere di essere scagionati dai sospetti con una verità processuale che punisca i presunti denigratori. I collaboratori dell’Espresso hanno il diritto, a loro volta tuttavia, a una presunzione di buona fede, il giornalista Lirio Abbate ha diritto di respingere la grave accusa mossa da Crocetta e pretendere, anche lui, un “risarcimento” morale.
E gli altri? Quelli che hanno letto e si sono fatti un’idea, giusta o sbagliata, sui fatti? Hanno anche loro qualche diritto. Non a risarcimenti, morali, ma a conoscere come si sono svolti i fatti. Se, per esempio, quel “ come il padre” sia stato aggiunto da una manina interessata oppure sia stata una impostura interamente prefabbricata.
Fonte : Sicilia informazioni
Il Circolaccio