Il giovane urologo morì in casa a Viterbo nel 2004 per eroina. Secondo alcuni pentiti aveva operato per un tumore alla prostata il boss latitante in Francia. Il sospetto: omicidio di mafia con una «overdose indotta»
Adesso, con l’assoluzione della donna accusata di aver procurato l’eroina, un’amica infermiera della vittima, il giallo riprende quindi quota, anche perché non è mai stato dimostrato che il chirurgo si drogasse. I suoi colleghi non avevano notato ematomi sulle braccia né lui aveva evidenziato segni di squilibrio. «Sono soddisfatto. La mia assistita era rimasta schiacciata in una storia in cui non c’entrava nulla», ha commentato l’avvocato Cesare Placanica, difensore dell’imputata. «La decisione di oggi ha sconfessato l’ipotesi della procura di Viterbo»
Un medico affermato già a 34 anni, destinato a un luminoso avvenire nel campo dell’urologia, ma diventato tragicamente famoso per la sua fine: una morte avvolta nel mistero, con due aghi conficcati nel polso e nel gomito, il viso tumefatto e l’atroce sospetto di essere rimasto vittima di un’esecuzione di mafia. Il giallo di Attilio Manca, l’urologo di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) trovato morto 17 anni fa a Viterbo, torna in primo piano: la terza sezione del Tribunale di Roma ha assolto in appello, perché «il fatto non sussiste», la donna accusata della cessione di eroina, Monica Mileti, che in primo grado era stata condannata a 5 anni e 4 mesi di carcere dai giudici del capoluogo della Tuscia. Un verdetto ribaltato, che di fatto rafforza lo scenario più agghiacciante, al quale hanno sempre creduto non solo la famiglia ma pezzi importanti della società civile, tanto che il caso Manca nel 2018 è stato affrontato anche dalla commissione parlamentare Antimafia allora guidata da Rosi Bindi. Cosa accadde quella maledetta mattina dell’11 febbraio 2004 nell’abitazione viterbese del medico, che viveva da solo?
L’ipotesi è quella di un omicidio compiuto tramite un’«overdose indotta», seguita da una messinscena, perché pochi mesi prima, come rivelato da alcuni pentiti, il dottore era stato segretamente in Francia per operare di tumore alla prostata il boss Bernardo Provenzano, detto «Binnu ‘u Tratturi». Una trasferta nata in seguito a contatti nella sua terra d’origine: in base a tale scenario, il dottor Manca (noto in Italia nonostante la giovane età per aver eseguito il primo intervento per via laparoscopica) potrebbe essere stato ammazzato nel timore che rivelasse dettagli sulla latitanza del boss (che sarà arrestato due anni più tardi). La più classica delle «tacitazioni testimoniali».
Il boss di mafia malato e il bravo medico “suicidato” che avrebbe visitato Provenzano a Castelvetrano
La latitanza di Bernardo Provenzano, i servizi segreti deviati e la morte di Attilio Manca: un enigma tutto da sciogliere
Ancora una volta Castelvetrano al centro di complesse vicende che legano la mafia alle istituzioni. Un caso inquietante e addirittura lanciato dalla trasmissione “Chi L’ha Visto” di Rai 3 e buttato stranamente nel cassetto chiamato” dimenticatoio”. Al centro della vicenda, l’ospedale di Castelvetrano
Nel 2013 un infermiere dell’ospedale Vittorio Emanuele II, preso forse dal rimorso, sentendo parlare del caso del giovane medico Manca in televisione, chiama la redazione e fa delle affermazioni che lasciano basiti i presenti. Ne riportiamo ampi stralci , chiedendoci anche se qualcuno ha mai indagato su questo presunto “intervento” chirurgico fatto all’ospedale di Castelvetrano
Come avrebbe fatto Provenzano a farsi visitare in una struttura pubblica? E le Forze dell’Ordine che facevano? Chi erano i medici dal pronto soccorso all’Anestesia che sapevano e hanno chiuso gli occhi? Il caso sarebbe avvenuto tra nel 2003
Chi era questo infermiere?
Perchè Provenzano avrebbe scelto l’ospedale di Castelvetrano ?
Poteva avvenire questo intervento senza l’avallo di Matteo Messina Denaro? Chi erano i medici e infermieri complici di questo complotto mafioso?
Come mai da Palermo e da Trapani non sono state avviate indagini?
E’ il 12 febbraio 2004. C’è un corpo riverso, sdraiato a pancia in giù su un letto, coperto solo da una maglietta bianca macchiata di sangue. E’ il corpo di un giovane medico di trentacinque anni originario di Barcellona Pozzo di Gotto, piccolo comune messinese da sempre al centro di grandi giochi al cui tavolo siedono diversi comprimari: mafia, massoneria, criminalità e funzionari di questo Stato. Un centro nevralgico la cui propaggine ha origine almeno negli anni ’70 con un personaggio, Rosario Pio Cattafi, legato all’estremismo di destra, a Cosa Nostra, alla ‘Ndrangheta e alla massoneria (secondo le carte processuali che sin dal 1971 lo riguardano fra sequestri e legami con i servizi segreti di cui lo stesso Cattafi ha riferito nel 2012).
