Saguto: l’atto d’accusa della collega. “Ogni fascicolo era una bomba ad orologeria”
Al Processo di Caltanissetta i primi testimoni mettono in luce la complessa struttura messa su dalla Saguto e da tutti i suoi affiliati.
Le strane dimenticanze di alcuni magistrati che dovevano controllare
Depone la giudice Rosini: “Gravi irregolarità in quella sezione, andai via”. L’ex presidente Natoli: “Le udienze iniziavano alle 11”. E nei negozi Bagagli, gestiti dall’amministratore Virga, cene a base di ostriche e champagne
Il prezzo pagato da alcuni territori a questo strano sistema è altissimo.
I giornalisti che hanno puntato il dito contro questo sistema si sono fatti parecchio male. C’era timore a parlare contro questo sistema corruttivo. Troppi interessi. Alcuni articoli sulle denunce degli ex lavoratori di Grigoli non trovarono spazio sulla stampa regionale.
Il sistema Saguto venne difeso dai giornalisti antimafia
Castelvetrano ha visto distrutti centinaia di posti di lavoro per la malagestio dei beni confiscati .Il comune di Castelvetrano non si è costituito parte civile contro gli imputati
Tra i nomi venuti fuori al processo di Caltanissetta vi è anche quello di Nicola Ribolla , il potente amministratore giudiziario del Gruppo 6 GDO. I suoi sette anni di amministrazione hanno, di fatto distrutto un azienda che fatturava oltre 150 milioni di Euro. sono serviti a smantellare un azienda che dava lavoro a 500 dipendenti . tutto in nome della legalità e dello Stato e con la copertura dei magistrati di Palermo. Ribolla ha sempre giustificato le sue scelte con il fatto che Grigoli avesse il sostegno della mafia e delle banche. Il messaggio veniva supportato anche da certa stampa compiacente. Gli ex dipendenti di Grigoli hanno sempre detto che il sistema Ribolla non era chiaro per nulla. Infatti, vista l’andamento aziendale per un periodo viene a fargli compagnia anche l’avvocato Antonino Gemma amico del Ministro Alfano. Inutile e ben pagata anche questa consulenza. Insomma ,sono scomparse ingenti somme tra fatturato non incassato, spese inutili , con la conseguente perdita di tanti posti di lavoro e tutto senza colpevoli.
Il Processo Saguto
Ogni fascicolo era una bomba ad orologeria, era un campo minato”. Non usa mezzi termini la giudice Claudia Rosini, che faceva parte della sezione Misure di Prevenzione presieduta da Silvana Saguto. “Furono anni turbolenti, difficili”, dice nell’aula bunker di Caltanissetta, nel processo in cui è imputata la più influente giudice dell’antimafia. Rispondendo alle domande del pubblico ministero Maurizio Bonaccorso spiega: “Non appena arrivai, mi resi conto che c’erano problemi organizzativi nei fascicoli”. Racconta di quando consultando alcuni atti si accorse che mancava la relazione di presa in possesso dell’amministratore giudiziario: “Era Ribolla”, spiega. “Chiesi il suo allontanamento”. Claudia Rosini si accorse anche della “eccessiva concentrazione di incarichi”. Fu l’unica ad opporsi al cerchio magico di Silvana Saguto, poi chiese di andare via dalla sezione. “C’era un rapporto strettissimo fra la presidente e l’avvocato Cappellano Seminara”, dice. “Fabio Licata aveva invece un rapporto stretto con l’avvocato Andrea Aiello”.
Un giorno, la giudice Saguto le presentò uno dei suoi pupilli, l’avvocato Walter Virga, figlio di un magistrato, anche lui finito sotto accusa nell’inchiesta. “In un’occasione, dissi che non mi sembrava strutturato. Come assegnare a un magistrato tirocinante la conduzione di un processo in corte d’assise contro 40 scafisti”. Claudia Rosini fece delle rimostranze a Silvana Saguto e ai suoi colleghi Fabio Licata e Lorenzo Chiaramonte: “Dissi, ma come è possibile? Cappellano Seminara gestisce anche un suo albergo, è inopportuno che si occupi dell’amministrazione giudiziaria di alberghi. Mi risposero con tono liquidatorio: “Dai credito agli attacchi mediatico di TeleJato?”. Ma io non davo credito a nessuno – aggiunge la giudice – ero convinta dell’inopportunità della nomina di Cappellano Seminara”. E aggiunge: “Un magistrato non deve essere solo imparziale, ma anche apparire imparziale. I miei colleghi non capivano, eravamo proprio su piani diversi”.
Poi, la giudice Rosini ripercorre ancora le denunce di Telejato sulla gestione dei beni sequestrati da parte di Silvana Saguto: “Quasi ogni giorno venivano denunciati nuovi episodi, e nessuno chiedeva conto. Nè il presidente del tribunale Guarnotta, né l’Associazione nazionale magistrati. C’era un silenzio assordante. Ero amareggiata. A quel punto, chiesi di andare via, in corte d’appello”.
La difesa della giudice Saguto, rappresentata dall’avvocato Ninni Reina, va al contrattacco: “In commissione antimafia, la presidente Saguto disse che anche suo marito era un amministratore giudiziario e che aveva avuto una nomina”. La giudice Rosini ribatte: “Fui io stessa a dire a Silvana Saguto di parlare di quell’episodio isolato, mio marito aveva avuto solo un incarico nell’ambito di un procedimento penale, poi passato alle Misure di prevenzione”. E rilancia: “Piuttosto, avvocato, la presidente Saguto disse all’Antimafia delle ripetute nomine di suo marito da parte dell’avvocato Capellano Seminara?”. Reina: “Certo, è a verbale”.