Riportiamo le parole dell’infermiere di Castelvetrano dette nel 2013
“Gentile Signora (riferito alla madre dell’urologo Angela Manca nda) suo figlio era in Castelvetrano il 5 maggio 2003
Ricoverato in ortopedia appoggiato in chirurgia generale perché troppo piena…io stesso ho preparato la stanza undici per un vecchio che dovevo assistere…ma che forse era già ricoverato nell’altro reparto … sapevo che era per prostata ma non capivo di prima mattina x (perché nda) in ortopedia…intuivo che c’era qualcosa che non andava.. dopo un po’ fatto il letto, si presentava alle ore 7,45, un vecchio di statura piccola tanto da essere portato in braccio da un uomo coi capelli bianchi, alto e robusto e gentile con cui ho parlato e non aveva alcun tipo di accento …..il vecchio dopo l’arresto l’ho riconosciuto come Bernardo Provenzano, dato che si era presentato come Gaspare Troia (circostanza vera questa del nome di un panettiere adottato da Provenzano al tempo per il ricovero, nda) …il nome io non l’ho scritto nella cartella termometrica perché dicevano che era in chirurgia…l’uomo coi capelli bianchi l’ho riconosciuto come Salvatore lo Piccolo e il figlio Sandro…(padre e figlio furono arrestati durante un blitz nel 2006 nda) erano 15 persone, troppe per un vecchio in una stanza sola. Sentivo dire che c’era un medico famoso di Roma, proprio così, mai Viterbo, che era esperto in tumori di prostata, che sapeva solo lui fare tale intervento.
Ma che ci veniva a fare a Castelvetrano, se c’erano altri ospedali.. boh.. era vestito coi pantaloni e dolcevita mattone (colore ndr) che ha in foto, ma capelli che coprivano le orecchie….un dolcevita a maggio…strano….sembrava buttato dal letto.. io sono stato vicino a lui ed era circondato come se era un coniglio in mezzo ai serpenti.. che comportamento…aspettavano le lastre fatte in ch. (presumibilmente reparto Chirurgia, nda) e mentre veniva preso a braccio da due esseri, tra cui il figlio Sandro (figlio di Lo Piccolo già citato prima nda) e un figlio di un tale che si è impiccato, era circondato peggio di uno che volesse scappare, sono andati dal primario e si sono chiusi.. io turbato.. e poi ancora di più… ero solo per molte ore con Provenzano e Lo Piccolo padre, parlavo con loro, e il vecchio, che avevo scambiato per un preside in pensione e glielo detto, mi ha risposto con un sorriso a un milione di denti…scriveva su un quaderno a righi nero e bordi rossi, che io usai solo a tempo del terremoto del 68, per questo mi incuriosì tanto x (perché nda) da tanto non vedevo una cosa simile…gli ho servito il tè e le fette biscottate…poi suo figlio (Attilio nda) gli ha detto la diagnosi, visto che ero a pochi centimetri, con voce tutto che limpida e accento strambo, quasi di paura….ma che razza di dottore è.. me lo sono chiesto x tanto tempo….poi ho capito…..c’erano, poi li ho visti su il mensile se ho provato panico, tutti boss, tra cui l’impiccato e uno brutto, grosso, coi occhi celesti, mafioso di Carini, il figlio Angelo Provenzano che firmava fogli e uno brutto che poi solo di recente ho riconosciuto come Messina Gerlando di ag (Agrigento; Messina fu arrestato nel 2010 nda)….insomma un summit…ora basta…ecco la verità su suo figlio e mi dimentichi.. sono (loro nda) in galera e si consoli…non cerchi di mettersi in contatto .. ho paura e panico…..”
Secondo quanto accertato da Chi l’ha visto, ricostruisce Baldo in “La mafia ordina: suicidate Attilio Manca”, “Provenzano giunse in Francia il primo ottobre 2003 (di fatto la prima trasferta in Francia del capo di Cosa nostra era stata fatta a luglio di quello stesso anno, nda). Dopo aver trascorso una ventina di giorni in un appartamento di Marsiglia, il 24 ottobre venne ricoverato nella clinica Casamance di Aubagne, sotto il nome di Gaspare Troia. Provenzano subì una delicata operazione alla prostata e la degenza si protrasse sino al 31 ottobre. Poi rientrò a Marsiglia e il successivo 4 novembre era già in Sicilia”. L’infermiere invece riferisce di una data e un luogo precisi, il 5 maggio 2003 a Castelvetrano. Probabilmente, Provenzano stava male e necessitava di visite specialistiche. Qualcuno decise di farlo ricoverare a Castelvetrano. La scelta del luogo e dell’ospedale potrebbe significare molte cose su cui nessuno ha mai indagato. L’ipotesi attendibile è legata al ruolo di Matteo Messina Denaro e dei suoi veri fiancheggiatori. In quel periodo erano in giro tanti suoi amici, successivamente arrestati. Provenzano , con tanta scelta di ospedali a Palermo, avrebbe scelto Castelvetrano. Un luogo dove si sarebbe sentito al sicuro. Come hanno dimostrato alcune inchieste, qualche medico amico, Messina Denaro all’ospedale lo aveva.Sapremo mai la verità sul caso Manca? Lo scetticismo è fondato.
Fonte: Corriere- Rai 3