Il clima in udienza si surriscalda. “Dopo il mio arrivo in sezione – spiega Claudia Rosini – nominai tanti altri amministratori, circa 60-70, così da mettere fine a una consuetudine che andava avanti da tempo”. La consuetudine delle solite nomine. Ma anche su questo punto, la difesa della Saguto contrattacca. “Scimeca aveva più nomine di Cappellano”. Risponde la Rosini: “Forse, una in più”.
- LA DEPOSIZIONE DI NATOLI
Primo teste dell’udienza è stato Gioacchino Natoli. L’ex presidente della Corte d’appello di Palermo, Gioacchino Natoli, aveva sconsigliato vivamente l’allora presidente del tribunale Leonardo Guarnotta di nominare Silvana Saguto: “Gli dissi, non è opportuno che la collega guidi la sezione Misure di Prevenzione. All’epoca ero in servizio in tribunale, sapevo delle tante lamentele su di lei. Iniziava sempre le udienza alle 11, anche a mezzogiorno”. Nell’aula bunker di Caltanissetta, un testimone d’eccezione ha ricostruito l’ascesa dell’influente giudice antimafia. “Riserve su Silvana Saguto – dice Natoli, oggi in servizio al ministero della Giustizia – avevo espresso anche al precedente presidente del tribunale, Giovanni Puglisi, che mi chiedeva un parere. C’era un ritardo storico nelle udienze della collega Saguto. Che poi bastava fissarle alle 11 e non alle 9, per non creare disagi”.
“Comunque – precisa Natoli – all’epoca la collega godeva di grande stima e considerazione”.
Poi, il 15 maggio del 2015, Gioacchino Natoli diventa presidente della Corte d’appello di Palermo, e il pomeriggio riceve la telefonata dell’Avvocato generale della Cassazione Vincenzo Geraci, che gli segnala un servizio delle Iene sulla gestione Saguto. “Quello stesso giorno – spiega il magistrato, rispondendo alle domande del pm Claudia Pasciuti – si era insediato il presidente del tribunale Salvatore Di Vitale, che avviò degli accertamenti, e io li trasmisi alla procura generale della Cassazione e all’Ispettorato del ministero, per l’eventuale attivazione della procedura disciplinare”. Furono chieste giustificazioni a Silvana Saguto, che inviò una nota, definita da Natoli “non esaustiva”. L’allora presidente della Corte ebbe anche un incontro con la giudice finita nell’occhio dei ciclone: “Gli dissi che doveva rimuovere, ‘anche domani’, i rapporti professionali fra suo marito e l’avvocato Cappellano Seminara”. E’ il nodo delle accuse mosse dalla procura di Caltanissetta. Il “re” degli amministratori giudiziari, il cuore del cerchio magico di Silvana Saguto, aveva dato numerosi incarichi al marito della presidente Saguto, l’ingegnere Lorenzo Caramma.
“La collega – dice Natoli – disse che si trattava di un solo incarico, per compensi non rilevanti e che era stato assegnato quando lei era in un altro ufficio”.
E’ il momento della difesa. L’avvocato Sergio Monaco, che assiste Cappellano Seminara, incassa un’attestazione di stima per il suo cliente: “L’avvocato Cappellano Seminara – dice Natoli – fu tra i primi ad occuparsi della gestione dei beni sequestrati a fine anni Ottanta, quando c’era un certo tasso di pericolosità”. Ma poi, rispondendo a un’altra domanda sugli incarichi a figli e parenti di magistrati, sottolinea: “Ci sono ragioni di opportunità. Non bisogna esporre a pericolo l’immagine dell’amministrazione, incombono norme di comportamento”. E cita il presidente Pertini: “Il comportamento è stella polare dell’attività del magistrato”. Che potrebbe sembrare una pesante valutazione su Silvana Saguto. Per questo, l’avvocato della giudice imputata incalza: “Al di là delle valutazioni, ha rilevato specifiche irregolarità nel comportamento della presidente?”. Risponde Natoli: “Non ho svolto alcuna indagine specifica”.
- “OSTRICHE E CHAMPAGNE”
“Nei negozi Bagagli si facevano cene a base di ostriche e sushi. E c’erano poi tante spese: per ricariche telefoniche e viaggi. Fra ammanchi di cassa e di merce”. Due dipendenti del gruppo sequestrato dal tribunale Misure di prevenzione hanno raccontato la gestione dell’amministratore giudiziario Walter Virga, che per i negozi era affidata ad Alessandro Kallinen Garipoli. Dal magazzino scomparvero 240 paia di scarpe, mentre l’ammanco di cassa sarebbe stato quantificato in circa 30 mila euro. “Non appena subentrò
l’amministrazione giudiziaria – ha detto in aula Salvatrice Noto, impiegata del gruppo Bagagli, addetta alla contabilità – si verificò un calo di immagine, e abbiamo perso la credibilità con i fornitori. Io volevo denunciare, mi fu detto che avrebbe pensato a tutto l’amministrazione giudiziaria. Ma le cose continuavano ad andare avanti in quel modo. Noi impiegati avevamo paura a denunciare quanto accadeva all’interno dei negozi”.
Fonte : Repubblica
Redazione il Circolaccio